BRUXELLES/ROMA (Reuters) - La Commissione europea ribadisce all'Italia che, in caso di catastrofi naturali come il sisma di fine agosto, solo le spese legate alla fase di emergenza possono essere escluse dai vincoli di bilancio.
L'Italia ha presentato per il 2017 una manovra espansiva di 12 miliardi, cioè la differenza fra l'indebitamento tendenziale (1,6% del Pil) e programmatico (2,3%).
In termini strutturali, cioè al netto del ciclo e delle una tantum, il saldo di bilancio peggiora di 0,4 punti, mentre Bruxelles chiede una correzione di 0,6 punti.
Bruxelles ha chiesto chiarimenti e, nella lettera di risposta diffusa ieri, il governo cita quattro fattori che motivano i minori sforzi di risanamento: una crescita inferiore alle attese, la necessità di sostenere l'economia in attesa che le riforme strutturali producano effetti e le condizioni eccezionali prodotte dall'afflusso di migranti e dal terremoto.
I costi di assistenza ai migranti oscillano secondo il ministero dell'Economia tra 3,8 e 4,2 miliardi. La spesa per il sisma è stimata in 2,8 miliardi, a cui bisogna aggiungere gli oneri per la messa in sicurezza di oltre 40.000 scuole.
In quest'ultimo caso Bruxelles, per bocca di un portavoce, ricorda che solo le spese per l'emergenza possono essere considerate 'una tantum' e come tali escluse dal saldo strutturale, il parametro su cui si valuta la coerenza rispetto agli impegni presi.
"Non intendiamo speculare ora su eventuali costi ipotetici che possono sorgere in futuro. Tutti i costi che soddisfano i criteri saranno valutati se e quando riceveremo tutti i dettagli da parte delle autorità italiane", aggiunge il portavoce parlando di "dialogo continuo" con l'esecutivo.
Il confronto sulla manovra avviene a ridosso del referendum costituzionale del 4 dicembre, al quale in passato il premier Matteo Renzi ha legato il suo destino politico.
La Commissione deve esprimere un'opinione entro fine novembre e, secondo fonti diplomatiche, farà il possibile per non danneggiare il presidente del Consiglio.
Il punto di incontro potrebbe essere un deficit lievemente più basso, al 2,3% del Pil.