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Grande interesse a Milano per convegno Kairos con presenza Stiglitz

Pubblicato 12.11.2013, 08:27
MAII
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Grande successo a Milano per il convegno organizzato da Kairos. Kairos Julius Baer, societa' attiva nel Private Banking e nel Wealth Management, ha organizzato l'11 novembre a Milano un incontro dal tema "scenari e proposte di investimento" al quale ha partecipato Joseph Stiglitz, Professore alla Columbia University oltre che premio Nobel per l'Economia 2001. Il Presidente ed Amministratore Delegato di Kairos, Paolo Basilico, ha tratteggiato le aspettative del gruppo in merito all'andamento dei mercati finanziari per il periodo che ci separa dal termine dell'anno in corso e soprattutto per il 2014, sottolineando come con buona probabilita' il tema dominante nel futuro sara' quello dell'aumento della volatilita' del portafoglio, pur se nell'ambito di soglie ancora ritenuti accettabili per "la pancia" degli investitori. Pur in un contesto di proseguimento della fase positiva vissuta dalle borse negli ultimi mesi, sostenuto da un aumento sincronizzato della crescita economica delle principali economie dei paesi sviluppati, che dovrebbero vedere un aumento del Pil superiore rispetto alle attese, e' infatti probabile che i tassi di interesse rimangano ancora ai minimi storici a lungo per evitare contraccolpi sull'economia reale, costringendo ad andare a cercare i rendimenti della componente obbligazionaria del portafoglio verso strumenti piu' rischiosi e volatili. La visione dell'AD di Kairos e' che l'atteggiamento delle principali banche centrali, quella Usa ma anche quella Giapponese ed in parte la Bce, determinate a mantenere ancora a lungo il livello ufficiale dei tassi di interesse ai minimi storici, condizionera' in futuro sia l'andamento delle borse che quello dei cambi. Visione condivisa anche dal Professore della Columbia University. Stiglitz, interrogato da Paolo Basilico sulla sua previsione di una tempistica di aumento del costo del denaro da parte della Fed, ha infatti risposto di non aspettarsi mutamenti di politica prima del 2015/2016, e questo nella piu' ottimistica delle ipotesi. La Fed ha fatto capire infatti chiaramente di legare i prossimi rialzi dei tassi di interesse al livello della disoccupazione. Il tasso reale di disoccupazione negli Usa e' tuttavia molto piu' alto di quello ufficiale, attualmente al 7,3%, a causa del fatto che sono ancora molti i milioni di americani che hanno smesso di cercare lavoro per via della crisi, e tenendo in conto questa massa silente il tasso salirebbe in realta' al 10/12%. Nel momenti in cui la ripresa sara' consolidata questa fascia di popolazione inattiva tornera' a cercare lavoro ingrossando le fila dei disoccupati e causando una diminuzione del dato ufficiale della disoccupazione piu' lento di quello sperato. Secondo Stiglitz e' improbabile che il successore di Bernanke alla guida della Fed, la sua vice Janet Yellen, apporti modifiche significative alla politica molto accomodante attuale. Il premio Nobel intervenuto a Milano ritiene la Yellen una delle figure piu' qualificate mai salite a questa carica. Esistono tuttavia ancora elementi di fragilita' nella ripresa Usa: uno dei motivi principali alla base della decisione di portare il costo del denaro a zero e' stato quello di consentire una riduzione del costo dei mutui per l'acquisto di immobili, ma il processo di trasmissione tra le scelte della Fed ed il calo del costo dell'indebitamento è stato fino ad ora molto deludente. In risposta alla crisi del mercato immobiliare si e' assistito infatti ad un processo di forte concentrazione nel settore delle societa' dei mutui e la concentrazione ha portato ad una minore concorrenza, con il risultato che i benefici per i consumatori sono stati limitati. Due fattori che gli osservatori considerano potenzialmente importanti per sostenere la ripresa Usa sono probabilmente, nel pensiero di Stiglitz, sopravvalutati. Si parla infatti molto della ripresa della manifattura Usa, tuttavia questo fenomeno e' marginale per l'aiuto che puo' fornire alla crescita, il comparto manifatturiero conta infatti per meno del 10% del totale della ricchezza prodotta negli States. Il gigante della tecnologia Apple, fino a pochi mesi fa l'azienda con la maggiore capitalizzazione di mercato al mondo, ha creato negli Usa 49000 posti di lavoro, dei quali 30000 sono impieghi a basso reddito. Difficile immaginare che una economia possa prosperare con questi numeri, la