di Gavin Jones e Alberto Chiumento e Angelo Amante
ROMA (Reuters) - Con i salari fermi da più di trent’anni, i lavoratori italiani avrebbero molto da protestare, eppure gli scioperi sono relativamente pochi ed è difficile che durino più di un giorno, sollevando dubbi sul ruolo e l’efficacia dei sindacati.
L’Italia è l’unico Paese avanzato dove i salari corretti per l’inflazione sono scesi tra il 1990 e il 2020, come dimostrano i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, frenando consumi e crescita economica.
Le retribuzioni sono salite del 9% tra il terzo trimestre del 2021 e il secondo trimestre dell’anno scorso, ma sono ancora indietro rispetto all’inflazione e alla crescita dei salari del 14% in Germania e dell’11% in Francia, secondo la Bundesbank.
Il ritardo è parzialmente dovuto a specifici fattori economici italiani, tra cui un tasso di occupazione del 67%, il più basso della zona euro, che conferisce ai lavoratori uno scarso potere contrattuale.
Eppure molti esperti puntano il dito anche contro i sindacati.
"I sindacati in Italia si sono trasformati in fornitori di servizi", ha detto Filippo Barbera, professore di sociologia economica e del lavoro all’Università di Torino. "Aiutano a fare la dichiarazione dei redditi e a calcolare la pensione, ma non intervengono contro i datori di lavoro per garantire aumenti salariali".
Dopo il grande sciopero nazionale del 29 novembre contro i tagli in finanziaria sul welfare, i servizi pubblici e gli investimenti, il segretario della Cgil Maurizio Landini ha promesso di "rivoltare il Paese come un guanto".
La protesta di quel giorno ha bloccato i trasporti pubblici, le scuole e gli ospedali, ma come praticamente tutti gli scioperi in Italia, non è andata oltre le 24 ore e non ha ottenuto alcun risultato tangibile.
Un portavoce della Cgil ha imputato la bassa crescita dei salari in Italia principalmente alle riforme del mercato del lavoro come il ’Jobs Act’, che il sindacato vorrebbe abolire con un referendum che dovrebbe tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno.
La Cgil sta anche spingendo per leggi che vietino i contratti con salari troppo bassi, ma tali proposte raccolgono scarsi consensi tra la maggioranza di destra e nessun disegno di legge è stato finora presentato in Parlamento.
Mentre il potere dei sindacati è diminuito in tutto il mondo negli ultimi decenni, gli esperti affermano che in Paesi con tassi di adesione sindacale minori dell’Italia, come Germania, Francia e Stati Uniti, gli scioperi sono più mirati ed efficaci.
A novembre, i dipendenti dell’industria aeronautica Usa Boeing (NYSE:BA) hanno ottenuto un aumento del 38% in quattro anni dopo sette settimane di sciopero, mentre a dicembre i lavoratori della Volkswagen (ETR:VOWG) in Germania hanno siglato un accordo, dopo una serie di scioperi, che ha evitato licenziamenti di massa e chiusure di fabbriche.
SINDACATI CON FORTE PRESENZA DI PENSIONATI
L’adesione ai sindacati italiani è relativamente alta, pari a circa un terzo di tutti i lavoratori, ma tali numeri non si traducono in grande attivismo sindacale.
La sindacalizzazione francese è un terzo di quella italiana, ma la Francia è tra i Paesi europei in cui si è perso il maggior numero di giorni all’anno per scioperi nel 2020-2023, secondo i dati dell’Istituto sindacale europeo (Etui). L’Italia non fornisce dati all’istituto dal 2009.
Uno studio di Katia Pilati, professoressa associata all’Università di Trento ed esperta di scioperi, ha rilevato che oltre il 90% dei grandi scioperi in Italia non dura più di 24 ore, mentre negli Stati Uniti l’80% dura due giorni o più.
Quasi la metà dei 5,1 milioni di iscritti alla Cgil sono pensionati, i cui interessi sono rappresentati dal sindacato quando fa pressione sul governo. Per le altre due principali confederazioni, la Cisl e la Uil, i pensionati rappresentano più di un terzo degli iscritti.
Salvatore Amoruso, magazziniere quarantenne di Roma, è uscito dalla Cgil con un gruppo di colleghi nel 2015 per unirsi all’organizzazione di base Cobas, che, a suo dire, si è battuta molto più duramente per i propri membri provenienti da diversi settori, come quello sanitario e metalmeccanico.
"Abbiamo quasi raddoppiato i nostri salari e ottenuto buoni pasto, ferie e congedi per malattia", ha detto Amoruso. "È stata una piccola rivoluzione in termini di stipendio, condizioni e dignità".
TROPPO POVERI PER SCIOPERARE
I lavoratori italiani sono in una posizione vulnerabile. Come in altri Paesi, non ricevono alcuna retribuzione quando scioperano, ma a differenza di Germania e Francia, i sindacati italiani non mettono a disposizione fondi significativi per compensare le perdite di reddito da sciopero.
Questo significa che molti lavoratori a basso salario sentono di non potersi permettere di scioperare, ha detto Vincenzo Ferrante, docente di diritto sindacale all’Università Cattolica di Milano.
"Non è difficile capire perché ci siano stati così pochi scioperi prolungati in Italia negli ultimi 30 anni", ha affermato. "La maggior parte di essi dura un giorno, mezza giornata o poche ore".
Pilati dell’Università di Trento ritiene che gli scioperi italiani tendono a essere "difensivi", volti a proteggere l’occupazione e le condizioni di lavoro, piuttosto che orientati a ottenere aumenti salariali.
La Germania ha procedure più strutturate ed efficaci: se le trattative iniziali su una rivendicazione salariale non vanno a buon fine, il sindacato indice in genere uno o due "scioperi di avvertimento", normalmente della durata di un giorno.
"Questi scioperi hanno lo scopo di far sapere al datore di lavoro che il sindacato fa sul serio ed è pronto a combattere", ha detto Thorsten Schulten, docente di politica del lavoro presso l’Università tedesca di Tubinga.
Se questo non produce l’effetto desiderato, il sindacato lancia uno sciopero a tempo indeterminato che può durare settimane.
In Italia, i contratti salariali nazionali vengono abitualmente rinnovati con mesi o addirittura anni di ritardo, producendo una costante erosione del potere d’acquisto.
Secondo l’Istat, alla fine del 2024, i contratti di oltre la metà dei 13 milioni di lavoratori italiani coperti da accordi salariali collettivi erano scaduti. Il ritardo medio nel rinnovo è stato di 22 mesi.
I grandi sindacati hanno accettato questa situazione per anni.
"Per migliorare le cose servono più scioperi, non meno", ha detto Emiliano Brancaccio, professore associato di economia politica all’Università di Napoli.
(Tradotto da Claudio Leonel Piacquadio, editing di Alvise Armellini, Antonella Cinelli)