Di Alessandro Albano
Investing.com - I titoli di Stato americani hanno reagito in maniera contrastata ai commenti del presidente della Federal Reserve di St Louis, con Wall Street che invece si prepara ad un nuovo rimbalzo in vista dell'apertura odierna dopo le vendite di venerdì. Al momento, i futures indicano un rialzo di 200 punti per il Dow Jones, di 45 punti per il Nasdaq e di 15 punti per lo S&P 500.
Dopo la previsione della Fed di due rialzi dei tassi nel 2023, ci ha pensato James Bullard ha provocare un ulteriore grattacapo all'obbligazionario statunitense, con la curva dei rendimenti misurata dallo spread tra il titolo a due anni e quello a 30 anni che, appiattendosi, è tornata ai livelli dello scorso febbraio.
Secondo Bullard, la prima stretta sui tassi arriverà già nel 2022 con la riduzione agli stimoli monetari che si presenterà in anticipo rispetto alle previsioni della stessa banca.
Per il presidente della Fed di St.Louis, "è naturale che si riducano gli stimoli man mano che la pandemia finisce" ed è normale che la banca centrale diventi "più hawkish per contenere le pressioni inflazionistiche". Per il banchiere, l’inflazione correrà al 3% nel 2021, al +2,5% nel 2022 per poi normalizzarsi sull'obiettivo della Fed del 2%.
Dopo un azionario che ha perso l'1,6% (Dow Jones) nell'ultima seduta settimanale a seguito delle dichiarazioni del banchiere di St.Louis, i titoli a breve scadenza sono finiti sotto il mirino delle vendite: il Treasury ad un anno aumenta del 5,4% ad un rendimento dello 0,094%, mentre il biennale segna il +1,71% allo 0,2624%. Schizza il titolo a tre mesi, +11% allo 0,046%.
Andamento inverso per la scadenze più lunghe, con decennale in calo dello 0,8% all'1,438% e ventennale in ribasso dello 0,3% ad un rendimento dell'1,972%.
Jim Reid di Deutsche Bank (DE:DBKGn) si concentra sullo spread 5-30 anni e sul movimento della curva che "in questi giorni è stato estremo", con i rendimenti a 5 anni "aumentati di +13,6 punti base, mentre i rendimenti a 30 anni hanno registrato un rally di -12,5 punti base". "La curva dei rendimenti 5 anni-30 anni ha visto il più grande appiattimento di una settimana (-26,1 punti base) in quasi dieci anni", ha affermato l'analista.
"Non posso dire che la mossa abbia molto senso, ma per ora bisogna rispettare i segnali. Alcuni dicono che dimostra che la Fed non sarà mai avventata nell'obiettivo di inflazione e che i prezzi saranno contenuti. Per altri - ha aggiunto Reid - il movimento indica l'inizio di un errore di policy".
Secondo l'esperto, invece, con i rischi al rialzo per l'inflazione, "la Fed si è semplicemente avvicinata un po' a una valutazione realistica dell'equilibrio dei rischi".
Per ANZ Research, se l'inflazione non scenderà nei prossimi mesi, "c'è il rischio reale che quando la Fed si riunirà a settembre e aggiornerà nuovamente le sue previsioni che verranno riviste al rialzo, e più membri indicheranno aumenti dei tassi per il 2022". Secondo il centro studi, "il mercato sarà ora molto sensibile ai rilasci dell'inflazione durante l'estate, piuttosto che esaminarli con cautela come aveva fatto di recente".