di Giancarlo Navach
MILANO (Reuters) - Volano le azioni Saras (MI:SRS), con un balzo a due cifre, sulla notizia dell'ingresso di Trafigura, società di trading petrolifero di Singapore, controllata da Farringford Foundation, nel capitale con una quota di poco sopra il 3%.
L'operazione non sembra avere un'impronta di tipo esclusivamente finanziario e giunge sette anni dopo l'ingresso del gigante petrolifero russo Rosneft anche se con una quota ben maggiore, pari al 21%, poi venduta nel 2017.
Una portavoce di Trafigura ha detto infatti che la società "punta a interagire in maniera costruttiva con Saras come azionista di supporto".
Tra le principali attività di Trafigura Group c'è il trading e l'investimento in prodotti sul greggio e sul petrolio, metalli e altre commodity. Il gruppo investe, inoltre, in asset che hanno forti sinergie con le attività di trading core, come i tarminali di stoccaggio, le stazioni di servizio, depositi di metalli e miniere.
Una portavoce della società che fa capo alla famiglia Moratti ha reso noto che l'ingresso è avvenuto in due fasi: lo scorso 15 ottobre la partecipazione di Trafigura è salita oltre la soglia dell'1% all'1,379% del capitale, mentre ieri ha poi superato il livello del 3% al 3,01%.
Una fonte vicina alla società di raffinazione ha evidenziato che "Saras già collabora con Trafigura nel trading petrolifero, ma non è al corrente se ci siano progetti più ampi".
Alla famiglia Moratti fa capo il 40,2% del capitale della società di raffinazione dopo la cessione da parte di Massimo Moratti Sapa e Mobro SpA del 5% a testa avvenuta due anni fa. Dal sito Consob emerge anche tra gli azionisti, con una quota del 3,055%, Platinum Investment Management.
Intorno alle 14,50 a Piazza Affari il titolo sale del 9% a 0,49 euro con oltre 25,4 milioni di pezzi passati di mano a fronte di una media a 30 giorni di 11,7 milioni.
Il titolo è comunque su livelli estremamente bassi: le azioni Saras sono state quotate in Borsa il 18 maggio del 2006 al prezzo di 6 euro per azione. E da inizio anno sono in rosso per oltre il 68% a causa del prezzo depresso del petrolio e dei bassi margini di raffinazione.
"Il 3% è una quota significativa per un operatore del settore che fa trading. Evidentemente ha una view positiva sui margini di raffinazione che si possano riprendere e che il peggio sia passato", ha osservato un broker.
(Giancarlo Navach, in redazione a Roma Francesca Piscioneri)