MILANO (Reuters) - I grandi sconfitti dalla pandemia di covid, che ha sconvolto la vita delle persone da inizio 2020, si confermano i colossi petroliferi, il settore aeronautico e la moda con cali a doppia cifra di ricavi, margini, investimenti e ricadute occupazionali.
I veri vincitori sono, invece, i giganti del web, la grande distribuzione e il settore alimentare che hanno saputo approfittare dei cambiamenti degli stili di vita dei consumatori che, a causa soprattutto del confinamento domestico, si sono più orientati verso le nuove tecnologie, come testimonia il boom dell'e-commerce.
E' questa la fotografia scattata dall'Area studi Mediobanca (MI:MDBI) che ha analizzato l'impatto della pandemia sui bilanci annuali 2020 di quasi 200 grandi multinazionali, con ricavi complessivi per circa 8.300 miliardi e 21 milioni di occupati nel mondo.
A livello geografico, il contraccolpo è stato particolarmente duro in Europa con un -14,5% di ricavi nel 2020 e soprattutto in Italia (-29%) per l'assenza di grandi operatori nella new economy e nell'high tech.
Invariati i ricavi delle multinazionali dell'area Asia Pacifico, mentre avanzano quelli della Cina. Il gigante asiatico è stato il primo Paese a essere colpito dalla pandemia, "ma ha saputo trovare i giusti anticorpi per tornare sui livelli di attività pre-crisi", sottolinea l'analisi.
In generale, l'impatto più forte è stato riscontrato nel secondo trimestre, investito in pieno dalla prima ondata dell'epidemia e dal lockdown generalizzato.
RICAVI -3,1% A LIVELLO GLOBALE, SU OIL&GAS TEMPESTA PERFETTA
Il giro d'affari delle maggiori multinazionali mondiali nel 2020 è mediamente in contrazione del 3,1% rispetto al 2019, con ampia divergenza fra i settori: in sofferenza i colossi dell'oil&gas (-32,9%), i produttori di aeromobili (-26,8%), i gruppi della moda (-17,3%) e dell'automotive (-12,1%); molto bene i gruppi del websoft (+19,5%), seguiti dalla grande distribuzione (+8,5%) e dall'alimentare (+7,9%).
"Il settore oil and gas ha perso un terzo dei ricavi a causa della forte svalutazione dei prezzi delle principali materie prime energetiche e della velocità della caduta e questi due fattori hanno creato uno choc senza precedenti, una tempesta perfetta", rileva lo studio di Mediobanca.
In generale diminuzione anche gli investimenti (-2% sul 2019), con importanti flessioni a due cifre per le multinazionali della moda, i produttori di aeromobili e i colossi dell'oil&gas che per ovvie ragioni hanno posticipato i loro progetti di espansione. Per contro, sono in forte progressione gli investimenti delle WebSoft che operano nella new economy, seguiti da quelli del settore pagamenti digitali e delle case farmaceutiche.
Gli effetti devastanti della pandemia non si sono tuttavia riversati in maniera massiccia sulla forza lavoro, grazie anche alle misure prese, come lo stop dei licenziamenti in Italia e il ricorso alla cassa integrazione a livello europeo: escludendo le big tech (il solo personale di Amazon (NASDAQ:AMZN) è cresciuto nel 2020 del 63%), la variazione media dell'occupazione è stata negativa dell'1,3%, con il settore media e intrattenimento che paga il tributo maggiore. L'Italia è stata fanalino di coda a livello europeo con una contrazione del 4%.
CAPITALIZZAZIONE BALZA OLTRE 15% AL TRAINO DEI VACCINI
Infine, un cenno sull'andamento in Borsa dei titoli dei settori presi in esame. Dopo le perdite del primo trimestre 2020, la capitalizzazione complessiva delle maggiori multinazionali alla data del 26 marzo scorso è superiore del 15,4% rispetto alle quotazioni di fine 2019, con la parte del leone per l'elettronica e le big tech. Non riescono a risollevarsi, invece, le performance di borsa dei produttori di aeromobili, dei colossi dell'oil&gas e delle multinazionali delle bevande che restano con ribassi a due cifre.
Un caso a parte riguarda poi i produttori di auto che registrano un balzo della capitalizzazione del 39%, nonostante il drastico calo delle vendite. A fare da traino al settore, l'annuncio a fine novembre scorso del primo vaccino anticovid cui si è aggiunta la prospettiva di nuovi modelli di auto ibride o elettriche, le cosiddette vetture "green" che stanno facendo da catalyst per la ripresa del comparto.
(Giancarlo Navach, in redazione a Milano Sabina Suzzi)