Di Mauro Speranza
Investing.com – John Elkann guarda al futuro di questi anni 20 e prevede grandi cambiamenti. “Questo è un decennio che vedrà tantissimi salti in avanti per la nostra industria”, dichiarava il presidente di Stellantis nel corso di un podcast di Repubblica Tech Speak.
Secondo Elkan, i cambiamenti riguarderanno “da una parte la sfida ambientale e della transizione energetica, dall'altra le applicazioni che il mondo del trasporto può immaginare, tra cui per esempio le automobili che volano, che qualunque film di fantascienza del '900 immaginava (sarebbero arrivate) molto molto prima".
FCA già al lavoro sull’auto volante
Le parole di Elkann non sembrano previsioni improvvisate, ma potrebbero far riferimento a recenti mosse del gruppo Fiat , ora confluito in Stellantis. Nelle settimane scorse, infatti, il gruppo FCA aveva sottoscritto un accordo con la startup Acer Aviation per lo sviluppo proprio di una auto volante a decollo verticale, denominato 'eVTOL', destinato svolgere il servizio di taxi.
Il prototipo dovrebbe essere mostrato al pubblico entro la fine di quest’anno e la produzione in serie potrebbe partire nel 2023.
L’accordo tra le due società fornirà ad Acer Aviation l’esperienza di FCA relativamente a design, ingegneria e materiali, mentre Stellantis entrerà in un settore dal valore di 1,5 trilioni di dollari entro il 2040 secondo i calcoli di Morgan Stanley (NYSE:MS).
"Ora stiamo lavorando con un partner automobilistico esperto e leader del settore per produrre migliaia di aeromobili in modo affidabile e conveniente ogni anno", dichiarava il co-fondatore e co-CEO Brett Adcock. “La missione è rendere accessibile a tutti il trasporto via aria, dimostrando che le auto volanti sono sicure tanto quanto gli aerei, ma meno inquinanti e meno rumorose”, aggiunge Adcock. FCA, dal canto suo, ha confermato l’intenzione di “realizzare sistemi di trasporto innovativi e sostenibili, che saremo presto in grado di portare sul mercato”, come dichiarato da Doug Ostermann, direttore dello sviluppo globale di Fiat Chrysler (MI:STLA).
L’autocritica su CiaoWeb
Nel corso del podcast di La Repubblica, Elkann ha citato tra gli errori commessi in passato il portale CiaoWeb, fonte di esperienza ma anche errore nella valutazione del mercato. “Sono molto contento di aver potuto essere parte di quell'esperienza, e di vivere quell'entusiasmo incredibile”, raccontava Elkann, aggiungendo di essere stato “molte volte in America, e particolarmente in Silicon Valley, dove ho visto il suo spirito pionieristico. Ma la crisi di internet che seguì all'attentato alle Torri Gemelle cambiò le assunzioni che avevamo tutti. E' stata un'esperienza imprenditoriale straordinaria per quello che volevamo raggiungere all'epoca, ma il mercato a cui noi volevamo rivolgersi non c'era. E' stato molto importante la consapevolezza di rendersene conto il più rapidamente possibile".
CiaoWeb era un portale italiano fondato nel1999 dai gruppi Fiat e Ifil dopo un investimento di 200 miliardi di lire attraverso CiaoHolding.
Il progetto di realizzazione iniziale fu assegnato da Fiat a un gruppo di imprese di consulenza guidate da Ernst&Young Consulting Italia, sotto la responsabilità di Alessandro Gadotti, all'epoca Partner in Ernst&Young. Paolo Ceretti di IFIL prese la responsabilità come amministratore delegato, mentre Maurizio Olivotto di Fiat assunse la carica di chief technology officer.
Il progetto originario prevedeva la realizzazione di un portale di servizi editoriali e di e-commerce in grado di sfruttare le sinergie con le diverse aziende dei gruppi Fiat e IFIL, tra cui La Stampa, Alpitour e Ferrari.
Nella stagione 2000-2001 il portale divenne sponsor tecnico della Juventus, altra società legata all'universo Fiat. Nel novembre 2000 fu nominato responsabile dei contenuti il giornalista Massimo Donelli, già direttore di Panorama, mentre direzione commerciale e marketing vennero affidati al manager Giacomo Ovidi.
Colpito duramente dalla crisi della new economy, il portale fu ceduto nel 2001 al gruppo Hachette-Rusconi Interactif (appartenente alla società Hachette Filipacchi Médias, poi ceduta a Hearst).