Cos’è la disoccupazione
La disoccupazione è una condizione che caratterizza alcuni lavoratori nell’arco della loro vita che può essere di breve o lunga durata. E’ definita dagli uffici statistici nazionali come quella condizione in cui si trova un lavoratore che ha perduto la sua precedente occupazione da meno di diciotto mesi, cerchi attivamente un lavoro e non abbia una retribuzione per più di due ore settimanali.
La disoccupazione è data dal rapporto tra disoccupati, rispetto alla forza lavoro. La forza lavoro è la popolazione attiva, che lavora o che cerca lavoro nella fascia d’età dai 15 ai 64 anni residente nel paese: Disoccupazione = (Disoccupati) / Forza Lavoro (approfondisci sulla formula del tasso di disoccupazione).
Politiche contro la disoccupazione
Per comprendere meglio cos’è la disoccupazione bisogna capire che è un fenomeno complesso, che dipende dalla struttura del mercato del lavoro, dalla struttura della società, dalle condizioni del ciclo economico, dal progresso tecnologico e dall’istruzione.
Negli ultimi due decenni nei paesi occidentali si è assistito ad un aumento delle politiche contro la disoccupazione dovute ad una aumento della disoccupazione delle fasce di lavoratori poco qualificati, poco formati le cui mansioni sono state sostituite con l’automazione, grazie allo sviluppo industriale e tecnologico (controlla il tasso di disoccupazione in Italia).
Lo stato di disoccupazione per un lavoratore è di difficile soluzione, se ad esso si sommano altre infauste eventualità, come una crisi economica, la pandemia oppure l’obsolescenza delle sue competenze per via del progresso tecnologico.
Gli Stati in passato hanno adottato delle politiche passive, come gli assegni di disoccupazione, che però hanno effetti perversi sui lavoratori, riducendo l’incentivo a trovare una nuova occupazione. Oggi gli Stati attivano politiche di tipo attivo per combattere la disoccupazione, soprattutto di lungo termine, come la riqualificazione professionale e la mobilità e cercano di ridurre fino ad eliminare le politiche passive contro la disoccupazione, come i sussidi a pioggia che disincentivano la ricerca di nuovo lavoro.
Disoccupazione frizionale: cos’è
La disoccupazione frizionale è quella che si registra laddove il mercato del lavoro non funziona in modo fluido, ma incontra delle frizioni per cui alcuni lavoratori non trovano lavoro e alcune imprese non riescono a trovare lavoratori. E’ una condizione che dipende dalle norme giuridiche, dalle strutture sociali e può essere influenzata dalla presenza di un sistema di welfare che sostenga i disoccupati, disincentivandoli a trovare un’occupazione.
Disoccupazione strutturale
Come vediamo ci sono diversi tipi di disoccupazione e la disoccupazione strutturale è quella percentuale di lavoratori che non trovano lavoro perché non vi sono tutte le condizioni che permettano la piena occupazione. In termini pratici significa che l’economia può occupare il 95% dei lavoratori, con una disoccupazione strutturale del 5%. Questi lavoratori possono essere in un periodo di non lavoro per vari motivi, come l’anno sabbatico, il congedo per maternità o per altri motivi personali, oppure perché si trovano nel periodo ‘morto’ tra un lavoro e un altro.
Disoccupazione ciclica
La disoccupazione ciclica è quella variazione della disoccupazione legata al ciclo economico, che può essere in fase espansiva, riducendo la disoccupazione oppure in fase restrittiva, aumentando più del necessario la disoccupazione.
Disoccupazione volontaria
La disoccupazione volontaria è quello stato di non lavoro che viene scelto dai lavoratori; si può verificare quando il lavoratore decide di abbandonare il lavoro per riqualificarsi oppure per dedicarsi ad altro.
Disoccupazione stagionale
La disoccupazione stagionale è un fenomeno diffuso nelle aree geografiche che vivono di attività economica stagionale; un esempio è l’isola turistica, che viene presa d’assalto solo pochi mesi l’anno, durante i quali i lavoratori sono impegnati 7 giorni su 7, per poi essere disoccupati per i restanti mesi dell’anno.
Disoccupazione giovanile e il fenomeno NEET
La fascia giovane della popolazione che non ha mai avuto accesso al mondo del lavoro deve superare maggiori difficoltà nell’occupazione; molti Governi incentivano l’occupazione giovanile offrendo sgravi alle imprese. Purtroppo queste politiche contro la disoccupazione giovanile non bastano e si osserva che sia quasi doppia della disoccupazione delle altre fasce d’età in gran parte dell’Europa.
In molti paesi la disoccupazione giovanile si accompagna alla carente formazione, sia professionale che scolastica e alla non ricerca attiva di lavoro. Questi giovani si chiamano NEET: Not Employed, Educated and Trained. Sono i giovani scoraggiati, disoccupati, senza istruzione e formazione e costituiscono un problema prospettico per l’economia e soprattutto la società perché rischiano di diventare adulti poveri ed emarginati. E’ molto difficile coinvolgere questi giovani nel mercato del lavoro, nell’istruzione e nella formazione e solo le politiche attive funzionano, come insegna l’esperienza dei paesi del Nord Europa; con le politiche attive contro la disoccupaizone, il giovane riceve un contributo in cambio dell’obbligo di formazione, aiutandolo ad uscire dallo stato di disoccupato.
Inoccupato o disoccupato?
La definizione statistica di disoccupazione introduce alcuni requisiti piuttosto rigidi senza i quali non si parla di disoccupazione, l’aver perso il lavoro da meno di 18 mesi, la ricerca attiva e l’assenza di una retribuzione decente. Colui che non ha mai lavorato, cerca attivamente un impiego e non ha una retribuzione decente, è inoccupato. Se un lavoratore ha un lavoro per poche ore a settimana, può risultare sotto occupato, ma non disoccupato. Non si tratta solo di noiose definizioni, perché gli inoccupati e i sotto occupati non accedono ai benefici definiti nella maggior parte dei paesi, destinati ai disoccupati come il sussidio di disoccupazione o il reddito di inclusione (o reddito di cittadinanza).