L’inflazione misura quanto i prezzi dei beni consumati e dei servizi richiesti variano in un periodo di tempo. La crescita del livello dei prezzi ha effetti complessi e di difficile valutazione; la variazione dei prezzi è sintomo di un’economia che cresce e scambia con vivacità, ma l’inflazione si comporta come una tassa, aggravando il prezzo pagato dai consumatori finali. A causa di questa natura, l’inflazione va tenuta sotto controllo dalle autorità di politica economica, monetaria e fiscale.
E’ fondamentale che l’ufficio nazionale di statistica crei l’indice dei prezzi considerando i beni e i servizi rappresentativi dell’intera economia; negli anni ’80 era giusto avere il walkman nel paniere ISTAT dell’indice dei prezzi, mentre oggi vi troviamo lo smartphone e il tablet. Le abitudini di consumo cambiano e questo deve riflettersi nella composizione del paniere da cui viene calcolato l’indice dei prezzi.
L’inflazione ha un comportamento ciclico durante l’anno, aumenta durante le festività e le vacanze, grazie ai maggiori consumi della popolazione e per questo l’indice dei prezzi viene depurato degli effetti stagionali.
Inflazione: significato semplice
Per dare una definizione su cosa significa inflazione possiamo dire, in parole semplici, che è un importante indicatore economico che misura quanto i prezzi dei beni consumati e dei servizi richiesti in un periodo di tempo, ad esempio un mese, variano in aumento o in diminuzione. Quindi cosa significa inflazione? L’inflazione influenza il potere d’acquisto dei consumatori, incide sul valore dei salari dei lavoratori e sul valore nominale dei debiti e dei crediti. Sono frequenti nei paesi OCSE i meccanismi di indicizzazione dei salari per garantire che il potere d’acquisto dei lavoratori non sia inciso troppo dalla crescita dei prezzi.
Per controllare la crescita dell’inflazione molti governi hanno deciso di esplicitare limiti alla crescita dei prezzi, inserendo una regola nel mandato della banca centrale. La Banca Centrale Europea, ad esempio, ha un obiettivo di crescita del livello dei prezzi fissato al 2%, superato il quale deve operare attivamente per contenere la crescita dei prezzi, anche sacrificando altri obiettivi economici come l’occupazione o il tasso di cambio.
Esiste una tentazione politica nell’inflazione, poiché essa riduce il valore reale del debito pubblico, permettendo al Governo di indebitarsi di più.
Come si calcola l’inflazione: formula ed esempio
Il tasso di inflazione si calcola utilizzando l’indice dei prezzi, che viene calcolato dagli uffici di statistica nazionale su base mensile, come l’ISTAT.
La formula dell’inflazione è:
Indice prezzi t – Indice dei prezzi t-1
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Indice dei prezzi t-1
Esempio: Se l’indice dei prezzi nel marzo 2022 è pari a 105 e a febbraio era pari a 104, il calcolo dell’inflazione mensile è il seguente:
(105 – 104) / 104 = 0.01%
Cause e conseguenze
Le cause dell’inflazione e degli aumenti dei prezzi sono di diversa natura; possiamo individuare le pressioni sulla domanda di beni, le pressioni sull’offerta di beni, la riduzione della concorrenza dei mercati e le altre rigidità.
Esempio: Quando aumenta la domanda di alcuni beni, i loro prezzi aumentano e questo causa un aumento corrispondente dell’indice dei prezzi. Quando si riduce l’offerta di beni, i loro prezzi aumentano, generando un aumento dell’indice dei prezzi.
Se in un sistema economico si riduce la concorrenza nella produzione e scambio di beni e servizi, è possibile per i produttori aumentare i prezzi senza incorrere in perdite di quote di mercato e così spingono al rialzo l’indice dei prezzi.
L’aumento dei prezzi può anche essere causato dalla presenza di rigidità strutturali, come i monopoli naturali che non permettono un aggiustamento dell’offerta.
Le conseguenze dell’inflazione sono riconducibili ai comportamenti dei consumatori e dei lavoratori, che vengono fortemente incisi dall’aumento dei prezzi. I consumatori che osservano un incremento dei prezzi, possono cercare di ridurre la domanda di beni e servizi che sono aumentati di prezzo, preferendo quelli che hanno subito un minore incremento, ma questa strategia non è applicabile in caso di beni che non sono sostituibili, come ad esempio i carburanti. I lavoratori che osservano un aumento dei prezzi reagiscono chiedendo un aumento salariale al fine di recuperare il potere d’acquisto. L’aumento dei salari innesca però una spirale inflattiva, prezzi-salari-prezzi, che ha potenziali effetti negativi sull’intera economica.
Nell’esperienza italiana degli anni ’70 e ’80 a causa del forte aumento dei prezzi originati nel petrolio, il Governo aveva creato un meccanismo automatizzato di indicizzazione dei salari alla variazione dei prezzi, la cosiddetta scala mobile; questa indicizzazione permetteva l’aggiustamento automatico dei salari, così che nessun lavoratore perdesse potere d’acquisto, ma parimenti alimentava il fenomeno inflattivo che andò rapidamente fuori controllo. Con referendum popolare si abolì l’indicizzazione automatica dei salari e si passò alla contrattazione biennale o triennale per recuperare il potere d’acquisto (vedi l’attuale Indice dei prezzi in Italia).
Differenza tra inflazione e deflazione
L’inflazione misura quanto i prezzi dei beni consumati e dei servizi richiesti crescono in un periodo di tempo, mentre il fenomeno opposto, cioè la diminuzione dei prezzi, si chiama deflazione. La differenza tra inflazione e deflazione non è solo meramente algebrica, ma più profonda e strutturale nell’economia. Un sistema economico vede diminuire i prezzi dei beni e dei servizi quando la domanda crolla, oppure quando l’offerta è troppo abbondante. I casi più gravi sono però quelli in cui non vi sono più investimenti e fiducia nell’economia. Gli agenti economici, famiglie e imprese, decidono di non consumare, i magazzini si riempiono e le imprese per svuotarli vendono a prezzi ribassati le scorte, generando la diminuzione dell’indice dei prezzi.
Inflazione nella storia
La storia moderna ha imparato una dura lezione di politica economica dalla Germania nel periodo post prima guerra mondiale. La Germania, perdendo la guerra, era stata condannata a pagare le spese di guerra ai paesi vincitori e per fare ciò stampava marchi, senza poter contare sulla ripresa della produzione e del reddito, anche per via al fatto che molti tedeschi in età da lavoro erano morti nel trincee. La stampa di moneta creò inflazione che raggiunse le 3 cifre su base annua. L’iper inflazione alimentò il caos economico fino alla decisione di eliminare il marco, distruggendo i risparmi e la ricchezza dei cittadini. Da questa lezione l’Europa ha imparato che per avere la stabilità economica è necessario il controllo dell’inflazione (vedi Indice dei Prezzi zona euro). Storicamente dopo un prolungato periodo di inflazione potrebbe verificarsi un periodo di recessione.