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Investing.com - I titoli di Stato, anche dopo la recente volatilità legata al caso Credit Suisse Group (NYSE:CS) e ai crac di alcune banche minori USA, appaiono interessanti. Nonostante le turbolenze, i TIPS statunitensi, l'equivalente dei Gilt britannici indicizzati, rendono l'1,2% in termini reali. Si tratta di un rendimento reale superiore all'inflazione e appare piuttosto incoraggiante per il miglior credito al mondo durante una crisi.
Inoltre, si potrebbe assistere a un indebolimento del dollaro a causa dell'andamento divergente dei tassi di interesse. Non è il solito schema a cui si assiste in un contesto di crisi. Infine, le azioni sembrano un po' care. Potrebbero rappresentare una grande opportunità di acquisto a un certo punto, ma probabilmente non ancora.
Fed riluttante a tagliare i tassi
Sono le conclusioni del weekly market outlook di Columbia Threadneedle Investments, a cura del Chief Economist EMEA di Steven Bell, dopo che il caso Credit Suisse
ha riacceso i timori di una crisi finanziaria globale e gli eventi recenti hanno inasprito le condizioni di credito in un mondo in cui stavano già diventando più restrittive.
Ma la Fed sarà riluttante a tagliare i tassi, se il mercato del lavoro rimane così surriscaldato e l'inflazione così alta. La situazione in Europa è invece molto diversa e i problemi di Credit Suisse non sembrano trovare riscontro in altre banche europee.
Bell indica tre grandi differenze tra la crisi attuale e quella del 2008: alta inflazione contrastata che limita lo spazio di manovra dalle banche centrali, sistema finanziario
meno esposto al settore immobiliare, e regolamentazione notevolmente rafforzata. Gli eventi recenti hanno comunque inasprito condizioni di credito che stavano già diventando più restrittive in USA e Europa.
Secondo Bell, la Fed sarà riluttante a tagliare i tassi per non ripetere un errore del passato che ha poi costretto a invertire la rotta causando una recessione ancora più profonda, ma potrebbe fornire assistenza al sistema finanziario.
Pesa lo shock Credit Suisse
L’esperto di Columbia Threadneedle vede comunque segnali che le pressioni inflazionistiche si stanno attenuando negli USA, in particolare sul fronte salariale, mentre
anche i prezzi alla produzione hanno subito un significativo rallentamento.
La Fed comunque non abbassa la guardia sul fronte salariale. Bell pensa quindi che siamo vicini al picco dei tassi d'interesse USA con un calo probabile calo significativo entro fine anno. La situazione in Europa è invece molto diversa, l'azzeramento delle obbligazioni At1 di Credit Suisse è stato uno shock che renderà più costoso per le banche raccogliere capitali.
Gli standard di credito si inaspriranno, ma il calo dei prezzi dell'energia ha migliorato la fiducia di consumatori e imprese, le cui finanze sono solide. Secondo
Bell, la BCE ha fatto bene a aumentare i tassi di 50 punti base, con l'inflazione core in aumento e le pressioni salariali, ed è molto probabile che i tassi europei finiscano l'anno sopra quelli statunitensi. La Banca d'Inghilterra intanto potrebbe essere sollevata dal fatto che non sono le banche britanniche a fare notizia.
Il calo dei prezzi dell'energia implica che l'inflazione nel RegnoUnito è destinata a scendere e i timori di recessione si sono allontanati. La recente legge di lancio britannica si è aggiunta a queste tendenze, le pressioni salariali si sono già attenuate e i venti contrari dell'aumento dei mutui sono forti. Quindi, secondo Bell, la Bank of England potrebbe procedere con un altro rialzo, ma solo di 25 punti, e in ogni caso anche qui siamo vicini al picco.
Questo articolo è stato scritto in esclusiva da Financialounge.com per Investing.com. Ogni settimana, "Market View" propone interviste originali con case d'investimento sui temi centrali di mercato che verranno riportate esclusivamente sul nostro sito. Non costituisce sollecitazione, offerta, consulenza o raccomandazione all'investimento
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