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Tim, metà forza lavoro Italia, 10-11 mld debito verso NetCo - fonti

Pubblicato 04.07.2022, 11:29
Aggiornato 04.07.2022, 11:36
© Reuters. Il logo Telecom Italia a Roma. REUTERS/Yara Nardi

MILANO (Reuters) - Telecom Italia (BIT:TLIT) (Tim) intende convogliare circa la metà della forza lavoro italiana nella cosiddetta NetCo, che nascerà dalla separazione strutturale degli asset di rete fissa del gruppo in Italia e di Sparkle.

Lo dicono due fonti vicine alla situazione a pochi giorni dalla presentazione del piano industriale di Tim, spiegando che poco più di 21.000 dipendenti su un totale dei circa 42.500 lavoratori del gruppo in Italia dovrebbero confluire in NetCo.

Quest'ultima, che verrebbe valutata intorno ai 20 miliardi di euro da Tim, debiti compresi, dovrebbe assumere 10-11 miliardi di euro di debito della società, spiegano le fonti.

Le risorse finanziarie provenienti dalla potenziale operazione di integrazione di NetCo con Open Fiber saranno utilizzate per ridurre il debito di Tim sotto i 10 miliardi di euro, aggiunge una delle fonti.

Al 31 marzo 2022, il debito netto di Tim si attestava a quota 22,6 miliardi di euro.

L'attuazione della separazione tra rete e servizi al momento è strettamente legata al raggiungimento di un accordo tra Tim e Cdp - che è il secondo principale azionista del gruppo telefonico e controlla Open Fiber - sulla creazione della cosiddetta rete unica.

Quest'ultima nascerebbe dalla combinazione tra NetCo e Open Fiber e sarebbe controllata da Cdp, mentre Tim potrebbe uscire del tutto, secondo quanto affermato in precedenza da alcune fonti.

Le parti hanno firmato un accordo non vincolante, che punta al raggiungimento di un accordo definitivo per la fine di ottobre.

All'accordo hanno aderito anche i fondi infrastrutturali Macquarie e Kkr, che detengono rispettivamente quote di minoranza in Open Fiber e FiberCop, dove Tim ha fatto confluire la rete secondaria in rame e in fibra dagli armadi stradali fino alle case, e che è destinata a confluire in Netco, insieme alla rete primaria e a Sparkle.

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Per quanto riguarda il lato dei servizi, dove rimarrebbe la controllata brasiliana, le attività italiane saranno suddivise in due entità, ciascuna con il proprio modello di business e specifici obiettivi finanziari, Tim Consumer e Tim Enteprise.

Quest'ultima si occuperà di fornire servizi di connettività ai grandi clienti e alla pubbliche amministrazioni, e ingloberà le attività di cloud, cybersecurity e Internet of Things, oggi suddivise in tre diverse società (Noovle, Telsy e Olivetti).

La divisione enteprise, che attualmente genera ricavi annui pari a poco meno di 3 miliardi di euro, punta ad arrivare ad un fatturato di 4,9 miliardi di euro nel 2030 e potrebbe essere successivamente separata per favorire l'ingresso di un partner finanziario, spiega una delle fonti.

La divisione consumer dovrebbe ricevere intorno ai 14.000 dipendenti, aggiungono le fonti.

(Elvira Pollina, editing Cristina Carlevaro)

Ultimi commenti

un disastro pilotato
ci sono 5.000 esuberi da anni
E già fallita presto crolla a 0.20
un'azienda deve far utili, non debiti
fosse confermato, sarebbe l'inizio dello smembramento dell'azienda, e credo a questo punto verrebbe ad essere l'unica soluzione. Nel giro di pochi anni Telecom Italia sparirà
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