L’intervento a sorpresa di ieri della BNS ha innescato consistenti volatilità sui mercati dei cambi. L’EUR/CHF è crollato a 0,85172, il minimo storico, in un’unica mossa, non appena la BNS ha annunciato ufficialmente la rimozione della base minima a 1,20. Le discontinuità di prezzo e la scarsità di liquidità hanno costituito il problema principale per le contrattazioni. La volatilità realizzata dell’EUR/CHF si è impennata fino a raggiungere un massimo storico pari al 75%. Analogamente, l’USD/CHF è crollato a 0,7406. Le volatilità continuano a essere sostenute in Asia. L’EUR/CHF si è mosso nell’ampia fascia compresa fra 0,97536 e 1,02377. È ancora troppo presto per fornire un livello obiettivo, visto che la coppia non ha oscillato liberamente negli ultimi tre anni, ma si dice che 1,10 sarebbe un livello accettabile e giusto per l’EUR/CHF. Il nervosismo sul mercato svizzero continuerà sicuramente, viste le incertezze intorno alla politica monetaria. La credibilità della BNS è stata intaccata seriamente con questo intervento, il che dovrebbe rendere operatori, società, fondi e investitori istituzionali vigili nelle prossime settimane. Di conseguenza, la decisione della BCE della prossima settimana diventa molto importante. Si prevede che le pressioni a vendere sull’EUR/CHF rimarranno stringenti.
Non appena la BNS ha annunciato la rimozione della base minima contro l’euro, ponendo fine ai massicci acquisti di EUR, l’EUR/USD è sceso a 1,1568, superando agevolmente l’obiettivo a 1,1640. La coppia nella notte è rimasta ben sostenuta sopra 1,1600. Il sentiment per i cross con l’EUR rimane nettamente negativo, soprattutto ora che la decisione della BNS fa aumentare i sospetti che il 22 gennaio la BCE darà concretezza al QE. Le consistenti scadenze a 1,1750 e altre barriere sotto questo livello dovrebbero limitare i tentativi al rialzo prima della campanella di chiusura settimanale. Continuiamo a vendere sui rally. L’EUR/GBP ha toccato quota 0,76278, oggi ci sono discrete barriere per le opzioni a 0,77, 0,78 e 0,7850. L’IPC definitivo dell’Eurozona di dicembre dovrebbe confermare la deflazione di Eurolandia.
In Giappone, nella settimana fino al 9 gennaio, gli investitori stranieri hanno venduto azioni giapponesi per un valore pari a 684,4 miliardi di yen e bond nipponici per 121,3 miliardi di yen. Stando ai dati del Ministero delle Finanze, gli investitori giapponesi si sono lanciati su bond (+455,1 miliardi di yen) e azioni stranieri (+118,5 miliardi di yen). L’USD/JPY si è indebolito scendendo a 115,86, appena sopra il nostro supporto a 115,50/57 (50% di Fibonacci sul rally da ottobre a dicembre / minimo di dicembre). Gli indicatori di trend e momentum sono nettamente negativi. Continuiamo a osservare una solida resistenza in corrispondenza del massimo della nuvola di Ichimoku (118,75). L’EUR/JPY ha subito un forte colpo, scendendo a 134,71, leggermente sopra il minimo del 2014 (134,14). La coppia CHF/JPY si è impennata a 155,367, livello massimo dal 1979, prima di stabilizzarsi nella fascia compresa fra 132,219 e 138,525 in Asia.
Il calendario economico di oggi: immatricolazioni di nuovi veicoli di dicembre nell’UE a 27; IPC (definitivo) m/m e a/a di dicembre in Germania; saldo di bilancio di novembre anno corrente in Francia; vendite al dettaglio m/m di novembre in Svizzera; bilancia delle partite correnti di novembre in Italia; IPC (definitivo) m/m e a/a e IPC di fondo a/a di dicembre nell’Eurozona; IPC m/m e a/a, produzione industriale m/m e tasso di utilizzo degli impianti, indice (SIC) sulla produzione manifatturiera di dicembre, indice (preliminare) su sentiment, condizioni attuali e aspettative di gennaio dell’Università del Michigan, inflazione a un anno e a 5-10 anni, flussi netti TIC totali e flussi netti TIC a lungo termine di novembre negli USA.
Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst, |