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Il petrolio rimarrà basso

Pubblicato 11.12.2015, 13:59
Aggiornato 07.03.2022, 11:10
LCO
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Avreste dovuto nascondervi in un posto molto isolato per non aver sentito la notizia che i prezzi del petrolio sono ulteriormente scesi.

Nuove preoccupazioni di una sovra-produzione e strategia di politica monetaria della Fed sono stati i catalizzatori principali delle vendite di questa settimana.

Venerdì, nuove speculazioni su un eccesso di produzione hanno portato i compratori a spingere verso il basso i prezzi del petrolio, portando il Brent a un minimo a sei anni di $39,50 al barile e il WTI a $36,50 al barile.

Questo brusco declino è il peggiore da marzo. Forse la ragione principale per giustificare un ribasso dei prezzi è dovuta ad un caotico incontro dell'OPEC, che ha ulteriormente minato la credibilità del gruppo.

In quella che è stato chiamata una riunione litigiosa l'OPEC ha mantenuto i livelli di produzione invariati (approssimativamente 31,5 al barile/giorno, un valore stranamente omesso dalle dichiarazioni ufficiali) permettendo ai membri di pompare petrolio in un mercato già in sovra-produzione.

La mancanza di unità è stata evidenziata dalla dichiarazione del Ministro per il Petrolio degli EAU Suhail Al Mazrouei, "Non torneremo a formare un cartello e a lavorare contro gli interessi dei nostri clienti."In altre zone del mondo, i cambi di regime in Venezuela e Argentina, che li hanno trasformati in produttori di petrolio più amichevoli a livello globale, suggeriscono che un'ulteriore fornitura di petrolio potrebbe arrivare sul mercato.

Sul lato della domanda, un forte rapporto sui dati relativi al mercato del lavoro USA ha cementato la probabilità che la Fed aumenterà i tassi di interesse il 16 dicembre.

Con i tassi che si alzano negli USA ci si aspetta ora che l'USD outperformi, incrementando il costo del petrolio per gli acquirenti. Inoltre, i bollettini meteorologici indicano che El Nino porterà un inverno più mite del previsto.

Il consumo di petrolio è cresciuto, tuttavia i dati dell'economia globale riportano un livello inferiore al trend medio previsto per il 2016 (causato dalla tiepida crescita cinese Cinese), con scarse speranze di un accelerazione nel breve termine.

Con le forniture giornaliere stimate al di sopra dei livelli di domanda per circa 2 milioni di barili e le riserve nelle nazioni sviluppate che stavano raggiungendo i 3 milioni di barili alla fine di settembre, a meno che vi sia uno shock petrolifero è improbabile che i prezzi del petrolio riporteranno un recupero significativo nel breve periodo.

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