Il populismo è oggi la forza più importante nella politica globale e la prossima vittima rischia di essere l'Europa.
La vittoria a sorpresa di Donald J. Trump nelle presidenziali statunitensi ha consolidato uno stato d'animo anti-establishment oramai diffuso a livello globale, il cui inizio è coinciso con la famosa Brexit.
A causa della crisi economica globale le persone sono sempre più stufe di ascoltare figure istituzionali che favoleggiano di avere una soluzione per tutto.
La tendenza è invece quella di rivolgersi ad alternative radicali, spesso sconosciute che, sia a sinistra che a destra, stanno trovando seguito, semplicemente ascoltando le preoccupazioni delle classi medio-basse.
Il leader laburista Jeremy Corbyn ha affermato che il trionfo di Trump simboleggia "il rifiuto nei confronti di sistema politico-economico che per la maggior parte delle persone non è funzionale".
Gli analisti della banca di investimenti australiana Macquarie, Viktor Shvets e Chetan Seth, spiegano che: "Si sta concretizzando una situazione opposta rispetto a quella degli anni 1980-'90, quando destra e sinistra trovavano punti comuni nelle strategie di centro-destra atte ad una crescente globalizzazione.
Le correnti protezionistiche sono in forte ascesa, a discapito del libero mercato, e per ovviare a ciò è necessario porre un freno alla globalizzazione, rallentandolo o addirittura invertendone i meccanismi. Il settore pubblico deve quindi contribuire maggiormente alla crescita diretta cooperando in sinergia con il settore privato".
Sia la campagna per la Brexit che il manifesto presidenziale di Trump sono stati costruiti su idee protezionistiche, promettendo di riportare indietro l'orologio del commercio globale per ricreare posti di lavoro tramite la rivitalizzazione di un'industria manifatturiera oramai arrugginita.
Gli analisti stanno ora cercando di capire dove questa bolla populista possa nuovamente esplodere, e la candidata più probabile è l'Eurozona.
Il capo europeo di HSBC, Simon Wells, ha scritto in una nota inviata ai clienti di recente: "C'è il rischio che la vittoria di Trump aumenti la popolarità dei partiti populisti e anti-immigrazione in tutto il territorio europeo. E ciò, alla lunga, metterebbe a rischio i rapporti commerciali e di conseguenza l'esistenza stessa dell'Unione europea".
In allegato trovate un grafico che mostra la crescita di consensi dei vari partiti populisti europei.
Il calendario politico presenta inoltre alcuni eventi da tenere d'occhio:
- 4 dicembre: referendum costituzionale in Italia, visto da molti come un voto per porre fine o meno alla leadership del primo ministro Matteo Renzi;
- 4 dicembre: elezioni presidenziali in Austria, che vedono in testa Norbert Hofer, un uomo soprannominato "il Donald Trump austriaco";
- 15 marzo 2017: elezioni parlamentari nei Paesi Bassi, dove il nazionalista partito di destra sta guadagnando terreno;
- Aprile-Giugno 2017: le elezioni presidenziali e parlamentari francesi, dove potremmo vedere una vittoria di Marine Le Pen e del suo partito anti-immigrazione “Front National”;
- Settembre 2017: elezioni politiche tedesche.
Il referendum italiano ha le potenzialità per tramutarsi in un "evento catastrofico" simile alla Brexit, che potrebbe affondare l'Unione europea.
Oltre ad esso, un eventuale vittoria del Front National alle prossime elezioni francesi non è così improbabile, e se ciò accadesse, segnerebbe la definitiva ascesa del fronte populista.
Nel giro di un anno potremmo ritrovarci a vivere in un contesto politico-economico ben diverso da quello attuale.