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2 strategie di successo per investire i tuoi soldi

Pubblicato 27.02.2015, 13:20
Aggiornato 09.07.2023, 12:32



Leggo spesso di commenti critici circa l’investimento in oro fisico nel lungo termine.
La confusione che si genera è spesso ingiustificata e senza basi, ritengo quindi di dover fare chiarezza, perché, a quanto pare, la questione “investire in oro fisico nel breve o lungo termine” è mal posta e generica.

Le fasi che caratterizzano la gestione di portafoglio sono due: quella “strategica” e quella“tattica”.
La fase strategica di costruzione di un portafoglio dovrebbe individuare quali classi d’attività (asset class), potrà dare i maggiori rendimenti futuri in un’ottica d’investimento di lungo periodo.
Solo a questo punto l’investitore (o il risparmiatore) dovrebbe destinare una parte determinante del suo patrimonio in questa asset class (coerente con i livelli di massimo rischio accettato, ovviamente).
Questa fase si caratterizza come stadio ex ante della gestione del patrimonio.
Nella fase tattica, invece, l’investitore/risparmiatore tenterà di cogliere profitto nei movimenti di brevissimo, breve e medio termine dell’asset class individuata nella fase strategica.
Quindi la fase tattica è una fase ex post.

Le due fasi hanno sempre e comunque un obiettivo basilare: massimizzare i rendimenti (attesi).
La fase strategica è fondamentale. Il risparmiatore deve essere in grado di anticipare i movimenti di lungo termine di una determinata asset class.
Se non si è in grado di riconoscere la classe d’attività che sovraperformerà il mercato, il rischio è quello di intaccare la solidità del patrimonio, condizionando negativamente (nonchè compromettendo) il valore di portafoglio.
La fase tattica di gestione del patrimonio è determinata, invece, dalla volontà di migliorare l’efficienza del portafoglio strategico.

Lasciate che vi racconti una mia esperienza come esempio.
Verso la fine del 1999 avevo previsto lo scoppio di una bolla speculativa sui mercati azionari statunintensi.
Il credito facile e una bolla speculativa di fine secolo aveva dato origine a un clamoroso rigonfiamento delle quotazioni azionarie, soprattutto negli USA (il Dow Jones correva al rialzo dal 1982; il grave crollo azionario dell’ottobre 1987 era stato superato senza gravi traumi e il Dow – dal 1982 al 1999 – era in rialzo del + 1.150%).
Al Nasdaq di New York alcune azioni del settore Internet guadagnavano il + 1.500% nell’arco di un solo anno di contrattazioni.
I mercati azionari USA (ma anche quelli mondiali) erano in preda alla frenesia azionaria di fine millennio.
L’oro e il petrolio, invece, erano classi d’attività fortemente sottovalutate.
Ne dedussi che il ciclo del mercato azionario era giunto al suo “picco”, mentre il ciclo del metallo giallo era giunto ai minimi del suo ventennio (nel 1980 le quotazioni dell’oro erano giunte a quotare più di $800,00 per oncia).
Cominciai a “sottopesare” l’azionario (tranne l’acquisto di azioni minerarie). Nel 2001 cominciai a “sovrappesare” decisamente l’investimento in oro fisico da investimento.
Prevedevo un rialzo delle quotazioni del barile di oro nero che avrebbero portato verso l’alto tutte le commodities; di riflesso, le quotazioni dell’oro sarebbero schizzate al rialzo.
Prevedevo anche la fine del dollaro americano come valuta di riserva (anche se in un arco temporale di 20 – 25 anni dal 2000).
Per tutto il decennio continuai ad accumulare oro da investimento (ed azioni minerarie, con le plusvalenze delle quali acquisivo oro fisico).
Mi presi una pausa a fine 2010.
Mi fermai, l’oro aveva corso per 10 anni consecutivi (a parte una forte pausa ribassista – pullback – durante la crisi dei mutui subprime, l’oro aveva sempre corso al rialzo, mai un pullback durato più di 12 mesi).
Avevo costruito il mio “portafoglio strategico” di lungo periodo; l’asset class di riferimento era l’oro fisico.
Quindi, a inizio 2000 avevo avuto la fortuna di individuare (ex ante) nell’oro fisico l’asset class che mi avrebbe dato le migliori soddisfazioni nell’incipiente inizio del ciclo economico.
Dal 2013 e a fine 2014 sono ritornato nel mercato dell’oro fisico mi sono preposto di acquisire ancora oro fisico per massimizzare i rendimenti di breve termine (tre anni, tre anni e mezzo).
I miei ultimi acquisti fanno parte della fase tattica di gestione del mio portafoglio, quella di breve termine.
Intendo mantenere la mia quota di oro fisico strategico sino alla fine del ciclo dell’oro, mentre la quota di oro fisico che ho acquistato nel 2013 e 2014, la utilizzerò come investimento di breve termine in grado di ottimizzare il rendimento del portafoglio in generale.

Spero di essere stato sufficientemente chiaro:

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  • individuare l'asset class di riferimento (una dalla crescita sicura, eh!) e investire una parte consistente del portafogli;
  • giocare con la restante parte nei cicli di breve termine, cercando di massimizzare il profitto.


Per gestire un portafoglio o un patrimonio è fondamentale che ogni investitore/risparmiatore identifichi quale asset class potrà sovraperfomare il mercato in un’orizzonte temporale di lungo termine.
Per farlo è necessario determinare le fasi di un ciclo finanziario: per esempio, chi avesse acquistato oro fisico nel 1980 al culmine delle sue quotazioni, avrebbe fatto un pessimo investimento se avesse voluto massimizzare i rendimenti nel breve termine perchè il ciclo dell’oro toccava il suo “picco” proprio nel 1980.
Chi avesse investito oro in quell’anno sarebbe stato costretto a tenerlo in portafoglio per almeno 30 anni per avere un rendimento soddisfacente.
Con questo non intendo dire che chi ha investito in oro fisico nel 1980 abbia fatto un’errore: in effetti, a settembre 2011 le quotazioni dell’oro toccavano i $1.921,00 per oncia.
Dipende sempre dall’orizzonte temporale dell’investimento che quel risparmiatore/investitore si era posto nella gestione del suo portafoglio.
Se quell’investitore si era posto un orizzonte temporale di lunghissimo termine (magari per crearsi un proprio fondo pensione in oro), non avrebbe fatto un pessimo investimento, anzi. Ma se vogliamo avvantaggiarci delle potenzialità di un ciclo finanziario è chiaramente fondamentale riconoscere le fasi iniziali del ciclo rialzista di una classe d’attività.

Potremo successivamente incrementare l’efficienza del portafoglio, all’interno dello stesso ciclo, investendo nelle fasi di pausa ribassista (pullback), prendendo profitto anche a breve termine (tre anni).
Ovvio che se abbiamo intenzione di realizzare il maggior profitto nell’arco di un ciclo finanziario, dovremo essere bravi ad individuare l'inizio di una fase rialzista.

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