Il problema dei bassi prezzi del Petrolio Greggio è geopolitico, non economico, e riguarda proprio la guerra tra Riad e Teheran.
I due paesi vengono da situazioni diametralmente opposte: mentre l'Iran è stato soggetto a sanzioni sino a poco tempo fa e ora sta godendo gli effetti di un ritorno degli investimenti e dell'aumento della produzione e mira ad avere prezzi competitivi al fine di conquistare una fetta importante di mercato; dal canto suo l’Arabia Saudita si trova a dover fronteggiare dolorosi tagli al bilancio.
Per farsi un’idea concreta basti pensare che l’Arabia Saudita quest’anno farà i conti con un deficit di bilancio del 13,5% del Pil, contro quello inferiore al 2,5% dell’Iran, stando alle stime del Fmi.
Sempre secondo il Fmi, Riad avrebbe bisogno di prezzi al barile pari ad almeno 67 dollari per riportare il bilancio in pareggio; all'Iran basterebbero 61 dollari al barile.
Il regime degli ayatollah può ormai approcciare i negoziati interni all'Opec esercitando la sua leva geopolitica e forte del buon rapporto con Mosca.
Non è un caso che al meeting di Algeri, i primi ad essersi allineati alle scelte iraniane siano stati proprio i russi.
Mosca ha infatti seguito a ruota l'Iran nella decisione di non partecipare alle riunioni algerine in una sorta di boicottaggio della linea presa dall'Opec a trazione saudita.
Ma c'è di più. Il ministro russo dell'energia, Alexander Novak, ha detto che Mosca discuterà con Teheran la questione del "possibile coordinamento" sul congelamento della produzione petrolifera.
Russia e Iran giocano dunque di sponda, nel tentativo di orientare il mercato energetico verso i propri prodotti.
Luca Schettini
UCapital, Financial Advisor