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Market View: è ancora prematuro comprare “a prezzi stracciati”

Pubblicato 10.05.2022, 15:34
Aggiornato 10.05.2022, 15:42
© Reuters

Investing.com Da inizio anno i mercati azionari evidenziano forte volatilità. Prima per l’inflazione che ha costretto le principali banche centrali ad alzare i tassi più rapidamente del previsto. Poi la guerra in Ucraina con importanti sanzioni e variazioni alle politiche, nonché problemi alle forniture di commodity.

Ora gli investitori si chiedono che cosa li attende. Molti esperti suggeriscono l’acquisto “a prezzi stracciati” per approfittare delle vendite, ma Gene
Podkaminer e Miles Sampson di Franklin Templeton Investment Solutions si chiedono se sia sempre ragionevole adottare un comportamento di questo tipo e mettono in guardia contro una prematura messa in atto di questa strategia.

L’impatto della geopolitica 

I due esperti di Franklin Templeton avvertono che non esiste un manuale per l’asset allocation adatto a qualsiasi situazione. Benché “acquistare a prezzi stracciati” sia una pratica molto comune, hanno riscontrato che le performance di azioni e commodity sono molto diverse dopo un avvenimento geopolitico. Occorre tener conto della possibile durata e dell’impatto a livello regionale, e in caso di eventi globali e di lunga durata vi sono maggiori probabilità di turbolenze.

A parere di Franklin Templeton la guerra fra Russia e Ucraina può essere definita a tutti gli effetti un evento geopolitico globale con implicazioni a lungo termine. Altro fattore importante è il contesto macro, oggi sempre più fragile per quanto riguarda gli asset rischiosi. L’analisi della performance degli asset dopo un evento geopolitico e il conseguente deterioramento del contesto macro induce a preferire un approccio cauto e flessibile agli asset rischiosi.

Sono molti i motivi per cui la performance può variare dopo un evento geopolitico, come imprevedibili attacchi terroristici, cambiamenti di regime, controversie locali sui territori, guerre globali. La maggior parte di queste crisi porta conseguenze sono molto differenti che si sviluppano nei contesti politici e macroeconomici più disparati.

Il quadro di riferimento di Franklin Templeton per stabilire l'asset allocation in caso di eventi geopolitici eterogenei tiene conto della possibile durata e dell’impatto a livello regionale. In caso di eventi globali e di lunga durata vi sono maggiori probabilità di sconvolgimento delle dinamiche di domanda e offerta e, quindi, dell’andamento degli asset.

Molti eventi geopolitici sono localizzati e hanno vita breve, mentre alcuni hanno conseguenze globali o di lunga durata ma solo pochi presentano entrambe le caratteristiche. Anche se al momento i combattimenti sono circoscritti all’Ucraina e ai confini con la Russia, secondo Franklin Templeton il conflitto ha implicazioni a livello mondiale. Le sanzioni imposte alla Russia hanno amplificato le ripercussioni della guerra, e anche il rincaro delle commodity, che interessa vari settori, ha conseguenze di portata globale.

Anche oltre la fine del conflitto

Podkaminer e Sampson ritengono che vi siano diverse implicazioni a lungo termine che dureranno ben oltre la fine dei combattimenti. La guerra ha messo in luce la dipendenza energetica dell’Europa e ha accelerato la transizione verso altri fornitori, mentre si sono moltiplicati gli investimenti in energie alternative e pulite.

Sul piano geopolitico, il conflitto ha ulteriormente compattato i Paesi NATO e aumentato il divario con la Russia. Nel lungo periodo, il riorientamento rispetto alla globalizzazione probabilmente accelererà, e il mantra del “just in time” potrebbe trasformarsi in “just in case”.

Un’altra spiegazione della dispersione della performance è data dalle sostanziali modifiche del quadro macroeconomico in caso di eventi geopolitici di portata storica. La guerra si inserisce in un contesto inflazionistico e di rallentamento della crescita e ha intensificato entrambe le tendenze.

Come se non bastasse, sottolineano Podkaminer e Sampson, le stime sulla politica monetaria sembrano sempre più incerte. Quasi tutte le grandi banche
centrali, eccezion fatta per Cina e Giappone, dovrebbero inasprire i tassi entro fine anno, in alcuni casi di parecchio, come nel caso della Fed.

Azionario americano meglio dell'europeo 

Franklin Templeton mantiene le distanze dall’azionario europeo preferendo invece l’America settentrionale, posizionata in modo più favorevole in termini di forniture energetiche e meno esposta alle conseguenze della guerra. Le piazze azionarie delle aree emergenti sembrano ancora vulnerabili, dato che subiscono gli effetti delle problematiche lungo le filiere e del rallentamento della crescita cinese.

