MILANO (Reuters) - Le accuse della procura di Milano all'AD di Eni (MI:ENI) Claudio Descalzi si muovono in un "vuoto probatorio" che si è cercato di coprire solo di "elementi suggestivi" senza alcuna rilevanza penale.
Lo ha detto oggi ai giudici del Tribunale di Milano l'avvocato Paola Severino, difensore del top manager fra gli imputati di corruzione internazionale per l'acquisizione da parte di Eni e Shell di un campo offshore nigeriano, chiedendo infine l'assoluzione di Descalzi "con la più ampia formula possibile" perché "il fatto non sussiste".
Al centro del processo, che oltre alle due società vede imputate 13 persone, c'è la concessione da parte della Nigeria ai due gruppi petroliferi dello sfruttamento del giacimento Opl-245, per il quale la procura di Milano sostiene siano stati pagati 1,092 miliardi di dollari di tangenti a politici nigeriani e intermediari su 1,3 miliardi di dollari versati su un conto del governo di Abuja.
I fatti contestati vanno da fine 2009 a maggio 2014.
Gli imputati hanno sempre respinto le accuse, sottolineando che il prezzo dell'acquisto fu versato su un conto ufficiale del governo e che il successivo trasferimento di oltre un miliardo su altri conti era al di fuori della sfera d'influenza delle società acquirenti.
L'ex ministro della Giustizia Severino ha ripercorso durante la sua arringa tutta la storia del campo petrolifero di proprietà della società Malabu, riferibile all'ex ministro del Petrolio nigeriano e coimputato Dan Etete, che fu acquisito, ha precisato l'avvocato, "solo dopo che tutti i dubbi di Eni si erano sciolti", sottolinenando "trasparenza e linearità del procedimento".
Il legale ha poi analizzato i rapporti tra Descalzi e il mediatore Emeka Obi, personaggio chiave di questa vicenda che viene accostato sia al venditore Malabu sia a Eni, di cui sarebbe stato una sorta di intermediario. Per Severino, nell'affare Opl 245 Obi non avrebbe fornito nessun supporto a Eni e infatti "farà poi una causa a Londra chiedendo (solo) a Malabu il ristoro per il suo lavoro".
Del coimputato ed ex manager Eni Vincenzio Armanna, accusatore di Descalzi, l'avvocato ha ricordato che "i suoi stessi testi lo hanno smentito".
L'ex Guardasigilli ha infine sottolineato che l'atteggiamento di Descalzi è sempre stato "scrupoloso" e sempre contrario alla commissione di atti fuori dalle regole.
Il 21 luglio scorso, al termine della requistoria, la procura di Milano aveva chiesto per l'AD di Eni la condanna a 8 anni di reclusione.
La prossima udienza del processo è stata fissata per il 28 ottobre, quando prenderanno la parola i difensori di Roberto Casula e Ciro Pagano, emtrambi manager Eni all'epoca dei fatti.
(In Redazione a Milano Emilio Parodi)