Leva finanziaria: cos’è e definizione
La leva finanziaria rappresenta un importante indicatore di indebitamento nell’investimento. Esso viene calcolato dal rapporto tra il totale del capitale investito e la dotazione propria.
La scelta di investire utilizzando la leva finanziaria (leverage in inglese) è dettata dalla propensione al rischio dell’investitore, che decide di correre forti rischi finanziari. Gli effetti moltiplicativi della leva finanziaria danno luogo a perdite che possono diventare difficili da gestire, anche per grandi operatori finanziari.
La leva finanziaria si puo’ calcolare per molte categorie d’investimento, come i contratti derivati ed è una caratteristiche importante delle operazioni di securitization (cartolarizzazione). La possibilità di utilizzare della leva finanziaria, per esempio grazie alla presenza di strumenti finanziari complessi come i derivati o le pratiche di securitization o lo short selling (vendita allo scoperto) aumentano i rischi nei sistemi finanziari con effetti complessi da gestire in caso di crisi.
Effetto leva finanziaria
Nella storia si ricorda il caso della Banca Barings, che aveva permesso ad un suo trader di investire pesantemente con il meccanismo della leva finanziaria sull’indice giapponese Nikkei. Nel 1995 a causa del crollo del Nikkei e delle perdite causate dall’effetto leva finanziaria (moltiplicativo) vide svanire l’intero suo capitale sociale e fu acquistata per £1 dalla banca olandese ING.
Come si calcola la leva finanziaria?
La leva finanziaria viene calcolata dividendo il totale del capitale investito per la dotazione iniziale. La leva finanziaria si può calcolare per qualsiasi tipo di investimento in tutti i mercati.
Esempio
Se ho €100 e voglio investire utilizzando la leva finanziaria, prendo a prestito €900 (al costo di €50 di interessi) e ottengo così un capitale investito di €1000, a fronte di una dotazione iniziale di soli €100. La leva è, quindi, pari a 10. Se dall’investimento ottengo un risultato netto di €300, perché vendo a €1350 ciò che avevo acquistato a €1000, avrò un rendimento del capitale proprio del 300%; se dall’investimento ottengo una perdita netta di €300, parimenti avrò un rendimento negativo superiore al 300%.
Che cos’è la leva finanziaria dei contratti derivati?
I contratti derivati come gli swap, i future e le opzioni sono strumenti finanziari caratterizzati dal fatto che il loro prezzo ‘deriva’ da quello di un’altra attività finanziaria, detta sottostante, come le obbligazioni (cosa sono le obbligazioni), le azioni, le valute, l’oro o il petrolio. Chi acquista un’opzione o un future sul petrolio non vuole la proprietà del barile, ma scommette sulle oscillazioni del suo prezzo. Questi contratti prevedono che per avere la posizione (di acquisto o di vendita) sia necessario un esborso limitato, detto margine, proporzionale al prezzo dell’asset.
Gli intermediari di mercato (trading brokers) controllano che i margini di questi contratti siano sempre sufficienti a coprire le oscillazioni di prezzo che si registrano giornalmente. Il rapporto tra il margine pagato e il valore nominale della scommessa è molto alto ed è un indicatore di leva finanziaria per questi strumenti (guarda i broker con maggiore leva).
La leva finanziaria della securitization
La securitization, in italiano cartolarizzazione, è una tecnica finanziaria che serve per ottenere risorse finanziarie aggiuntive. E’ un processo attraverso il quale una o più attività finanziarie illiquide, ma in grado di generare dei flussi di cassa, come i crediti di una banca o un’attività di proprietà dello Stato, vengono trasformate in attività divise e vendibili e poi collocate presso gli investitori. A fronte di una unità di attività finanziaria si ottengono altre attività finanziarie, che crescono grazie alla leva finanziaria.
La cartolarizzazione si è sviluppata molto a partire dagli anni ’90 ed è considerata alla radice delle cause della crisi finanziaria del 2007-2009. La cartolarizzazione ha, infatti, consentito alle banche di alimentare la crescita dei mutui subprime. Al momento della discesa dei prezzi degli immobili, i valori dei mutui è sceso e a causa della leva finanziaria le perdite sono diventate più che proporzionali per le banche e gli intermediari creditizi. Ciò ha innescato il crollo.
La leva finanziaria delle imprese
Anche un’impresa può investire utilizzando la leva finanziaria. In particolare quando il rapporto tra il totale del passivo rispetto al capitale d’impresa è maggiore di 1, ciò indica che l’impresa si indebita in modo più che proporzionale rispetto al capitale che detiene. Per alcune imprese tale rapporto può diventare altissimo, mostrando una forte propensione al debito e al rischio. Ciò è frequente nel settore finanziario e bancario. La scelta di indebitamento delle imprese è anche condizionata dal trattamento fiscale del debito, rispetto alle altre fonti di finanziamento, come il capitale o gli utili d’impresa.
Nella scelta di aumentare la “leverage” la tassazione ha un ruolo non neutrale, come invece dovrebbe essere. Sappiamo, infatti, che mentre gli utili d’impresa vengono tassati quando sono distribuiti ai soci e agli azionisti. Gli interessi pagati sul debito costituiscono un costo di esercizio e, quindi, riducono l’utile di esercizio insieme alle imposte da pagare.
Ragioni che spingono l’impresa ad aumentare la leva finanziaria
La scelta di aumentare le fonti di finanziamento d’impresa ricorrendo al debito, aumentando così la leva sono condizionate dalle scelte del management dell’impresa. Le imprese possono preferire il debito rispetto ad altre fonti di finanziamenti anche per via del vantaggio fiscale di questo, rispetto ad altre fonti di finanziamento.
La scelta di aumentare la leva finanziaria può però avere effetti nefasti sulla salute delle imprese. Se il debito cresce troppo e il fatturato invece no, diviene difficile restituire il prestito e la leva finanziaria amplifica la crisi d’impresa e la accelera.