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Covid, Italia vicina a poter prevedere curve contagi grazie ai reflui

Pubblicato 14.01.2022, 17:59
Aggiornato 14.01.2022, 18:00
© Reuters. Agenti della Guardia di Finanza controllano un pass sanitario. Napoli 6 dicembre 2021. REUTERS/Ciro de Luca

di Emilio Parodi

MILANO (Reuters) - L'Italia sarà presto in grado di prevedere le eventuali future ondate del coronavirus con l'analisi delle acque reflue, dando modo alle autorità di muoversi in anticipo per limitarne l'impatto.

Lo ha detto in una intervista a Reuters Giuseppina La Rosa, una delle responsabili del progetto dell'Istituto Superiore di Sanità.

"Credo che nel giro di al massimo due o tre mesi saranno pronti i modelli predittivi a cui stiamo lavorando incessantemente da ottobre", dice La Rosa, che con la collega dell'Iss Elisabetta Suffredini coordina la sorveglianza ambientale del Sars-CoV-2 per l'Italia.

"Si tratta di modelli che sono anche matematici e statistici, che hanno bisogno di moltissimi dati per essere completati e devono tener conto di una infinità di possibili variabili, come, solo per fare un esempio, la pioggia che altera inevitabilmente la concentrazione delle acque reflue", precisa.

Molti altri paesi nel mondo applicano la sorveglianza ambientale nelle acque reflue, e tutti i risultati confluiscono nel database internazionale del sito Global Water Pathogen Project (https://ucmerced.maps.arcgis.com/apps/dashboards/c778145ea5bb4daeb58d31afee389082).

LE VARIABILI

"La sorveglianza ambientale di per sé anticipa una eventuale curva dei contagi, perché accerta la presenza del virus direttamente dalle acque reflue, prima cioè che si manifestino sintomi e sia accertata dai tamponi", spiega Luca Lucentini, direttore di Qualità dell'Acqua e Salute all'Iss.

Ma questo può avvenire solo quando ci sono dati sicuri che arrivano da un bacino d'utenza limitato e non per aree vaste, come una nazione, in cui intervengono possibili differenze ambientali e strutturali che possono inquinare il dato, precisa Lucentini.

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E questo è proprio quello che stanno facendo gli scienziati italiani: elaborare un modello che possa tener conto di tutte le possibili variabili e garantire una previsione affidabile.

CAMPIONAMENTI IN TUTTA ITALIA, NON SOLO IN GRANDI CITTA'

Il monitoraggio delle acque fognarie per il Covid era partito come progetto pilota nel luglio 2020 con pochi punti in tutta Italia e su base volontaria da parte delle Regioni.

Ma con la raccomandazione della Commissione Ue per questo genere di sorveglianza nel marzo 2021 e poi col decreto legge del governo italiano di maggio, che ha stanziato 5,8 milioni di euro per le Regioni, si è trasformato in un piano organico a cui partecipano tutte e 21 le Regioni e Province Autonome.

E dalla seconda metà del 2021 affluiscono costantemente dati da ogni parte d'Italia sulla piattaforma creata dall'Iss.

"Vengono campionate tutte le città con oltre 150.000 abitanti e tutti i comuni dai 50.000 ai 150.000 abitanti - spiega Giuseppina La Rosa - Le prime vengono campionate due volte la settimana, i secondi una volta la settimana".

Il piano si avvale di 60 laboratori e 166 punti di campionamento in tutta Italia.

"Uno dei grandi vantaggi della sorveglianza ambientale è che con l'analisi dei reflui possiamo guardare la base della piramide, cioè tutta la popolazione - precisa la scienziata - ed è complementare a quella sanitaria, che vede solo la cima della piramide, cioè chi si sottopone a tampone".

"Quando saranno pronti i modelli predittivi, potremo anticipare il trend, prevedere l'evoluzione della curva anche con due settimane d'anticipo, e potremo così fornire dati ai decisori", spiega.

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"E quando la curva tornerà ad appiattirsi, dopo il picco, questo monitoraggio sarà ancora più utile, come possibile 'early warning'", precisa.

LA CACCIA ALLE VARIANTI

Dall'autunno scorso poi, il monitoraggio non è solo quantitativo, cioè sull'evoluzione della concentrazione del virus nelle acque reflue, ma anche qualitativo, cioè sulla individuazione e la identificazione delle diverse varianti.

"Da ottobre stiamo facendo flash-survey regolari per la ricerca delle varianti, una settimana al mese - racconta La Rosa - Ma per i risultati del sequenziamento, che è molto complesso, occorrono poi altre tre settimane".

Il sequenziamento del virus dalle acque reflue è più complicato rispetto a quello del virus isolato dai tamponi perché il Dna del virus in un campione di refluo è inevitabilmente in contatto col Dna di altri virus, ma anche con quello, per esempio, di piante e altro.

"Soltanto a dicembre abbiamo fatto una flash-survey straordinaria finalizzata esclusivamente alla variante Omicron - dice Giuseppina La Rosa - Non abbiamo effettuato il sequenziamento classico, che avrebbe richiesto tempi lunghi, ma abbiamo elaborato un test specifico, messo a punto con Oms e Ecdc, per la Omicron".

"Attraverso questa analisi possiamo evidenziare anche la presenza di varianti, non di larga diffusione. Per esempio a ottobre abbiamo visto a Bolzano la variante Beta, che non era stata evidenziata dalla flash-survey sui tamponi".

Con la banca dati del monitoraggio dei reflui l'Iss sarà anche in grado di fare analisi 'a ritroso'.

"Quel che faremo è andare a riesaminare i campioni precedenti, quelli più vecchi, per esempio per poter vedere quando la Omicron è davvero arrivata in Italia, cioè se quello che si ritiene essere il paziente zero, a Caserta, lo sia sul serio, o se questa variante era già presente", conclude.

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La prossima flash-survey sulle varianti è fissata dal 10 al 14 gennaio. I risultati del sequenziamento, tre settimane dopo.

(Emilio Parodi, in redazione a Milano Sabina Suzzi, mailto:emilio.parodi@thomsonreuters.com; +39 06 8030 7744

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