Di Alessandro Albano
Investing.com - All'indomani dell'indice dei prezzi al consumo, l'indice dei prezzi alla produzione ha confermato la corsa dell'inflazione negli Stati Uniti, con diversi membri Fed che hanno posto l'accento sulla necessità di contenere i prezzi.
L'IPP è aumentato del 9,7% su base annua a novembre, al di sotto del consenso raccolto da Investing.com del +9,8 ma in rialzo rispetto al +9,6% di ottobre, con indice core accelerato al +8,3% (+8,0% atteso). Su base mensile, il dato è salito dello 0,2%, meno del +0,5% previsto e in rallentamento dal +1% del mese precedente, mentre la componente core ha resgistrato una crescita dello 0,4%.
Il dato MoM ha registrato la lettura più bassa dal novembre 2020, ma per gli analisti di Oxford Economics "è troppo presto per rivendicare la vittoria sull'inflazione". "Le persistenti interruzioni dell'offerta porteranno i prezzi alla produzione ancora a livelli record nel breve termine, soprattutto a causa di una variante Omicron in rapida diffusione che alimenterà le pressioni inflazionistiche", affermano dal centro britannico.
Per gli esperti, l'IPP di questo pomeriggio si aggiunge ad "un numero crescente di prove che la Fed inizierà il rialzo dei tassi a marzo e subirà una riduzione del bilancio a metà anno".
Dopo l'inflazione al consumo di ieri, salita al +7% a dicembre, diversi membri della Fed hanno segnalato la necessità di intervenire per frenare una ricaduta sulla ripresa economica. Tra questi, hanno fatto rumore le parole di Patrick Harker, presidente della Fed di Filadelfia, secondo cui la Fed "potrebbe iniziare ad alzare i tassi di interesse dall'attuale livello vicino allo zero già a marzo" e potrebbe aumentare i costi dei prestiti "per tutto il 2022".
In un'intervista al Financial Times, Harker ha poi affermato di essere favorevole a più di 3 aumenti dei tassi nel corso dell'anno, mentre il vice governatore Brainard ha sottolineato che la priorità della banca è riportare l'inflazione "sul livello del 2%".
Un altro 'highlight' di giornata è stato il dato sulle richieste iniziali di disoccupazione settimanali, aumentate a 230mila rispetto alle previsioni di 200mila, a causa delle restrizioni Covid imposte dalla Casa Bianca su viaggi e istruzione. Le richieste di sussidi restano comunque al di sotto del livello pre-pandemico, suggerendo la ripresa del mercato del lavoro verso l'obiettivo della Fed.
Come nella seduta di mercoledì, i principali listini di Wall Street scambiano in rialzo con S&P 500, NASDAQ e Dow Jones che guadagnano tra lo 0,2% e lo 0,4%, mentre il Russell 2000 avanza del +0,7%.
"Se la stagione degli utili fornirà una valida distrazione agli investitori, il contesto incerto per i tassi di interesse e l'inflazione terranno il mercato sull'attenti", hanno scritto gli analisti di Oanda in una nota.