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Poche armi in mano al governo contro Vivendi su Mediaset

Pubblicato 27.12.2016, 09:17
© Reuters.  Poche armi in mano al governo contro Vivendi su Mediaset
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di Alberto Sisto

ROMA (Reuters) - Tutti hanno tuonato contro lo straniero per l'entrata a gamba tesa da parte del gruppo francese Vivendi (PA:VIV) nel capitale di Mediaset (MI:MS) temendo che da un partecipazione sia pur rilevante si arrivi ad una scalata al controllo del gruppo televisivo che fa capo alla famiglia Berlusconi.

Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, hanno detto di voler monitorare la situazione e di non aver apprezzato i modi e i tempi dell'operazione di Vincent Bollore.

L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha annunciato un'istruttoria dal momento che i francesi sono già gli azionisti principali di Telecom Italia (MI:TLIT) e quindi possono incorrere nei limiti anti concentrazione della legge Gasparri.

Ma in realtà sembrano ben poche le armi efficaci in mano alle istituzioni italiane per contrapporsi all'eventuale scalata del gruppo del Biscione.

Poteri speciali, tetti antitrust e limiti al controllo nel settore televisivo sarebbero difficilmente opponibili.

Innanzitutto perchè oggi l'operazione è ancora nel limbo: Vivendi non ha acquisito il controllo di Mediaset e il principale azionista è ancora la Fininvest dell'ex presidente del Consiglio e capo di Forza Italia Silvio Berlusconi.

In secondo luogo Vivendi è potuta salire in Telecom Italia, proprietaria dell'asset strategico della rete di tlc, senza trovare forti resistenze.

Eppoi, anche nel caso si arrivasse a un'opa vincente e quindi ad un'acquisizione di Mediaset da parte di Vivendi, direttamente o tramite Telecom Italia, il quadro non cambierebbe di molto.

Mediaset potrebbe rientrare fra i soggetti sui quali il governo può esercitare i poteri speciali perchè gestisce reti, frequenze e ponti radio. Dunque la richiesta del nulla osta al governo se si arrivasse ad un ipotesi di concentrazione, che oggi non c'è, sarebbe un passaggio necessario.

Ma, spiega Gustavo Olivieri, professore di diritto della concorrenza all'Università Luiss di Roma, "si tratta di una valutazione molto delicata che va fatta caso per caso", tenendo conto anche che Vivendi è una società europea.

"In precedenti operazioni dove c'è stato un passaggio di controllo anche di porzioni di reti di comunicazioni a soggetti extraeuropei sono state fatte valutazioni positive come nel caso di Tiscali (MI:TIS), acquistata dal fondo russo" Otkritie, prosegue Olivieri.

Altro problema è che il gruppo di Bollore, non ha superato in Mediaset e in Telecom le soglie d'Opa, che in base alle leggi italiane definiscono l'azionista di controllo.

L'Agcom sta valutando eventuali violazioni dei limiti di concentrazione.

Due storie recenti mostrano, però, che si tratta di ostacoli superabili con cessioni parziali di asset: l'acquisizione della Rizzoli Libri da parte delle Mondadori, che fa capo proprio alla famiglia Berlusconi; ed anche la fusione fra La Stampa e il gruppo l'Espresso.

L'Antitrust italiano non vedrebbe comunque neanche una carta visto che per le dimensioni, l'operazione ricadrebbe sotto il supervisore europeo.

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