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Con la Cina “manipolatore di valute” i tori dell’oro possono aspirare a $ 1.800

Pubblicato 07.08.2019, 16:46

I tori dell’oro stanno sperimentando una corsa adrenalinica che non provavano da un po’ di tempo e l’esperienza non può che farsi sempre più entusiasmante.

Un’espansione lunga quasi un decennio dell’economia statunitense aveva precedentemente intrappolato i prezzi dell’oro in un trend in discesa pluriennale, da quando i future del metallo giallo avevano segnato il massimo storico di 1.911,60 dollari l’oncia nel settembre 2011.

Il circolo vizioso potrebbe essere stato infranto ora, grazie al “manipolatore di valute”: la Cina.

Con lo scontro commerciale del secolo che non sembra destinato a finire tanto presto visto che il governo Trump continua a trovare nuovi modi per superare in astuzia Pechino che ha svalutato lo yuan, i future dell’oro potrebbero cercare un appiglio nel territorio dei 1.800 dollari dopo aver superato la barriera dei 1.500 per la prima volta in sei anni ieri.

L’oro schizza per conto suo, senza avere ancora l’aiuto del dollaro

Ciò che stupisce persino di più è che il breakout dell’oro stavolta dipende quasi interamente dalla sua qualità di asset rifugio piuttosto che dalla controtendenza rispetto al dollaro USA. E questo dimostra che l’oro sta facendo tutto da solo stavolta, diventando una calamita per gli investitori preoccupati per i problemi economici e politici.

L’indice del dollaro, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di sei valute, è stato straordinariamente resiliente dal peggioramento dello scontro commerciale, rimanendo stabilmente sopra il livello di 97 dopo che la scorsa settimana la Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base. E questo malgrado le aspettative che i policymaker statunitensi saranno costretti ad effettuare uno o più ulteriori round di allentamento nei prossimi mesi, per rispondere alla svalutazione dello yuan.

Christopher Vecchio, analista delle valute che si occupa anche di strategie dei metalli preziosi, ritiene che i future dell’oro sul Comex a New York hanno ottime possibilità di tornare ai bei tempi dopo aver infranto il trend discendente pluriennale dal massimo del 2011.

Aggiunge Vecchio:

“La posizione della neckline determina gli obiettivi rialzisti finali in una potenziale impennata dell’oro sul lungo termine. Dalla fine di giugno, l’azione di prezzo dell’oro non ha fatto nulla per invalidare la nostra prospettiva rialzista sul lungo termine”.

Prudentemente, segnando il breakout della neckline contro il massimo del gennaio 2018 a 1.365,95 dollari, ed aggressivamente, segnando il breakout della neckline contro il massimo dell’agosto 2013 a 1.433,61 dollari si indica un obiettivo finale di 1.820,99 dollari”.

Durante gli scambi asiatici di mezzogiorno questo mercoledì, il contratto di riferimento dell’oro sul Comex con consegna a dicembre sale di 14,25 dollari, quasi l’1%, a 1.498,45 dollari. Il picco della seduta è stato 1.502,25 dollari, un massimo che non si vedeva dall’agosto 2013.

Gold Weekly Chart - Powered by TradingView

Il contratto dei future è schizzato di quasi il 3% sulla settimana, del 4% sul mese e del 14% sull’anno.

Sia i future che i lingotti sono considerati “Strong Buy”

Le prospettive tecniche giornaliere di Investing.com indicano i future dell’oro come “Strong Buy”, prevedendo una resistenza massima a breve termine di 1.516,66 dollari.

L’oro spot, che rispecchia gli scambi di lingotti, si attesta a 1.486,44 dollari, dopo aver raggiunto il massimo intraday di 1.490,22 dollari. I lingotti hanno segnato un’impennata del 3% sulla settimana, del 5% sul mese e di quasi il 16% sull’anno.

Le prospettive tecniche giornaliere di Investing.com indicano anche i lingotti come “Strong Buy”, prevedendo una resistenza massima a breve termine di 1.504,85 dollari.

Anche se dovesse scendere, dovrebbe restare a 1.300 dollari

Perciò, che succederà se il breakout dell’oro dovesse interrompersi all’improvviso? Dove potrebbe arrivare?

Niente paura, è difficile che crolli come prima, spiega James Stanley, altro esperto di strategie delle valute e dei metalli preziosi, che prevede un calo vicino ai livelli di 1.300 dollari prevalenti da giugno.

Dice Stanley:

“Probabilmente non vedremo alcuna banca centrale di rilievo interventista nell’immediato futuro e, probabilmente, sulla crescita globale persisteranno pressioni fino a quando non ci sarà una cessazione di una serie di problematiche commerciali”.

A questo punto, sembra che la strategia cinese sia quella di cercare di aspettare con calma il Presidente USA Donald Trump fino alle elezioni del 2020, il che potrebbe mantenere queste pressioni sulla crescita per un lungo periodo di tempo”.

In tale scenario, ha visto l’oro in un contesto simile sullo sfondo del periodo post-crisi finanziaria, quando la maggior parte delle banche centrali in tutto il mondo si rifugiavano in un qualche tipo di politica cauta o almeno la prendevano in considerazione.

Aggiunge Stanley:

“Perciò, se l’attuale fase dovesse finire per crollare, in modo simile a quanto abbiamo assistito nel periodo di febbraio-aprile di quest’anno, il potenziale di supporto a lungo termine resterà ad aree chiave di resistenza precedenti che, finora, non sono state testate per supporto dal breakout dei prezzi a giugno”.

Questi livelli indicano circa 1375 e 1357,50, ciascuno dei quali erano precedenti massimi annuali che si sono dimostrati successive resistenze”.

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