ricchezza degli Usa non deriva quindi dalla manifattura. Anche shale gas e shale oil sono due realta' in forte crescita, ma in alcuni casi sono stati fatti investimenti in eccesso su progetti rivelatisi deludenti e che hanno portato a perdite significative. Se l'entusiasmo dovesse raffreddarsi i prezzi di questi combustibili, ora in discesa, potrebbero tornare a salire. In aggiunta il livello di creazione di nuovi posti di lavoro a seguito di queste attivita' e' stato limitato. Se l'America ancora non puo' dirsi completamente fuori dalla crisi, l'area euro di certo non se la passa meglio. Stiglitz definisce le politiche di austerity adottate dai governanti europei sotto le spinte della Germania e di Bruxelles un "suicide path", una percorso autolesionista difficile da comprendere. Tutti i tentativi fatti in passato di uscire da una crisi tagliando sono stati fallimentari, a partire dalle politiche di Herbert Hoover successive alla crisi del '29, che portarono alla "great depression" per continuare con i tentativi del Fondo monetario internazionale in Corea, Indonesia, Taiwan, Argentina, sempre risultati disastrosi. Le politiche di austerita' sono un grosso errore, le riforme che servirebbero sono un nuovo disegno dell'eurozona. La moneta unica impedisce che le differenze di efficienza e produttuvita' esistenti tra i diversi paesi dell'area siano risolte tramite un aggiustamento del tasso di cambio, e' quindi necessario procedere velocemente verso una vera e propria unione, favorendo la mobilita' delle persone nell'area e creando un regime fiscale unitario e soprattutto una nuova forma di solidarieta' che permetta di risolvere i problemi dei diversi stati a partire da un unico centro, cosi' come accade negli Usa. Spagna, Portogallo e Grecia sopportano tassi di disoccupazione elevatissimi e sono tutt'ora in profonda crisi. A meno di un veloce cambiamento di struttura il rischio che l'euro, schiacciato dal peso dei paesi maggiormente in crisi, non riesca a sopravvivere e' elevato. Infrastrutture, tecnologia ed educazione sono le tre direttici verso le quali dovrebbe essere diretta la spesa pubblica per stimolare l'economia e farla ripartire, le politiche di austerita' possono solo portare ad un peggioramento della situazione. Le pressioni per arrivare ad un rapido mutamento strutturale dell'area euro, dalla fiscalita' alla introduzione degli eurobond, che permetterebbero ai paesi piu' in difficolta' di finanziarsi a costi maggiormente convenienti, sono elevate, in particolare la "guerra delle valute" e' un elemento da non sottovalutare. Il diversi round di alleggerimento quantitativo della Fed, a partire gia' dal QE1 ed il QE2, sono stati un modo per svalutare aggressivamente il dollaro. Mentre la Bce si preoccupava dell'inflazione, mantenendo i tassi relativamente elevati, la banca centrale Usa si e' adoperata per favorire la crescita, dopo essere stata tra le maggiori responsabili con il suo rifiuto di intervenire per condizionare lo sviluppo dei mercati finanziari della creazione della bolla del 2007, tagliando aggressivamente il costo del denaro e creando come "side effect",. non ufficialmente voluto ma di certo non sgradito, un calo del dollaro. Anche il Giappone ora si e' svegliato, la "Abenomics" e' altrettanto aggressiva come approccio della politica della Fed, ma il Giappone ha dei problemi di obiettivi, vuole ridurre il debito ed al tempo stesso favorire la crescita, un risultato che non e' facile da ottenere, di certo non alzando l'imposta sul valore aggiunto. Il paese del Sol Levante e' quindi sicuramente ancora in corsa per arrivare al traguardo di una ripresa matura e consolidata ma il suo cammino, e quello della sua borsa, non sara' privo di ostacoli. In definitiva secondo Stiglitz la ricetta migliore sarebbe quella di alzare la tassazione alle aziende ma solo per quelle che non investono localmente, stimolando cosi' la crescita e permettendo al contempo agli stati di avere le risorse per aumentare la spesa pubblica senza strangolare i cittadini. Una ricetta che per il momento nella cara vecchia Europa non si dimostra molto popolare.

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Ultimi commenti

Ma mia esperienza con Kairos è stata altamente negativa su un fondo flessibile con una perdita del 25% e da loro chiuso per cambio tipologia fondi. Parlare è facile ma fare quanto fatto dagli altri fondi similari con guadagni anche se limitati ma positivi non è stato il loro obiettivo per cui lascio agli altri il giudizio.
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