Secondo gli analisti di Bank of America (NYSE:BAC) Securities, che hanno condiviso le loro osservazioni in un rapporto inviato ai clienti venerdì, non vi sono prove di stagflazione.
In risposta ai più recenti dati sull'inflazione delle spese per consumi personali (PCE) relativi al mese di marzo, la banca ha dichiarato che i numeri sono elevati ma non così allarmanti come alcuni avevano previsto dopo il sostanziale aumento rivelato dai dati trimestrali.
Sia il tasso di inflazione PCE nominale che quello sottostante sono stati registrati allo 0,32% per il mese di marzo. Bank of America aveva previsto un aumento dello 0,25%, ma gli analisti erano pronti a un risultato più elevato dopo il significativo superamento dei dati sull'inflazione del primo trimestre del giorno precedente.
La banca ha inoltre sottolineato ulteriori elementi, come il forte aumento della spesa dei consumatori, l'ulteriore diminuzione dei tassi di risparmio e i dati sul Prodotto Interno Lordo (PIL) pubblicati giovedì che hanno mostrato una crescita economica inferiore alle attese.
Gli analisti hanno osservato che il risultato inferiore del PIL, combinato con i dati più elevati dell'inflazione PCE, ha portato alcuni a discutere della possibilità di una stagflazione o di un impatto negativo sull'offerta. Tuttavia, ritengono che questa prospettiva non sia corretta, poiché si tratta di "un confronto tra cose diverse".
"Il calo del PIL è dovuto al commercio internazionale e alle scorte", ha chiarito Bank of America. "D'altra parte, la spesa dei consumatori, che influenza l'inflazione PCE, rimane forte. Interpretiamo i dati del primo trimestre del 2024 come indicativi di un aumento della domanda, soprattutto per i servizi".
"Una ragione potrebbe essere che la domanda è aumentata come effetto secondario del reddito creato dal continuo impatto positivo sull'offerta di lavoro, risultato della forte immigrazione e della partecipazione della forza lavoro".
Per quanto riguarda la possibilità di una riduzione dei tassi di interesse, gli analisti chiariscono che, nonostante i dati sull'inflazione siano meno gravi di quanto avrebbero potuto essere, non c'è un'interpretazione ottimistica per la Federal Reserve.
"L'inflazione è più alta di quella considerata confortevole", sostengono. "Il fatto che i dati si allineino a una domanda robusta piuttosto che a un'interruzione dell'offerta semplifica la decisione della Federal Reserve: entrambi i suoi obiettivi indicano che abbassare i tassi di interesse non è un'opzione al momento".
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