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“Salvare l’oro della Svizzera” non salverà la situazione

Pubblicato 23.10.2014, 12:08
Aggiornato 07.03.2022, 11:10

Forex News and Events

Il 30 novembre, il popolo svizzero voterà per decidere se

- La BNS debba detenere il 20% delle sue riserve in oro,

- Le riserve in oro debbano essere depositate in Svizzera,

- La BNZ possa vendere le sue riserve in oro.

Stando ai recenti sondaggi, il 45% degli intervistati sostiene la campagna, ma riteniamo che la probabilità di un “sì” sia limitata. Le due camere del parlamento svizzero si oppongono fortemente alla “gabbia dorata”. Una cosa è certa: i sondaggi tendono a essere instabili e quindi dovrebbero generare un po’ di volatilità sui mercati svizzeri, relativamente tranquilli, nei prossimi mesi.

In un’intervista rilasciata di recente, il ministro delle Finanze svizzero Eveline Widmer-Schlumph ha detto che le attuali riserve, pari a 1.040 tonnellate di oro, sono più che sufficienti per far fronte a fasi di avversione al rischio. A ciò aggiungiamo che le interruzioni nella correlazione negativa dalla crisi del 2007 hanno dimostrato che, al giorno d’oggi, l’oro non è un asset ideale per coprirsi dai rischi. E nemmeno una fonte di stabilità. Quando, nell’ottobre del 2008, l’indice VIX è salito all’80%, la volatilità realizzata a un mese della coppia XAU/USD si è impennata al 56% e la volatilità implicita a un mese si è avvicinata al 58%. Questi non sono sicuramente i precedenti che si cercano in un investimento considerato rifugio sicuro.

A questo proposito, costringere la BNS a destinare un quinto del suo bilancio a un asset rischioso non è efficiente dal punto di vista della composizione del portafoglio. Anche se fosse così, non c’è alcuna restrizione che impedisce alla BNS di destinare il 20% delle sue riserve in oro.

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Attualmente la BNS detiene circa l’8% delle sue riserve in oro (consistenze pari a 43 mld di USD in oro rispetto al bilancio pari a 522 mld di CHF). Introdurre una soglia potenziale del 20% richiederebbe una consistente operazione di mercato, la cui necessità è alquanto incerta. Soprattutto viste le quantità in gioco, un’operazione lunga sull’oro (XAU) per 1.500 tonnellate (in un periodo di cinque anni) sarebbe difficilmente redditizia per la BNS. Considerando che la produzione annuale delle miniere aurifere si avvicina alle 3.000 tonnellate, ciò significherebbe che, per i prossimi cinque anni, la BNS comprerebbe ogni anno il 10% della produzione mondiale. Questa richiesta aggiuntiva di oro non farebbe che aumentarne i prezzi e, di conseguenza, il costo dell’operazione. Inoltre, un “sì” stimolerebbe sicuramente la domanda degli speculatori e fornirebbe un’altra leva al mercato, spingendo i prezzi dell’oro a livelli sproporzionatamente elevati! In fin dei conti, la BNS otterrebbe una riserva costosa in un asset piuttosto rischioso.

L’iniziativa sull’oro rappresenta quindi un vincolo pesante per la strategia della BNS e probabilmente limiterebbe l’indipendenza e l’efficienza delle attività d’investimento della BNS. Infatti, la BNS, a differenza delle altre banche centrali, gode di un importante margine di manovra sulle sue attività. Mentre la maggior parte delle altre banche centrali investe soprattutto in bond sovrani, la BNS ha la flessibilità di detenere il 30% del suo bilancio in asset stranieri, societari o statali, fattore che permette un’interessante diversificazione geografica e un indiscusso vantaggio temporale. Nel 2008, la BNS ha aperto una filiale a Singapore per “aumentare la copertura dei mercati in Asia”, “per assicurare una gestione più efficiente dei suoi asset nella regione asiatico-pacifica” e, cosa ancor più importante, per “facilitare l’operatività 24H sul mercato valutario”.

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Restringere il margine di manovra della BNS sarebbe solo pericoloso e costoso. La BNS ha già un vincolo importante: dovrebbe difendere la soglia a 1,20 contro l’euro. La situazione dell’Eurozona rimane allarmante e permane la possibilità dell’introduzione di un QE nel prossimo futuro. Anche se non vediamo un impatto immediato sul franco, la BNS ha chiaramente bisogno di disporre di un controllo assoluto e ciò esclude un consistente vincolo del 20% sull’oro, come richiederebbe un esito positivo del referendum.

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Modello di trend per le valute del G10: Vendere EUR/USD a 1,2646

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The Risk Today

EUR/USD L’EUR/USD continua a indebolirsi, come osservabile dalla rottura del supporto orario a 1,2706 (vedasi anche il canale ascendente). Viene favorito un ulteriore calo verso il supporto chiave a 1,2501. Un supporto orario può essere trovato a 1,2625 (minimo 15/10/2014). Una resistenza oraria si trova attualmente a 1,2743 (massimo intragiornaliero). A più lungo termine, l’EUR/USD registra un’impostazione al ribasso da maggio 2014. La rottura della solida area di supporto tra 1,2755 (minimo 09/07/2013) e 1,2662 (minimo 13/11/2012) spiana la strada a un declino verso il forte supporto a 1,2043 (minimo 24/07/2012). Di conseguenza, la recente forza presso l’EUR/USD è vista come una mossa in controtendenza. Una resistenza importante si trova a 1,2995 (massimo 16/09/2014).

GBP/USD La coppia GPB/USD ha registrato un brusco rimbalzo in prossimità del supporto chiave a 1,5855 (minimo 12/11/2013). Tuttavia, i prezzi sono finora riusciti a invalidare la successione di massimi e minimi e il supporto orario. Di conseguenza, monitorate la resistenza a 1,6227. A lungo termine, il crollo dei prezzi dopo aver raggiunto i massimi da 4 anni ha creato una forte resistenza a 1,7192, che probabilmente non verrà infranta nei prossimi mesi. Malgrado il recente slancio ribassista di breve termine, puntiamo a un rimbalzo temporaneo vicino al supporto a 1,5855 (minimo 12/11/2013). Una resistenza importante giace a 1,6525.

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USD/JPY L’USD/JPY permane ben supportato malgrado il recente tentativo fallito volto a violare la resistenza a 107,59. Un supporto orario può essere trovato a 106,25. Un'altra resistenza si trova a 108,74. Viene favorita un’impostazione rialzista di lungo termine finché reggerà il supporto chiave a 100,76 (minimo 04/02/2014). Malgrado il recente calo vicino alla resistenza principale a 110,66 (massimo 15/08/2008), viene infine favorito un movimento graduale superiore. Troviamo un'altra resistenza a 114,66 (massimo 27/12/2007). Un supporto importante si trova a 105,44 (massimo 02/01/2014).

USD/CHF L’USD/CHF continua a migliorare dal minimo del 15 ottobre. La resistenza a 0,9491 è stata violata e quella a 0,9562 è stata sfidata. Un supporto orario si trova attualmente a 0,9473. Un'altra resistenza si trova a 0,9593. In una prospettiva di più ampio respiro, la struttura tecnica favorisce un pieno ritracciamento dell’ampia fase correttiva iniziata nel luglio 2012. Di conseguenza, la recente debolezza viene vista come un movimento in controtendenza. Un supporto chiave si trova a 0,9301 (minimo 16/09/2014). Una resistenza giace ora a 0,9691 (massimo 06/10/2014).

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