In ambito fixed income, Franklin Templeton detiene una modesta esposizione alla duration delle obbligazioni governative dei Paesi avanzati, mentre sul credito preferisce le duration inferiori, come gli high yield e i prestiti bancari, riscontrando un discreto valore nel debito emergente in valuta forte e investendo preferibilmente nei titoli di Stato della Cina.

Questo articolo è stato scritto in esclusiva da Financialounge.com per Investing.com. Ogni settimana, "Market View" propone interviste originali con case d'investimento sui temi centrali di mercato che verranno riportate esclusivamente sul nostro sito. Non costituisce sollecitazione, offerta, consulenza o raccomandazione all'investimento.

Ultimi commenti

ditelo prima in casa vistra ad Hasenstab che ha rovinato il patrimonio di tanti risparmiatori privati ed istituzionali con una gestione folle del Global Bond e Total Return
per i dubbiosi....basta guardare il movimento di S&P 500 di oggi !!!
Si in apertura hanno dato un bel po' di azioni a quelli che pensano siano sottovalutate, poi l'indice ha iniziato a scendere.
l'articolo mette in rilievo criticità ormai ben notte. Dopo Putin, il mondo e l'economia non sarà più come l'abbiamo conosciuta negli ultimi 20 anni, molte cose cambieranno, e si dovranno trovare nuovi equilibri; equilibri che ad oggi si prospettano molto costosi. L'idea verso la quale ci si sta muovendo si chiama: riglobalizzazione selettiva. Sicuramente costerà in termini di produzione, sia quantitativa che qualitativa. I prezzi produttivi sono destinati a rimanere alti ancora per anni. Il problema non è la fine della guerra che speriamo avvenga presto, ma l'equilibrio mondiale che nascerà da questa guerra. Si tornerà ad un'economia più "razionale" dimenticheremo tassi d'interesse nulli, e si tornerà a fare i conti con investimenti influenzati dai saggi d'interesse, e l'inflazione. Insomma le criticità saranno tante e dovranno essere digerite tutte insieme, cosa ancor più difficile. Io me ne sto liquido ed aspetto. I soldi versi li ho sempre fatti con i mercati laterali.
detta così ha ragione su molte cose ma1 le banche centrali non credo si facciano molti scrupoli a creare ulteriore debito, le conseguenze del debito ancora non si sono viste se mai ci saranno.2 il progresso è la tecnologia sono fenomeni deflattivi che lasciano ben sperare.3 dopo ogni recessione fino ad oggi c'è stato poi un recupero. 4 la scarsità di una materia prima come ad esempio il petrolio, potrà portare ad ulteriore sviluppo e benessere nel futuro prossimo. La sua posizione per certe cose è condivisibile e da prendere in considerazione. ma molto in questo momento dipende da come viene visto il bicchiere..se mezzo pieno o mezzo vuoto. Al momento non mi sento di essere estremamente pessimista, soprattutto se dovessimo vedere la disoccupazione scendere e la guerra scemare. I mercati non sono prevedibili. Ma preferisco un po di sano ottimismo
 che la banche centrali non si facciano molti scrupoli nel monetizzare ancora debito la vedo molto difficile sempre che non si voglia sopportare un iperinflazione: alla fine nell'uno e nell'altro caso si arriverebbe ad una recessione, con la differenza che nel secondo caso verrebbe più difficile e sanguinoso uscirne. Vero che progresso e tecnologia agendo sulla produttività e quindi sull'offerta sono un fenomeno deflattivo, ma scordatevi gli aumenti di produttività degli ultimi 20 anni: da qui non verrà un grosso aiuto, almeno i dati oggi dicono questo. Io sono un esperto di economia comportamentale, ed il suo terzo punto è tipico effetto gregge; che dopo ogni recessione vi sia poi un recupero è una convenzione che si basa proprio sulla convinzione da lei palesata e ben radicata sul mercato. Sicuri che sarà ancora cosi?....
 ..Quella convenzione ha retto negli ultimi 50 anni grazie a costi enormi: debito sempre maggiore, sfruttamento delle risorse naturali senza limiti creando esternalità negative mai pienamente prezzate ne saldate; monopoli ed oligopoli crescenti, diseguaglianze enormi. Lei crede che questi costi saranno ancora sostenibili in futuro? E qui arriviamo al suo 4° punto: che la scarsità di petrolio porterà sviluppo e benessere è un suo giudizio di valore senza alcunissimo riscontro. Ad oggi la transizione presenta certamente tanti costi a debito: i ritorni sono molto aleatori. Si tenga presente poi che tutti parliamo del grenn, ma oggi l'80% dell'energia è ancora ancorata al petrolio ed il costo di quell'energia sarà altissimo ancora per anni. Non è questione di ottimismo o pessimismo ma di realismo; se poi vogliamo essere ottimisti a prescindere, nessun problema. Il problema non è la fine della guerra ma gli equilibri dell'ordine mondiale che seguirà quella guerra: questo è realismo.
