Cos’è la recessione? Quest’ultima si registra in macroeconomia quando l’indicatore di ricchezza economica prodotta nel paese, il prodotto interno lordo (PIL), non cresce per almeno due trimestri consecutivi. La prolungata riduzione dell’attività economica genera una riduzione della fiducia degli operatori economici, degli investimenti e ha effetti anche all’estero, attraverso la riduzione delle importazioni e delle esportazioni.
Significato recessione economica
Il prolungato ridursi delle attività dell’economia dà luogo alla recessione ma è importante distinguere il significato della recessione economica da un rimbalzo tecnico, ad esempio quando il prodotto interno lordo diminuisce per un solo trimestre; in quel caso non si ha recessione. Un rimbalzo tecnico si può avere per effetto della riduzione dei prezzi o per motivi stagionali e non crea le premesse per una recessione dell’economia.
Recessione: cosa succede, effetti e disoccupazione
La riduzione dell’attività economica può essere causata da una riduzione dei prezzi dei beni e dei servizi oppure da una diminuzione dei volumi. La recessione diviene profonda e grave quando entrambi, prezzi e volumi, diminuiscono, quindi cosa succede? La riduzione dell’attività economica diminuisce la capacità delle imprese di investire, di acquistare beni e servizi, aumenta la disoccupazione e può anche avere effetti sul cambio, cioè sul prezzo relativo dei beni a livello internazionale.
Come si misura la recessione
Le componenti del prodotto interno lordo sono i consumi, gli investimenti, le esportazioni, la spesa pubblica e le importazioni e sono misurati dall’ufficio nazionale di statistica su base trimestrale; la loro prolungata riduzione dà luogo alla recessione.
Il calcolo del tasso di crescita dell’economia (g) si calcola come segue:
PIL t – PIL t-1
_________ = g t
PIL t-1
Si deve considerare il PIL depurato delle componenti cicliche e stagionali. Quando il PIL t diminuisce rispetto al PIL t-1 allora si ha una riduzione del tasso di crescita g t. Per avere la recessione tale riduzione deve verificarsi per almeno due trimestri.
Recessioni nella storia moderna
Gli anni 2000 sono stati funestati da due gravi e profonde crisi recessive: la crisi subprime del 2007-2010 e la crisi pandemica del 2020-2021. La crisi del 2007 è stata innescata da una riduzione del valore degli asset immobiliari negli Stati Uniti, gravati da una alta percentuale di prestiti, in forma di mutui subprime, cioè mutui con un alto rischio di insolvenza del credito; subprime, infatti, vuol dire sotto il tasso prime, cioè sotto ai requisiti minimi di concessione del credito ordinario. Questa riduzione dei prezzi immobiliari ha aumentato i default dei mutui, ha innescato i fallimenti degli intermediari dei mutui e per via del meccanismo di forte interconnessione globale dei mercati finanziari, ha esportato all’estero la crisi, colpendo l’Europa e il resto del mondo.
Nel gennaio 2020 il World Health Organization ha dichiarato lo stato di pandemia e molti governi dei paesi del G7 hanno deciso di imporre la riduzione delle attività economiche non essenziali, di contatto e di svago per ridurre la circolazione del virus e i contagi. Questa limitazione è durata alcuni mesi e ha ridotto i consumi e la produzione. I servizi turistici e alla persona hanno subito le perdite maggiori e in alcuni paesi non c’è stato intervento governativo di sostegno. L’Europa ha destinato ingenti risorse per contenere il crollo dell’economia. Nonostante la politica fiscale espansiva, in Italia nel 2020 il PIL è sceso di oltre il 9% rispetto al 2019, la perdita più grave dai tempi del dopoguerra. Nel 2021 l’economia si è parzialmente ripresa, recuperando circa il 6,6%, secondo i dati della Commissione Europea. Storicamente pirma di una recessione si verifica un periodo prolungato di inflazione.
I limiti del PIL
Il prodotto interno lordo è la misura contabile della quantità di beni, servizi e redditi prodotti e scambiati nell’economia in un periodo. Molti economisti si interrogano però sulla validità di tale misurazione, meramente contabile, della ricchezza. Molte dimensioni economiche sono infatti ignorate nel PIL, come il volontariato, l’attività di autoproduzione e il benessere dei cittadini.
Le attività del cosiddetto terzo settore, come il volontariato vengono spesso svolte senza compenso, per spirito altruistico e per via del mancato pagamenti, non hanno una valorizzazione contabile nel PIL. L’autoproduzione, come l’orto casalingo oppure altre attività non di mercato, non hanno una valorizzazione contabile nel PIL. Gli studi sono però concordi sul fatto che un’economia dove i cittadini si dedicano al prossimo e all’autoproduzione, sono più felici e sereni. Il benessere ha un impatto positivo sul PIL, ma esso non è contabilizzato. Per colmare questo gap, l’OCSE ha creato l’indicatore di Benessere Equo e Sostenibile, il BES, che misura nelle diverse dimensioni qualitative il grado di benessere di un paese, la vera ricchezza.
IL BES nel periodo della pandemia non è sceso tanto quanto è sceso il PIL, poiché molti italiani hanno donato denaro e risorse per combattere la crisi pandemica.