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Utili di banche e case automobilistiche scombussolano mercati nervosi

Pubblicato 30.07.2020, 10:41
Aggiornato 30.07.2020, 10:58
© Reuters.

Geoffrey Smith 

Investing.com - Anche i dati sui periodi passati possono essere sconvolgenti.

Gli investitori si erano rassicurati, in vista della stagione degli utili di questo trimestre, che lo shock del Covid-19 fosse messo in conto, che il peggio fosse passato e che la variabile chiave sarebbe stata ciò che la gente avrebbe detto sul ritmo e sulla portata della ripresa.

Invece sono stati costretti a ricredersi dopo il primo round di report sugli utili contenenti più brutte che buone notizie, insieme ai dati economici che hanno suggerito che il calo della produzione è stato persino peggiore del previsto nel secondo trimestre. L’indice tedesco DAX è crollato di oltre il 2,0% negli scambi di metà mattina in reazione alla notizia che la principale economia europea ha visto una contrazione di ben il 10,1% nel secondo trimestre, molto più del previsto.

Sono necessarie un paio di precisazioni riguardo a questo dato. È stata la prima volta che l’Ufficio Federale di Statistica tedesco ha pubblicato la sua prima stima sul PIL solo 30 giorni dopo la fine del trimestre precedente. In precedenza, lo faceva 45 giorni dopo. Perciò potrebbe esserci margine per una revisione al rialzo: la Germania non ha ancora pubblicato né i dati sulle vendite al dettaglio, né quelli sul commercio estero o sulla produzione industriale di giugno, dopo l’annullamento delle serrate. E dunque ci sono buone ragioni per sperare, considerato che il mercato del lavoro sembra essersi stabilizzato. I dati sulla disoccupazione tedesca di luglio hanno rivelato un calo destagionalizzato di 18.000 unità, anziché l’aumento di 43.000 unità previsto.

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Questa performance non è stata purtroppo replicata dall’Italia, dove il tasso di disoccupazione è schizzato all’8,8% a giugno dal dato rivisto al rialzo dell’8,3% di maggio.

Deludenti anche i report sugli utili del settore automobilistico e bancario ieri: Volkswagen AG (DE:VOWG) è stata costretta a tagliare il dividendo sulla scia di una perdita operativa di 800 milioni di euro; nel Regno Unito, Lloyds Banking Group (LON:LLOY) ha registrato una perdita al netto delle tasse di 676 milioni di sterline (897 milioni di dollari) dopo gli accantonamenti per perdite da credito di 2,4 miliardi di sterline, facendo eco a Barclays (LON:BARC).

La spagnola BBVA (MC:BBVA) ha registrato una sorprendente perdita, con risultati da cui è emersa una svalutazione di 2,08 miliardi di euro della divisione statunitense, che ha comportato una perdita netta di 1,16 miliardi di euro. Martedì, la sua rivale Banco Santander (MC:SAN) ha pubblicato un’enorme perdita che ha attribuito alla svalutazione dell’86% della divisione britannica ed ING (AS:INGA) ha riportato una svalutazione da 300 milioni di euro.

Altre delusioni erano più prevedibili: Renault (PA:RENA) aveva già annunciato svalutazioni a giustificazione della sua perdita record di oltre 7 miliardi di euro, mentre l’annuncio di Airbus sul taglio della produzione dell’A350 (seguendo a ruota una notizia simile da parte di Boeing (NYSE:BA)) ha semplicemente confermato l’idea che ci vorranno anni prima di vedere una ripresa del settore dei viaggi su lungo raggio. E questo è stato evidenziato anche dalla decisione dell’italiana ENI (MI:ENI) di tagliare il dividendo. 

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