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Blocco porto di Baltimora non provocherà nuova crisi forniture - esperti

Pubblicato 27.03.2024, 12:34
Aggiornato 27.03.2024, 12:36
© Reuters. Una vista del cargo Dali che si è schiantato contro il Francis Scott Key Bridge causandone il crollo a Baltimora, Maryland, Stati Uniti, 26 marzo 2024. REUTERS/Craig Hudson

WASHINGTON (Reuters) - E' improbabile che il crollo del ponte che ha chiuso il porto di Baltimora al traffico navale scateni una nuova crisi della catena di fornitura degli Stati Uniti o un'impennata dei prezzi delle merci grazie all'ampia e crescente capacità inutilizzata nei porti concorrenti della costa orientale.

E' quanto sostengono economisti ed esperti di logistica dopo il catastrofico scontro di una nave portacontainer che ha distrutto il Francis Scott Key Bridge ieri.

Con sei persone ancora disperse non è ancora chiaro per quanto tempo il danneggiamento al ponte abbattute dalla nave cargo bloccherà l'imbocco del porto.

I funzionari portuali, da New York alla Georgia, ieri erano impegnati a rispondere alle richieste degli spedizionieri di dirottare il carico diretto a Baltimora.

"Siamo pronti a dare una mano. Possiamo gestire ogni aumento di traffico di container", ha detto Joe Harris, portavoce del porto della Virginia.

Il porto di Norfolk è visto come uno dei principali beneficiari, grazie alla sua vicinanza a Baltimora, ma anche i porti di Savannah e Brunswick, in Georgia, sono pronti ad accogliere parte del traffico, ha detto un portavoce della Georgia Ports Authority.

La situazione è in netto cambiamento rispetto allo stato caotico dei porti intasati e con poco personale e della supply chain del 2021 e del 2022 che ha fatto impennare i prezzi e l'inflazione con l'aumento degli acquisti da parte dei cittadini statunitensi di merci importate dopo la pandemia Covid-19.

I porti della costa orientale hanno investito miliardi di dollari nell'ultimo decennio per espandere la capacità e, sebbene la chiusura temporanea di Baltimora possa far aumentare i tempi e i costi per alcune aziende, gli economisti non prevedono un impatto macroeconomico significativo.

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"Il crollo del ponte Francis Scott Key nel Maryland è un altro monito della vulnerabilità degli Stati Uniti agli shock della catena di fornitura, ma questo evento avrà più implicazioni economiche per l'economia di Baltimora piuttosto che a livello nazionale", ha scritto in una nota Ryan Sweet, capo economista statunitense di Oxford Economics.

"Riteniamo che le interruzioni del commercio o dei trasporti non avranno impatto sul Pil degli Stati Uniti e le implicazioni per l'inflazione sono minime", ha aggiunto.

A livello locale, invece, l'impatto potrebbe essere significativo per gli oltre 2.000 lavoratori del porto di Baltimora se la chiusura durasse più di qualche giorno.

Scott Cowan, responsabile dell'International Longshoreman's Association Local 333 di Baltimora, ha spiegato infatti che i portuali lavoravano a giornata, cioè solo quando c'è un carico, e secondo le sue stime lo smaltimento del materiale già presente al porto garantirebbe lavoro solo per una settimana.

Secondo l'ufficio del governatore del Maryland Wes Moore, il porto genera direttamente oltre 15.000 posti di lavoro e altri 140.000 con l'indotto.

(Tradotto da Laura Contemori, editing Andrea Mandalà)

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