Partiamo dal presupposto che, sebbene non faccia il trader di mestiere, ho sempre sposato un approccio documentato e "scientifico" al mondo del trading. Pertanto quando venerdì dalla spiaggia della mia Riccione mi è giunta la comunicazione dell'inizio di un gioco di trading con qualcosa con un minimo di valore in palio che potesse giustificare un dispendio di tempo, mi sono detto ... perché no ... cos'altro ho da fare oggi?
Inizio col leggere le modalità di gioco e gli strumenti a disposizione. 2 volte 2 settimane, una dotazione di capitale virtuale per ogni tappa, e posso investire long su titoli italiani e su strumenti di socgen (certificati, cw, ETC). Nessun net short possibile o finanziamento di leva.
Obiettivo: realizzare la miglior performance, senza tener conto di alcun parametro di rischio (volatilità del portafoglio o drawdown, ...). E leggendo tra le righe viene indicato un massimo di 10.000€ (il 10% della dotazione iniziale) su ciascun strumento, suppongo per evitare l'all-in.
Il metodo (per vincere?): dato che la variabilità dei risultati non è una variabile dell'equazione e l'arco temporale per fare risultato è di sole 4 settimane, si crea un'asimmetria di costo/opportunità nel gioco prendendo posizioni nella coda dei rendimenti (i maggiori guadagni o le maggiori perdite). Per puntare alla parte alta della classifica concentrerò quindi il mio investimento su poche scommesse, e con un massimo di leva. Rivedendo di tanto in tanto le posizioni con adeguato take profit e mediando al ribasso. Non trovando la possibilità di impostare dei take profit e stop loss automatici nel gioco, ho impostato le alert prodotti sul sito di sogen per non dover stare li a tenere d'occhio tutte le posizioni. Il max 10% per strumento mi impone almeno 10 posizioni iniziali, in realtà meno di 10 posizioni per lasciarmi un pò di liquidità per mediare al ribasso.
I 3 insegnamenti: 1) concentrarsi sui prodotti che incorporano un effetto leva al loro interno: i movimenti su azioni o prodotti non leverage non sono sufficienti su orizzonti di gioco cosi brevi. Personalmente per dover gestire il meno possibile il compounding e per operare su prodotti con bid/offer spread più contenuto mi sono concentrato sui Turbo. Detto questo se volete lavorare nell'intraday alcuni leva sono abbastanza stretti per essere papabili; 2) la diversificazione è mia nemica: moltiplicando le scommesse finirei al meglio nella parte centrale della classifica; 3) non essere sempre 100% investiti, tenendo della liquidità per gestire i buy on dips.
Le mie scommesse: un mix di strong convinctions (da tenere sul multiday) e analisi tecnica per operare intraday. Sempre con leve elevate, in base ai prodotti a disposizione. Tra le strong convinction metto decisamente uno short su Moderna. Tra i titoli graficamente interessanti per operare giornalmente ho evidenziato Tesla (NASDAQ:TSLA) e Coinbase (NASDAQ:COIN) (quest'ultimo con leva fissa che offre più spinta rispetto ai Turbo). Per ora rimango oltre la 100esima posizione, penalizzato lunedì dalla ripresa di Moderna.
E se fossero soldi veri? entro qui in una considerazione di finanza comportamentale. Indipendentemente dal proprio patrimonio e dal capitale messo a rischio, il meccanismo indetto dal gioco con soldi virtuali tende ad accrescere a livello aggregato la proporzione di popolazione risk seekers in quanto riduce le conseguenze dell’esito più negativo (la perdita di capitale). Questo effetto è ancor più accentuato con la rimozione del parametro di rischio del portafoglio: l’unica variabile in gioco è la ricerca del massimo profitto. Il gioco tende a spostare verso maggiori rischi la popolazione definita risk adverse, che rappresenta la maggior parte della popolazione secondo la teoria dell’avversione al rischio evidenziata dal premio Nobel di economia Daniel Kahneman.
Per andare oltre: e se giocassimo con i soldi degli altri?
Prendiamo in un caso l'ipotesi di investire soldi nostri e nel secondo caso di dover gestire soldi per conto di terzi. In merito al comportamento in termini di approccio al rischio un recente studio intitolato “Risk-taking on behalf of others” di Kristoffer W.Eriksen, Ola Kvaløy, Miguel Luzuriaga pubblicato sul Journal of Behavioral and Experimental Finance nel Giugno 2020 evidenzia come, contrariamente alla percezione che si può avere della gestione sconsiderata dei soldi altrui, in pratica vi sono meno persone propense a prendere rischi con soldi di altre persone rispetto a quelle propense a prendere rischi con i propri soldi.