di Stefano Bernabei e Valentina Za
ROMA (Reuters) - Le imprese italiane hanno fatto il pieno di prestiti garantiti dallo Stato mentre la pandemia devastava l'economia del paese, ridepositando nei conti correnti una parte significativa di quella liquidità.
Tra marzo del 2020 e gennaio del 2021, secondo Bankitalia, a fronte di un ammontare di finanziamenti alle imprese assistiti da garanzie pubbliche pari a circa 140 miliardi, il flusso lordo dei prestiti alle imprese (quindi inclusi anche i rinnovi dei prestiti a naturale scadenza) è stato di oltre 420 miliardi (era circa 340 miliardi nel marzo 2019-gennaio 2020). Quello al netto dei rinnovi era quasi 70 miliardi (era stato un valore negativo di 10 miliardi nel marzo 2019-gennaio 2020).
Nello stesso intervallo temporale i depositi bancari delle imprese sono cresciuti di oltre 90 miliardi (erano aumentati di circa 20 miliardi nel periodo marzo 2019-gennaio 2020).
L'aumento dei depositi bancari è un fenomeno globale e diffuso in tutta Europa, ma questa tendenza è particolarmente pronunciata in Italia, dove le moratorie sono ancora in atto e la domanda di prestiti garantiti dallo Stato è ancora sostenuta.
A gennaio di quest'anno, il confronto è di Abi su dati Bce, i depositi delle imprese sono cresciuti del 32% (+8,1% per le famiglie) su base annuale. Nello stesso periodo in Francia sono cresciuti del 27,6% (+10,0% per le famiglie); in Germania del 13,9% (+7,0% famiglie); per l’insieme dei Paesi dell’area dell’euro del 20,1% (8,2% per le famiglie).
"Il livello raggiunto dai depositi in Italia, con particolare riferimento a quelli corporate, è un fenomeno importante", ha detto Paola Sabbione, co-head equity research European banks a Barclays (LON:BARC).
"Alcune aziende hanno ridotto gli investimenti in un momento di incertezza, ma continuano ad avere ottime posizioni di cassa, e questo potrebbe essere un segnale positivo per quanto riguarda i futuri sviluppi della qualità del credito", ha aggiunto.
Se l'attesa unanime e' un incremento dei default con la fine delle moratorie le stime di mercato sull'aumento dei nuovi crediti problematici si collocano in un range ampio e compreso tra 50 e 100 miliardi, secondo uno studio recente di KPMG.
La liquidità che le imprese tengono parcheggiata nei loro depositi bancari potrebbe giocare un ruolo importante nel determinare l'entità dei problemi legati alla qualità del credito una volta ripresi i pagamenti.
Ha anche un'influenza sul livello degli investimenti delle imprese e quindi sulla ripresa.
Il Cfo di Intesa Sanpaolo (MI:ISP), Stefano Del Punta, ricorda come le aziende potessero vantare posizioni record di liquidità quando sono state colpite dalla crisi legata al Covid.
"Durante la pandemia hanno preso ulteriormente a prestito, a scopo precauzionale. I depositi sono saliti mentre c'è un significativo arretrato di investimenti", spiega Del Punta.
"Una volta avviata la ripresa, quei fondi potrebbero finalmente incanalarsi verso nuovi investimenti, si spera già nella seconda metà del 2021, quando ai progetti di spesa privati dovrebbe iniziare ad arrivare impulso anche dal Piano nazionale di ripresa e resilienza".
(Stefano Bernabei, Valentina Za; Grafici di Stefano Bernabei)