Che cos’è il petrolio?
Il petrolio è un liquido oleoso, più o meno denso e viscoso, di colore da giallo a bruno scuro e a nero, dotato di fluorescenza da verde ad azzurra, di odore caratteristico, costituito prevalentemente da idrocarburi liquidi che contengono disciolti idrocarburi naturali solidi o gassosi, accompagnati da relativamente piccole percentuali di composti ossigenati, solforati, azotati. Si ritrova in sacche o falde permeanti le rocce porose a profondità variabili da poche decine di metri a qualche kilometro. Il petrolio estratto viene raffinato per ottenere i carburanti, la plastica e altri materiali.
Che cosa è il petrolio sui mercati finanziari?
Il petrolio rappresenta il commodity energetico più scambiato nei mercati finanziari, sia nei mercati a pronti che a termine. Questo è dovuto al fatto che insieme agli altri beni energetici, ha una domanda forte e costante ed è molto difficile sostituirlo con altri propellenti.
Il petrolio viene scambiato e prezzato sui mercati in base al tipo, che dipende dalle zone di estrazione e dalle caratteristiche chimico fisiche, come la purezza e la presenza di scorie. Il petrolio estratto nella penisola araba, l’Arabian Light, insieme a quello statunitense, il West Texas Intermediate (WTI), ha le migliori caratteristiche chimico fisiche e mostra, quindi, i prezzi più altri sui mercati finanziari delle commodity. Il petrolio russo o canadese, le sabbie botuminose hanno alte percentuali di scorie e impurità, quindi maggiore costo di raffinazione, hanno un prezzo minore. Il petrolio estratto nel Mare del Nord, il Brent Crude, ha una qualità buona, ma non uguale a quella del Arabian Light o del West Texas Intermediate.
Come si fa a investire sul petrolio?
Per investire nel petrolio si può scegliere di acquistare sul mercato a pronti (spot), oppure di sottoscrivere contratti finanziari il cui prezzo è legato a quello del petrolio, come i contratti derivati di tipo futures o le opzioni. Se si sceglie l’investimento sul mercato spot si devono considerare i costi di consegna e stoccaggio del greggio, che sono, invece, assenti per i contratti finanziari. La borsa di Chicago è la più sviluppata al mondo per lo scambio di commodity, anche energetiche come il petrolio sia a pronti che a termine.
Quali sono le aziende petrolifere?
Lo sviluppo tecnologico ha permesso di estrarre il petrolio, raffinarlo, trasportarlo e consumarlo su scala mondiale; le aziende che hanno sviluppato questo business già a partire dal XIX secolo sono le sette sorelle: tre sono nate dalla frantumazione del gruppo americano Rockefeller (Exxon, Mobil oil e Socal), altre due sono statunitensi (Texaco e Gulf oil), una è anglo-olandese (Royal dutch shell) e una inglese (British Petroleum).
L’imprenditore americano John D. Rockfeller è considerato il fondatore dell’industria petrolifera, con la Standard Oil e la sua figura è stata descritta anche in numerosi film; celebre è il film ‘Il Petroliere’ che narra la storia dello sviluppo dell’industria petrolifera, dello sfruttamento delle terre americane e dello sviluppo capitalistico violento.
Che cos’è l’OPEC?
Nel 1960 fu creata la Organization of the Petroleum Exporting Countries (OPEC) che riunisce i principali paesi produttori di petrolio: paesi arabi, Venezuela e alcuni paesi africani, come il Congo. L’OPEC ha sede in svizzera. Obiettivo dell’OPEC è di garantire i profitti dello sfruttamento del petrolio ai paesi che sono proprietari dei giacimenti, a sfavore delle 7 sorelle. Fin dal momento della sua nascita l’OPEC riuscì non solo a impedire ribassi del prezzo di mercato, ma anche a modificare, a vantaggio dei paesi membri, i termini dei contratti di concessione dei giacimenti alle sette sorelle. L’essere diventati proprietari, a tutti gli effetti, della maggior parte dei giacimenti situati sui loro territori ha conferito ai governi dei paesi esportatori, soprattutto a quelli del Golfo Persico, un ruolo geopolitico considerevole. Non sono membri dell’OPEC alcuni grandi paesi produttori, come gli Stati Uniti, la Russia, il Messico, la Gran Bretagna e la Norvegia.
Le problematiche ambientali
L’estrazione del petrolio crea numerosi problemi ambientali nell’estrazione, nel trasporto e nel consumo. L’attività estrattiva distrugge l’ambiente circostante e con alcune tecniche estrattive, come il fracking, si creano anche problemi di natura sismica, poiché si inducono delle esplosioni per arrivare al deposito di greggio situato in profondità sotto terra. Il trasporto di petrolio è pericoloso, data l’infiammabilità del greggio e la sua natura bituminosa; in caso di sversamento accidentale il petrolio distrugge l’ambiente e l’ecosistema marino e terrestre. Il disastro petrolifero più grave della storia, finora, è stato quello della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico in Louisiana nel 2010; la piattaforma di British Petroleum stava perforando un pozzo petrolifero che si trovava a 1500 metri sotto il livello del mare e, a causa di un incendio, la piattaforma è esplosa, per poi naufragare in mare. Le valvole del pozzo non hanno retto alla pressione del greggio, che si è riversato in mare creando una marea nera di milioni di barili, creando immensi danni alla flora e alla fauna dell’intero Golfo del Messico. Il consumo di idrocarburi, come il petrolio, immette in atmosfera massicce quantità di componenti inquinanti, come l’anidride carbonica e l’azoto. La transizione ecologia verte, infatti, sulla riduzione del consumo di idrocarburi attraverso la trasformazione energetica verso fonti energetiche più verdi e rinnovabili.