Investing.com - I futures del greggio West Texas Intermediate sono vicini al minimo di oltre sei anni questo mercoledì, mentre gli operatori attendono il rilascio dei dati settimanali sulle scorte statunitensi ed i prodotti raffinati per valutare la forza della domanda da parte del principale consumatore mondiale di greggio.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio USA con consegna ad ottobre sono scesi di 10 centesimi o dello 0,22%, a 43,03 dollari al barile negli scambi della mattinata europea.
Ieri i future sono scesi a 41,43 dollari al barile, il minimo dal marzo 2009, per poi attestarsi a 43,12, su di 71 centesimi o dell’1,67%.
Il report governativo di oggi dovrebbe mostrare che le scorte di greggio sono scese di 0,8 milioni di barili la scorsa settimana, mentre le scorte di benzina dovrebbero diminuire di 1,6 milioni di barili.
Alla chiusura dei mercati ieri, l’American Petroleum Institute, un gruppo del settore, ha reso noto che le scorte di greggio USA sono diminuite di 2,3 milioni di barili nella settimana terminata il 14 agosto, contro le aspettative di un calo di 2,0 milioni di barili
Negli ultimi mesi i futures del greggio scambiati sul Nymex sono andati sotto forte pressione alla vendita per via dei timori legati all’aumento della produzione statunitense di greggio.
L’agenzia di ricerche di settore Baker Hughes (NYSE:BHI) ha dichiarato che il numero degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti è aumentato di due unità la scorsa settimana, a 672, segnando il terzo aumento settimanale consecutivo.
Attualmente sono operativi il 60% in meno di pozzi dal picco di ottobre di 1.609, tuttavia, il calo degli impianti si è sensibilmente ridotto nelle ultime settimane, alimentato i timori per un’impennata della produzione di petrolio di scisto USA nei prossimi mesi.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna ad ottobre è in salita di 3 centesimi o dello 0,06%, a 48,84 dollari al barile.
Ieri i futures Brent sono scesi a 48,25, il minimo dal 14 gennaio, per poi chiudere a 48,81 nella mattinata degli scambi europei, in salita di 7 centesimi o dello 0,14%.
Lo spread tra il Brent ed il greggio WTI è a quota 6,38 dollari al barile, contro il livello di 6,87 dollari alla chiusura di lunedì.
La produzione globale di greggio supera ancora la domanda a causa della forte crescita nella produzione del petrolio di scisto negli Stati Uniti e della decisione presa lo scorso anno dall’OPEC di non ridurre la produzione.
In Cina, lo Shanghai Composite ha registrato un crollo del 5% subito dopo l’apertura, per poi tornare positivo dopo il break di mezzogiorno e chiudere in salita dell’1,3%, grazie all’avvio di acquisti speculativi conseguente alla massiccia immissione di liquidità di Pechino.
Ieri i mercati cinesi hanno subito un crollo del 6%, tra i timori per l’economia della nazione asiatica.
Gli operatori dei mercati temono che il crollo dei titoli azionari possa diffondersi ad altri settori economici in Cina e che la domanda del metallo industriale da parte della nazione asiatica possa subire una riduzione.
Pesano inoltre i timori che la recente svalutazione dello yuan possa rallentare le importazioni di greggio dalla Cina.
La nazione asiatica è il secondo consumatore mondiale di greggio dopo gli USA ed ha fatto da traino per la crescita della domanda.