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La BCE rimarrà defilata

Pubblicato 21.07.2016, 15:01
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Aspettative modeste dalla BCE

Non ci aspettiamo granché dall’odierna riunione della BCE e non prevediamo variazioni alle misure attuali.

Poiché la vera portata degli effetti della Brexit è ancora incerta e l’Euro si sta indebolendo (sull’onda delle rinnovate attese di un rialzo del tasso della Fed a settembre), la banca centrale non sente la pressione ad agire. Draghi, quindi, molto probabilmente adotterà un approccio attendista.

Ci aspettiamo che dalla riunione e dalla conferenza stampa arrivino avvertimenti sul fatto che sono aumentati i rischi al ribasso e che la banca è pronta ad allentare ulteriormente la politica monetaria in caso di necessità.

Ciò nonostante, vista la debolezza dei dati sulla crescita e i rischi crescenti per le prospettive d’inflazione, sospettiamo che a settembre la banca annuncerà una proroga del QE.

Le pressioni a vendere sull’EUR/USD in vista della riunione oggi suggeriscono che commenti meno accomodanti da Draghi potrebbero far tornare la coppia a 1,1080, ma un ulteriore rialzo dovrebbe essere limitato.

Il declassamento della Turchia fa scendere la TRY

Nella notte, si è acuita la preoccupazione degli investitori per gli eventi recenti in Turchia, dopo che il presidente turco Erdogan ha dichiarato che lo stato d’emergenza durerà tre mesi dal fallito colpo di stato militare. L’annuncio si aggiunge alla notizia che Erdogan sta portando avanti un’operazione di epurazione di massa, colpendo l’opposizione in tutto il paese. Alla luce delle turbolenze sociali e politiche, l’agenzia S&P ha declassato il rating sovrano non sollecitato del paese a BB con outlook negativo, dal precedente livello BB+ con outlook stabile. S&P ha anche tagliato il rating non sollecitato sulla valuta interna, a BB con outlook negativo da BBB- con outlook stabile. S&P ha dichiarato che i declassamenti sono dovuti alle preoccupazioni di un calo dei flussi di capitale, che ostacolerà la crescita economica. Il declassamento si tradurrà nell’esclusione del debito sovrano da indici obbligazionari selezionati, che spingerà alla vendita di titoli di Stato turchi. Si ritiene, tuttavia, che gli investitori si basino di più sui rating di Fitch e di Moody’s (il 18 luglio Moody’s ha messo in revisione negativo il debito sovrano turco). L’USD/TRY ha compiuto un rally dell’1,4%, salendo a 3,0973 sull’onda degli sviluppi, il CDS decennale si è allargato a 15 punti base. Rimaniamo decisamente ribassisti sulla TRY, visti gli effetti negativi ciclici che le azioni del presidente Erdogan avranno sulle prospettive economiche della Turchia. Il fatto che la BCT non sia riuscita ad affrontare la portata del problema, tagliando solo di 25 punti base, non fa che renderci ancor più convinti che l’USD/TRY abbia un considerevole potenziale al rialzo. Le prospettive per la Turchia sono cupe, l’economia del paese, che già dipende dalla leva finanziaria, soffrirà perché gli investitori staranno alla larga da operazioni con questo mercato emergente instabile. Inoltre, se la Fed si mostrasse anche solo marginalmente meno accomodante, gli investitori liquideranno rapidamente le operazioni su mercati emergenti ad alto rischio. Nel breve termine, sembra probabile un test della resistenza psicologica a 3,100.

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