MILANO (Reuters) - Il gup di Milano Carlo Ottone De Marchi - davanti al quale si celebrava l'udienza preliminare di una prima parziale tranche del procedimento sul cosiddetto presunto depistaggio di ex funzionari Eni (MI:ENI) sulle inchieste milanesi su corruzione internazionale - ha deciso oggi di trasmettere gli atti al Tribunale di Brescia.
Lo hanno riferito fonti legali e giudiziarie, aggiungendo che il giudice ha dichiarato la propria incompetenza, ritenendo che fra le parti lese di questo procedimento andrebbe incluso anche il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale, e quindi il fascicolo rientrerebbe fra le competenze del distretto di Brescia.
Va ricordato che per cause in cui siano indagati o parti lese magistrati di Milano è competente il distretto di corte d'appello di Brescia.
In questa tranche del procedimento, la procura ipotizza il reato di concorso in calunnia a sei persone fra le quali l'ex manager Eni Vincenzo Armanna, l'ex legale esterno dell'Eni Piero Amara e l'ex direttore degli affari legali dell'Eni Massimo Mantovani.
Al centro di questo filone c'è il tentativo di far incolpare di infedele patrocinio l'allora (nel 2017) avvocato di Armanna, Luca Santa Maria, e, si legge nell'atto di chiusura inchiesta, "di creare le condizioni per un procedimento disciplinare nei confronti del pm Fabio de Pasquale".
Tutti gli imputati hanno sempre respinto gli addebiti.
Mentre questo filone dopo le richieste di rinvio a giudizio si trovava in fase di udienza preliminare, il procedimento principale in cui sei persone sono accusate di aver cercato di depistare le indagini sui casi di presunta corruzione in Algeria e Nigeria (entrambi i casi di sono conclusi poi con assoluzioni) si trova nella fase dell'avvenuta chiusura indagini, con la procura che si appresta a chiedere l'archiviazione per Eni e il suo AD Claudio Descalzi.
(In redazione Emilio Parodi, editing Stefano Bernabei)