A partire dalla scorsa settimana, abbiamo assistito ad un aumento dell’avversione a rischio che ha coinvolto tutte le principali piazze finanziarie mondiali; la scintilla che ha fatto esplodere questa fase di risk – off è partita dal default del Banco Espirito Santo portorghese il quale non ha eseguito pagamenti per “alcuni clienti”. La reazione non si è fatta attendere tra gli investitori, infatti l’ondata di panico nel vecchio continente si è protratta a macchia di leopardo; lo stato di insolvenza della banca portoghese ha provocato una forte contrazione della propensione al rischio innescando vendite aggressive sull’azionariato europeo e sui bond dei paesi periferici. In seguito l’ondata di sell – off ha colpito anche i listini asiatici e americani. Tale situazione potrebbe ripetersi anche nella prossima ottava a causa delle tensioni geopolitiche provenienti da due parti del mondo già martoriate dalla guerra civile; ma negli ultimi giorni per ambedue le zone la situazione è andata peggiorando a causa dell’invasione della striscia di Gaza da parte delle truppe israeliane, e delle nuove tensioni in arrivo dal confino russo – ucraino dove giovedì un missile Buk ha centrato un boeing di linea malese. Le crescenti tensioni, hanno pesato sugli asset e le valute più a rischio, provocando la corsa degli investitori verso beni rifugio, come lo yen giapponese, il quale si è apprezzato dello 0,5% contro il dollaro statunitense e ad un picco su 5 mesi contro l’Euro. Come si evince dal report sottostante, la valuta che ha subito la performance peggiore nei confronti del dollaro americano nella settimana appena trascorsa è stato il dollaro neozelandese con una perdita pari a -1,49%, valore da attribuire principalmente alla performance negativa del dato sui prezzi al consumo, ben al di sotto delle aspettative degli analisti che avevano previsto un indicatore in aumento dell’1,8%, mentre il dato reale è stato pari all’1,6%.