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Oil, chi è in ritardo nella corsa alla riduzione di emissioni CO2

Pubblicato 11.04.2022, 15:26
Aggiornato 11.04.2022, 15:36
© Reuters

Di Alessandro Albano

Investing.com - TotalEnergies (PA:TTEF) ed Repsol (MC:REP) rappresentano lo standard più elevato tra le compagnie europee dell'Oil&gas per i loro progressi verso gli obiettivi carbon neutral, con la russa Gazprom (MCX:GAZP) che invece si posiziona dall'altro capo dello spettro. 

Secondo l'ultima analisi di Scope Ratings, la posizione di leadership di Total (MI:TOT) deriva "dal calo del costo degli impatti legati ai gas serra" rispetto ai suoi principali rivali europei. Il costo esterno delle emissioni di anidride carbonica dell'azienda francese scenderà ad una cifra stimata di EUR0,66 per euro di ricavi nel 2030 da EUR0,82 nel 2020, con un calo del 20%.

"TotalEnergies è l'unica major europea ad aver definito un obiettivo di riduzione quantitativa esplicita per le cosiddette emissioni di GHG scope-3 o indirette, aiutando a spiegare la sua posizione di leader del settore", afferma Bernhard Bartels, direttore esecutivo di Scope ESG.

"L'approccio di Total è significativo dato che gli impegni di sostenibilità del settore mirano principalmente a ridurre l'intensità di carbonio nelle proprie operazioni, mentre è il consumo dei prodotti energetici forniti dall'industria che è responsabile dell'85% dell'impronta di carbonio complessiva del settore", ha detto Bartels.

"La nostra analisi mostra che, a giudicare dalla spesa in conto capitale pianificata, gli impegni finanziari dei sei maggiori CIO europei per ridurre le loro emissioni di carbonio sono una piccola parte dei loro guadagni inaspettati dagli alti prezzi del petrolio e del gas mentre la guerra russa in Ucraina ha scosso i mercati energetici”, afferma Bartels.

La spagnola Repsol (MC:REP), che si unisce alla società francese come l'altro "standard setter" tra le major europee, sostiene costi di impatto sulla CO2 inferiori rispetto al suo rivale francese di EUR0,57 per euro di ricavi entro il 2030, una diminuzione "di appena il 9,5% da EUR0,63 del 2020".

Per quanto riguarda Eni (MI:ENI), il gruppo è un "leader della trasformazione energetica grazie a una strategia chiara e orientata alla sostenibilità, nonostante un profilo più povero rispetto a BP (LON:BP) e ai due standard setter".

"La strategia di investimento in sostenibilità aggiornata di recentemente e gli obiettivi di riduzione delle emissioni sono sufficientemente ambiziosi perché anche Equinor (OL:EQNR) possa essere definita anche leader della trasformazione", afferma Tetiana Markiv, associate analyst di Scope. 

Per quanto riguarda le altre major, BP (LON:BP) e Shell (AS:SHEL), entrambe si posizionano all'estremità inferiore dell'ITG ESG a causa "dell'elevata impronta di carbonio e della mancanza di una strategia di gestione ambiziosa per affrontare i cambiamenti climatici", con un calo stimato dei costi di impatto della CO2 rispettivamente dall'1,3% ad EUR1,10 e dal 2,6% ad EUR1,32 per euro di ricavi entro il 2030.

In ritardo su tutti i fronti la russa Gazprom (MCX:GAZP), a causa di un footprint di carbonio "più pesante e nessuna strategia di transizione quantificata", ma anche le major statunitensi come Exxon Mobil (NYSE:XOM) tendono "a restare indietro rispetto ai rivali dell'Europa occidentale".

Ultimi commenti

Sarà che forse al mondo non frega una benemerita della CO2 in questo momento?Ora siamo al giro di boa, se le società “più attente all’ambiente” performassero peggio di quelle che se ne disinteressano sarebbe la fine del fanatismo green per i grandi player.
Gli USA venderanno gas , petrolio , frumento e decine di altre commodities via nave.Le guerre stanno imperversando nel mondo provocando praticamente solo inquinamento e co2 eccc....    e voi parlate di cosa? Ma pensate che siano tutti degli allocchi?
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