di Paola Arosio e Gianluca Semeraro
MILANO (Reuters) - UniCredit (MI:CRDI) ha finora respinto le avances, ricevute più volte, per intervenire nel salvataggio di Banca Carige (MI:CRGI).
Non si può escludere, tuttavia, che alla fine la banca guidata da Jean Pierre Mustier possa acconsentire a un'operazione che sia a condizioni analoghe rispetto a quella che ha visto Intesa Sanpaolo (MI:ISP) acquisire, a fronte di un sostanzioso contributo pubblico, alcuni asset di Popolare Vicenza e Veneto Banca.
Si tratta, al momento, di approcci informali da parte delle autorità e degli adviser di Carige, nell'ambito di una ricerca di più ampio respiro sul mercato per trovare un partner che risolva i problemi dell'istituto ligure.
È quanto spiegano due fonti vicine alla situazione. UniCredit non ha commentato. Carige dichiara che la banca non rilascerà altri commenti sui temi di cui si è discusso nella conferenza stampa di ieri dei tre commissari in cui è stata data "ampia disclosure".
Il 2 gennaio la Bce ha disposto il commissariamento di Banca Carige e la scorsa settimana il governo ha varato un decreto che prevede alcune misure a sostegno della banca con anche l'ipotesi di una ricapitalizzazione precauzionale che al momento viene definita "residuale".
I commissari della banca ligure hanno dichiarato che ancora non hanno chiesto manifestazioni di interesse, che sono al lavoro sul nuovo piano industriale atteso per fine febbraio e che per quella data la banca dovrebbe essere pronta per un partner.
"Carige è stata offerta più volte a UniCredit che ha detto di no", dice una delle fonti.
"Può dire no la prima, la seconda, la terza, magari anche una quarta volta ma poi non potrà tirarsi indietro. Di certo Mustier chiederà che un'eventuale operazione sia fatta alle stesse condizioni di quella di Intesa con le venete", aggiunge la seconda.
Intesa Sanpaolo ha acquistato a giugno 2017 Popolare Vicenza e Veneto Banca nell'ambito della liquidazione ordinata delle due popolari venete a un prezzo simbolico di 1 euro e con un contributo pubblico di circa 5 miliardi per tenere il Cet1 del gruppo acquirente invariato.
"La vicenda delle venete ormai è diventata un benchmark, sarà difficile trovare un istituto che rinunci alla 'dote'", commenta la prima fonte, ricordando però che secondo le valutazioni di Fabio Innocenzi, ex Ad e ora uno dei tre commissari, la banca ha un tesoretto inespresso, fra crediti fiscali, la possibile rimozione di add-on e l'adozione di modelli interni, di circa 2 miliardi.
UniCredit in questa fase sembra però più propensa a far prevalere la sua natura di banca paneuropea rispetto alla sua dimensione domestica, aspetto che un'operazione con Carige accentuerebbe, aggiunge.
La seconda fonte sottolinea come poi occorra trovare per un'aggregazione con UniCredit una convergenza con il governo a guida Lega-M5s. Secondo ripetute indiscrezioni stampa la Lega avrebbe espresso un veto proprio alla soluzione UniCredit.
Inoltre esponenti sia della Lega sia del Movimento 5 Stelle hanno dichiarato più volte la predilezione per una nazionalizzazione di Carige, mentre il ministro dell'Economia Giovanni Tria ieri ha definito la soluzione di un'aggregazione preferibile rispetto alla ricapitalizzazione precauzionale.
Ha contribuito Pamela Barbaglia