Investing.com - L’euro scende contro il dollaro e le altre principali valute questo mercoledì, dopo i dati deludenti sull’inflazione nella zona euro che aumentano la pressione sulla Banca Centrale Europea affinché implementi il programma di stimolo.
Il cambio EUR/USD scende dello 0,45% a 1,0585, riavvicinandosi al minimo di sette mesi di 1,0552, da circa 1,0622 segnato prima dei dati.
L’Eurostat ha dichiarato che il tasso annuo di inflazione nella zona euro è salito di solo lo 0,1% a novembre, meno dello 0,2% previsto ed invariato rispetto al mese precedente.
L’inflazione core, che esclude i costi di alimenti, energia, alcol e tabacco, ha visto un incremento di solo lo 0,9%, in calo dall’1,1% di ottobre, segnale che le pressioni inflazionarie nella regione stanno diminuendo.
I dati hanno alimentato le aspettative che la BCE possa annunciare nuove misure di stimolo per sostenere la crescita dei prezzi in occasione del vertice di domani. Durante il vertice di ottobre, la BCE ha parlato della possibilità di introdurre nuovi stimoli.
Molti analisti prevedono che la BCE tagli i tassi di deposito ancora sotto lo zero ed aumenti il programma di acquisti di bond iniziato a marzo.
La moneta unica scende anche contro lo yen e la sterlina, con la coppia EUR/JPY giù dello 0,2% a 130,38 da 130,81 segnato precedentemente ed il cambio EUR/GBP in calo dello 0,26% a 0,7031.
La sterlina riduce le perdite contro l’euro dopo il calo seguito ai dati che hanno mostrato che la produzione del settore edile britannico è cresciuta al tasso più lento degli ultimi sette mesi a novembre.
Il dollaro sale contro le altre principali valute tra le speranze di un aumento dei tassi di interesse USA che incoraggiano la domanda da parte degli investitori.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,26% a 100,14, non lontano dal massimo di 100,36 segnato lunedì, il massimo da metà aprile.
Il biglietto verde si è indebolito quando ieri l’Institute for Supply Management ha reso noto che il settore manifatturiero statunitense ha visto una contrazione il mese scorso, segnando il minimo dal giugno del 2009.
I dati deludenti non dovrebbero spingere la Federal Reserve a rinviare l’aumento dei tassi al mese prossimo, ma fanno temere che un inasprimento della politica monetaria potrebbe pesare sulla ripresa economica USA.
I riflettori sono puntati sul report sull’occupazione non agricola per il mese di novembre che sarà pubblicato venerdì che potrebbe fornire maggiori indicazioni sulla possibilità di un aumento dei tassi questo mese. Nel corso della giornata, gli USA pubblicheranno i dati sulla crescita dei posti di lavoro nel settore privato.