ma quali prezzi stracciati se hanno tutti una valutazione da bolla 🫧
Quasi tutto il Nasdaq
Titoli in bolla ? Mi Sa che non guardi da un bel po !
comprare ai minimi è il sogno di ogni investitore, Livermore, che non era certo un pavido, diceva che le entrate ai minimi erano le più costose in assoluto....meglio aspettare il mercato toro !!
concordo; sinceramente io trovo molto più utile, sicuro, e redditizio operare con un mercato laterale, piuttosto che un mercato in trend. Poi certo dipende dalla prospettiva temporale che si vuole avere.
Se dicono cosi vuoldire che è il momento di comprare
uno dei tanti ritornelli che amate ripetere in queste occasioni; vi faccio notare che sono due mesi che lo andate ripetendo. Se vi avessi dato ascolto 2 mesi fa mi sarei beccato un bel -12% sullo S&P
👏👏
La questione è molto discutibile. Se la guerra avesse fine presto le conseguenze sarebbero cancellate. L'Ucraina sarà il cantiere aperto più più grande del mondo, purtroppo e gli affari non guardano più ai morti ma al business che si crea.
caro Roberto mi permetta di dissentire. Il problema non è la fine della guerra, cosa che speriamo avvenga presto, ma l'equilibrio che si avrebbe dopo la guerra. Io credo che voi ancora non abbiate ben presente quello che si sta prospettando. Noi stiamo già lavorando su di un nuovo paradigma di economia internazionale chiamato: riglobalizzazione selettiva. Nulla tornerà come prima, e nulla sarà cancellato; prima che la cosa sarà riassorbita dovranno passare molti decenni e molte generazioni. Probabilmente non non la vedremo.
praticamente dettano loro il market timing....a saperlo prima avrei fatto affari d'oro
Yes i Know. Poi dite che non ve lo avevano detto
quando lo leggerete sui giornali sarà già troppo tardi
Aspettate … calma e gesso, che i veri investitori intanto comprano ;)
 beh il fatto che in tempi di inflazione, come lei giustamente sottolinea, la liquidità perde potere d'acquisto è un mantra tanto vero, quanto amato dal mercato finanziario per invitare le persone ad investire. Il problema non è star dentro, ma credere nell'allocazione che si fa, e sinceramente ad oggi vedo un mercato dei bond a prezzi ancora altissimi rispetto alle aspettative di inflazione e le strette monetarie in arrivo, con i T-bond che hanno perso circa il 4% da inizio anno; sull'equity, lo vediamo dall'S&P500, da inizio anno ha perso oltre il 15%. Facciamo i conti: evitiamo la questione temporale, e diciamo che ad inizio anno volevo entrare per pararmi dall'inflazione, e che a fine anno quei rendimenti negativi saranno confermati per l'intero anno. Al 31 dicembre 2022 se fossi entrato su di un t-bond mi troverei -3%+ (-7% inflazione)=-10%; se fossi entrato sull'equity mi troverei -15% + (-7%)=-22% Se fossi stato liquido sarei a -7% senza sopportare alcun rischio...
 ..ovviamente il mio esempio è pieno di esemplificazioni estreme e finanziariamente non corrette: adesso uscirà qualche intelligentone nel dirmi che entrare nell'equity si deve con una duration almeno di 3 anni etc etc; ma questo per farti capire che anche questa ossessione per stare sempre e comunque dentro sopratutto in fase di inflazione è del tutto errata se ci si aspettano delle perdite. Rimanere liquidi si perde di meno. Io ad oggi non trovo un'allocation che mi possa permettere di non perdere. Che poi comunque dentro ci sono sempre, visto che ho monetizzato solamente le posizioni in plus e lasciate intatte quelle in minus. L'unica posizione che ho preso e che infatti ad oggi mi sta facendo guadagnare bene è quella sul dollaro.
 poi se vogliamo arricchire l'analisi si potrebbe anche metter dentro l'inflazione che si sconta. Personalmente ho diversificato anche i miei redditi, e possiedo flussi di redditi fissi (contrattazione nazionale) e flussi di redditi variabili che seguono l'inflazione. Gli stessi miei consumi sono anti inflazione, scegliendo beni succedanei a fronte di beni inflation intensive. Questo mi permette di abbattere parte di quella inflazione. Ma ovviamente questi sono approcci personali e soggettivi.
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