di Samia Nakhoul e Ellen Francis
BEIRUT (Reuters) - I soccorritori libanesi scavano tra le macerie alla ricerca dei sopravvissuti dopo la potente esplosione di un magazzino che ieri ha scosso la capitale Beirut con una devastante onda d'urto, uccidendo almeno 100 persone e ferendone circa 4.000.
Secondo le autorità il bilancio delle vittime è destinato ad aumentare.
La deflagrazione, avvenuta ai magazzini portuali che contenevano materiale esplosivo, è stata la più potente degli ultimi anni a Beirut, città già in crisi economica e affetta da un'ondata di contagi da coronavirus.
L'esplosione ha provocato la formazione di una nube a forma di fungo in cielo e ha fatto tremare le finestre fino all'isola di Cipro, distante circa 160 km.
Il presidente Michel Aoun ha detto che 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, usato nei fertilizzanti e nelle bombe, sono rimaste immagazzinate per sei anni nel porto senza misure di sicurezza.
Aoun ha detto che il governo è "determinato a indagare e a denunciare quanto prima l'accaduto, a fermare i responsabili e a sanzionarli con le pene più severe".
Una fonte a conoscenza delle indagini preliminari ha dato la colpa dell'incidente a "inazione e negligenza", dicendo che non è stato fatto nulla da parte delle autorità anche giudiziarie per ordinare la rimozione del materiale pericoloso.
"Questa è una catastrofe per Beirut e per il Libano", ha detto a Reuters il sindaco di Beirut, Jamal Itani, stimando i danni in miliardi di dollari.
Il capo della Croce Rossa libanese, George Kettaneh, ha detto che i morti sono almeno 100 e che la ricerca sotto le macerie continua.
RINTRACCIARE I DISPERSI
L'intensità dell'esplosione ha gettato le vittime in mare dove le squadre di soccorso hanno cercato di recuperare i corpi. Molti erano dipendenti del porto e della dogana o persone che lavoravano in zona o passavano in macchina all'ora di punta.
Sara, un'infermiera del Clemenceau Medical Center di Beirut, ha descritto le scene in ospedale "come un mattatoio, il sangue che ricopre i corridoi e gli ascensori".
Le facciate degli edifici del centro di Beirut sono state divelte, i mobili catapultati nelle strade e le strade cosparse di vetri e detriti. Le auto vicino al porto sono state ribaltate.
Molte le offerte di sostegno internazionale. Gli Stati arabi del Golfo, che in passato sono stati grandi sostenitori finanziari del Libano, ma che recentemente hanno fatto un passo indietro a causa di quella che chiamano ingerenza iraniana, hanno inviato aerei con attrezzature mediche e altre forniture. L'Iran ha offerto cibo e un ospedale da campo, ha detto l'agenzia di stampa ISNA.
Anche Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e altre nazioni occidentali, che hanno chiesto un cambiamento politico in Libano, hanno offerto aiuto. I Paesi Bassi stanno inviando medici, infermieri e squadre specializzate di ricerca e salvataggio.
CRIMINE CONTRO IL POPOLO
"Questa esplosione suggella il crollo del Libano. La colpa è davvero della classe dirigente", ha detto Hassan Zaiter, 32 anni, manager del Le Gray Hotel nel centro di Beirut, fortemente danneggiato.
Per molti l'esplosione ha rievocato il terribile ricordo della guerra civile del 1975-1990 che ha fatto a pezzi la nazione e distrutto alcune zone di Beirut, molte delle quali sono state ricostruite.
Le autorità non hanno detto cosa abbia causato l'incendio iniziale nel porto che ha provocato l'esplosione. Una fonte di sicurezza e i media hanno riferito che tutto è partito da un lavoro di saldatura in corso su un magazzino.
L'ambasciata Usa teme il rilascio di gas tossici a causa dell'esplosione.
L'esplosione è avvenuta tre giorni prima che un tribunale delle Nazioni Unite emetta il verdetto nel processo a quattro sospetti del gruppo musulmano sciita Hezbollah per un attentato dinamitardo che nel 2005 ha ucciso l'ex primo ministro Rafik al-Hariri e 21 altri.
Hariri è stato ucciso da un enorme camion bomba sul lungomare, a circa 2 km dal porto.
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(Tradotto da Redazione Roma)