di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - Nel voto sulla riforma del Senato la maggioranza ha raggiunto ieri quota 177, al netto di ribelli Pd e assenti. Un record al quale si è finora opposta una truppa alternativa che è arrivata al massimo a quota 108: un bel divario.
Al risultato hanno contribuito i verdiniani, ormai entrati stabilmente nell'area di governo seppur non formalmente, convinti della necessità di sostenere per ora l'attività di Matteo Renzi, sperando in una futura formazione di un Partito della nazione in grado di superare gli attuali schieramenti.
Fra gli ex berlusconiani o i berlusconiani insoddisfatti continua a esserci agitazione.
Prova ne sia che alla festa di compleanno con i gruppi parlamentari l'altra sera a Roma, si sono notate diverse assenze nonostante l'annuncio di Silvio Berlusconi di voler nuovamente essere attivo nell'agone politico: anni luce dai raduni sfarzosi e glamour del passato.
Ma dura è la vita per chi abbandona l'area di influenza del capo. Il gruppo di Raffaele Fitto non ha ancora preso forma alla Camera: fra fittiani e i quattro ex leghisti di Flavio Tosi la pattuglia è ferma a quota 16 e mancano ancora quei quattro deputati che potrebbero permettere al gruppo di formarsi, si attendono evoluzioni. Soprattutto al momento pare mancare ai fittiani la capacità attrattiva di una forza politica stabile.