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Processo in Vaticano farà luce anche su fallita scalata a Carige

Pubblicato 19.07.2021, 17:21
Aggiornato 19.07.2021, 17:28
© Reuters. Cupola di San pietro vista al tramonto da Via della Coonciliazione, a poche ore dalla messa di Natale celebrata da papa Francesco. Roma, 24 dicembre 2020. REUTERS/Guglielmo Mangiapane/File Photo

di Giselda Vagnoni

ROMA (Reuters) - Un fallito tentativo di scalata su Banca Carige (MI:CRGI) nel 2018 sarà sotto i riflettori del processo che si apre a fine mese in Vaticano e che è legato agli sforzi di Papa Francesco di fare pulizia nelle finanze della Santa Sede dopo decenni di scandali.

    Indebolita da cattiva gestione e crediti in sofferenza, Carige fu posta in amministrazione straordinaria dalla Banca centrale europea all'inizio del 2019, dopo che uno dei principali azionisti, Raffaele Mincione, non era riuscito ad assumere il controllo del consiglio di amministrazione.

I promotori di giustizia del Vaticano ipotizzano che Mincione abbia comprato una quota in Carige con denaro frutto di peculato, in parte proveniente dall'obolo di San Pietro.

Le autorità vaticane hanno chiesto il rinvio a giudizio per Mincione e altre nove persone, tra cui il cardinale Angelo Becciu, nel quadro di uno scandalo multi-milionario che include anche l'acquisto da parte della Santa Sede di un edificio in uno dei quartieri più eleganti di Londra.

Il processo avrà inizio il 27 luglio. Gli imputati sono tutti in libertà.

Mincione, che abita a Londra, ha sempre respinto le accuse. Il suo avvocato, Luigi Giuliano, non ha voluto fare commenti "volendo preparare le tesi difensive nella massima riservatezza".

L'ex azionista di Carige si dimise dal consiglio di amministrazione nel settembre 2018. Due mesi dopo vendette la proprietà londinese al Vaticano, in un accordo negoziato da un altro intermediario italiano, Gianluigi Torzi, a sua volta imputato.

Torzi ha respinto tutte le accuse, così come Becciu.

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L'accusa ritiene che il Vaticano abbia pagato oltre 350 milioni di euro (410 milioni di dollari) per il palazzo, inclusi i debiti, che era stato acquistato da Mincione per 129 milioni di sterline (177,66 milioni di dollari) appena qualche anno prima.

    Come prova del presunto disegno criminale, gli inquirenti sostengono che Mincione abbia utilizzato una parte di 40 milioni di sterline appartenenti al Vaticano per ripagare un prestito da parte di Torzi per il fallito tentativo di prendere il controllo di Carige.

"Fino a oggi, le fonti aperte alla pubblica consultazione (anche specializzate) non hanno mai messo in evidenza che Mincione si sia fatto finanziare la scalata alla banca ligure con i fondi della Segreteria di Stato", si legge nella richiesta di citazione a giudizio di 487 pagine pubblicata questo mese.

I due broker sono accusati di appropriazione indebita, frode e riciclaggio di denaro. Torzi è accusato anche di estorsione.

    Entrambi hanno affermato che la vendita dell'edificio di Londra non ha alcuna connessione con il prestito per Carige.

    L'avvocato di Torzi, Ambra Giovene ha detto a Reuters che l'accusa non ha ancora provato che parte del prestito da 40 milioni di sterline sia stato trasferito da Mincione al suo cliente, evidenziando come non esista connessione tra i due affari.

    Carige non ha voluto commentare.

(Tradotto da Luca Fratangelo in redazione a Danzica, in redazione Stefano Bernabei, Gianluca Semeraro; luca.fratangelo@thomsonreuters.com, +48587696613)

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