Investing.com - Il rilascio dei dati trimestrali sta attirando vendite sul titolo Unicredit (MI:CRDI), che a metà mattinata arriva a cededere intorno al 3% con le azioni quotate a 11,48 euro, per poi proseguire in calo del 2%.
A deludere il mercato è il dato sull’utile, in calo del 53,7% rispetto allo stesso periodo del 2017, fermandosi a 2,16 miliardi, dato inferiore alle previsioni del consensus.
Nel risultato è compreso l’impairment della quota controllata turca Yapi per 846 milioni di euro e gli accantonamenti addizionali per l’imminente liquidazione delle presunte violazioni delle sanzioni americane.
Proprio con gli Stati Uniti, il Ceo Jean Pierre Mustier ha annunciato che l’istituto sta lavorando per un accordo con l’amministrazione Trump relativamente alle sanzioni legate a operazioni con l’Iran nel primo trimestre 2019, senza impatti sui costi.
"Prevediamo di avere un impatto irrilevante, il potenziale impatto è pienamente coperto", ha detto Mustier senza dettagliare sull'entità della cifra accantonata.
Mustier si è soffermato anche sulla vendita di Yapi, affermando che comprerà lui stesso le azioni “per l'equivalente del mio salario lordo” e come già fatto in passato “comprerò un mix di azioni e strumenti additional tier 1”.
Nel corso della presentazione dei conti della banca, si apprende che Unicredit ha visto la chiusura di 45 filiali con l’uscita di 766 dipendenti. A fine settembre la rete del gruppo era quindi composta da 4.653 sportelli (di cui 2.978 in Europa Occidentale e 1.675 nel Centro est) e i dipendenti erano 87.873 (rispettivamente 63.607 e 24.267).
Tramite questa operazione, è stato raggiunto il 93% del target di riduzione dei dipendenti e l'88% sul fronte delle filiali. UniCredit vede un calo dei costi sotto quota 11 miliardi nel 2018 e sotto 10,6 miliardi nel 2019.