ROMA (Reuters) - Le elezioni regionali siciliane di domenica 5 novembre rappresentano l'ultimo test per i partiti prima delle Politiche del 2018.
In base agli ultimi sondaggi disponibili, si profila un testa a testa tra il centrodestra e il Movimento 5 Stelle mentre il Pd, prima forza di governo, si avvia a una sconfitta.
Il segretario dei dem ed ex premier, Matteo Renzi, ha derubricato il test a competizione locale e difficilmente vedrà minacciata la sua leadership poiché gode di una maggioranza robusta nel partito e il voto generale è alle porte. Una batosta potrebbe però aprire i giochi nel centrosinistra.
Gli ultimi sondaggi risalgono al 20 ottobre. Per Demopolis, il candidato del centrodestra, Nello Musumeci, sarebbe al 36% e Giancarlo Cancelleri di M5s al 35%. Demos quota il primo al 35,5%, contro il 33,2% del leader dei pentastellati siciliani.
I poll danno molto indietro, tra il 16 e il 21%, Fabrizio Micari, sostenuto da Pd e Ap. Claudio Fava, di Mdp, raccoglie tra il 7 e il 14%.
Al 20 ottobre, aggiunge Demopolis, soltanto il 48% degli aventi diritto era certo di recarsi alle urne.
LE CONSEGUENZE SUL VOTO DEL 2018
Per i grillini, la vittoria sarebbe "un bel soffio di vento nelle vele", commenta Giovanni Orsina, storico e politologo della Luiss di Roma. Ma "dire che prenderebbero la volata per vincere le Politiche mi sembra forte", aggiunge.
Se Cancelleri sconfiggesse Musumeci, "sarebbe un segno che, almeno nel Sud, i 5 Stelle hanno la possibilità di vincere nei collegi uninominali" previsti dalla nuova legge elettorale.
Nel centrodestra, la partita riguarda i rapporti di forza tra Silvio Berlusconi e il capo della Lega, Matteo Salvini. "La cosa più importante è la suddivisione dei candidati nei collegi uninominali", dice ancora Orsina. In caso di vittoria in Sicilia, un buon risultato della lista appoggiata da Lega e Fratelli D'Italia "potrebbe avere un peso".
Renzi, reduce dalle polemiche sulla legge elettorale e sulla riconferma di Ignazio Visco alla guida di Bankitalia, non viene messo in discussione come segretario.
"Quale che sia il risultato in Sicilia non ci sarà nessun 'golpe' per cambiare il segretario del Pd. Lui ha vinto le primarie, non sarebbe giusto e neppure possibile da statuto", ha detto in una recente intervista il ministro della Giustizia ed esponente della minoranza dem, Andrea Orlando.
Ma una fonte di Palazzo Chigi avverte: "Ci sarà probabilmente una discussione su chi può unire la coalizione di centrosinistra. Sarà inevitabile. A quel punto, qualcuno potrebbe iniziare a tirare [il premier Paolo] Gentiloni per la giacca".
LO SCENARIO SICILIANO
Il vincitore in Sicilia rischia di non avere la maggioranza all'assemblea, composta da 70 consiglieri eletti nelle 9 province e nei listini regionali dei candidati alla presidenza.
Sugli equilibri potrebbe pesare il voto disgiunto, che permette di scegliere un presidente e un candidato consigliere ma di diverso colore politico.
Il centrodestra punta sulla notorietà di Musumeci per ampliare i consensi: "Andando in giro, è quello che dicono le persone: sono di sinistra ma voto te perché mi fido, perché ti conosco", dice una fonte vicina al candidato.
Nonostante questo, anche Musumeci potrebbe essere obbligato ad alleanze e guardare a Renzi e Angelino Alfano.
Un trionfo di Cancelleri potrebbe invece spingere i pentastellati al dialogo con Mdp: "Se alcuni temi coincidessero, perché no?", dicono fonti M5s, citando la sanità e il taglio ai vitalizi. Ma "senza dargli assessori".