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Bomba “Brexit” – allarme rosso per la BNS

Pubblicato 24.06.2016, 13:03
Aggiornato 31.08.2022, 18:00

Si prevede che l’impatto del voto a favore della “Brexit” sarà massiccio per il franco.

Come previsto, il CHF è stato uno degli strumenti principali per coprirsi dal rischio di un voto “leave”.

Sull’onda del risultato, l’EUR/CHF è sceso a un minimo pari a 1,06237, anche se poi la coppia è rimbalzata a 1,0723, nonostante l’assenza di forza dell’EUR/USD, il che suggerisce un intervento della BNS.

La BNS ha appena confermato l’intervento diretto sul Forex: in un’e-mail, la banca ha affermato che sta intervenendo sui mercati.

Fra gli investitori, l’EUR/CHF è diventata la coppia preferita per tutelarsi dal rischio Brexit. Nelle ultime settimane, si è rafforzata la correlazione fra l’EUR/CHF e i sondaggi sul referendum. La popolarità del CHF per le operazioni orientate verso rifugi sicuri contro il rischio europeo/britannico non farà che aumentare con l’onda d’urto di questa mattina.

Purtroppo per la BNS, che incoraggia attivamente un indebolimento del CHF, la Brexit probabilmente innescherà altri rischi regionali.

Oltre all’incertezza generale, i referendum previsti nell’Irlanda del Nord e in Scozia metteranno a rischio l’esistenza del Regno Unito, e domenica, gli euroscettici saranno incoraggiati alle elezioni spagnole.

Prevediamo, per il prossimo futuro, un contesto di avversione al rischio centrato sull’Europa, che suggerisce una fase sostenuta di rafforzamento per il CHF.

Ciò metterà sulla difensiva la BNS. La banca centrale svizzera ha assunto, correttamente, una posizione attendista sul fronte della politica per preservarsi una flessibilità totale nel difendere il CHF da ulteriori sopravvalutazioni, con qualsiasi mezzo necessario.

L’espansione del bilancio della BNS segnala che la banca centrale sta intervenendo attivamente sul mercato; tuttavia, poiché ora le riserve totali superano il 95% del PIL annuo svizzero, un’ulteriore espansione potrebbe essere destabilizzante.

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Il prossimo livello sarebbe una stretta sulle esenzioni dai tassi negativi e/o tassi più negativi. Tuttavia, poiché la curva dei rendimenti dei titoli svizzeri è negativa per le scadenze fino a 20 anni, anche se la domanda permane, è improbabile che tassi ancor più negativi forniscano un deterrente efficace per gli investitori avversi al rischio.

Infine, l’esperimento dei tassi negativi è nuovo e non si conoscono le conseguenze di lungo termine.

Ci sono apprensioni non negoziabili sul fatto che i tassi negativi eroderanno i profitti e i bilanci delle banche, mentre i consumatori potrebbero diventare avversi alla spesa, preferendo accumulare contante invece di depositarlo.

Nel complesso, è improbabile che la BNS abbia gli strumenti per proteggere il CHF da una prolungata fase di domanda.

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