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“Mercati e rischio binario”

Pubblicato 14.11.2018, 09:42
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“Binary risk”.

Il rischio che molti operatori si trovano ad affrontare in questi giorni è di tipo binario. Lo sanno bene i trader dei mercati sui cambi che in questi giorni stanno convivendo continuamente con questo rischio. L’andamento della sterlina nei prossimi giorni-settimane dipende dall’evolversi del processo di Brexit. Esso sembra stia procedendo per il verso giusto.

Proprio ieri la Gran Bretagna e l’UE hanno raggiunto un accordo definitivo per la Brexit. Questo sta portando ad un rafforzamento della sterlina sul dollaro e sull’euro. Tuttavia, tale trend potrebbe invertirsi velocemente e in modo molto violento qualora Teresa May non riuscisse ad ottenere il supporto dei sui suoi ministri (prevista per oggi alle 14.00 la riunione di gabinetto) e il voto favorevole del parlamento. Quando lo scenario di breve periodo è incerto ed è legato ad un rischio binario (legato al verificarsi di due scenari opposti), ricorrere a strategie in opzioni dirette a scommettere su un aumento della volatilità puo’ rivelarsi una strategia vincente. Acquisto di call spread e/o di put spread sulla sterlina con scadenza dicembre potrebbe essere un’operazione interessante.

Altro rischio binario è quello legato ai negoziati tra USA e Cina.

A fine mese probabilmente sapremo se i due leader politici siano riusciti a trovare un accordo o se Trump procederà ad applicare ulteriori dazi. Incoraggiante in tal senso l’ultimo news flow sul tema che mostra le due potenze piu’ disposte a trovare un accordo. Stando alle ultime dichiarazioni del consulente economico della Casa Bianca Larry Kudlow, sono “in atto contatti con la Cina a tutti i livelli”.

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Nei prossimi giorni è atteso anche l’arrivo a Washington di Mr Liu He, esponente politico cinese preposto alla negoziazione con l’amministrazione Trump. La soluzione della controversia e il raggiungimento di un accordo spingerebbero gli operatori ad assumere nuovamente un atteggiamento di risk-on. Potremmo assistere ad un indebolimento del dollaro, un rialzo dei rendimenti in USA e acquisti generalizzati sui settori ciclici quali il tech, i consumer cyclicals, gli industriali e le Basic Resources. In caso contrario, lo scenario sarebbe opposto. Il dollaro continuerebbe a rafforzarsi, le borse scenderebbero ulteriormente guidate al ribasso proprio dai settori ciclici, tech in primis.


Rischio binario anche sull’Italia. Il braccio di ferro tra il governo Italiano e l’UE in materia di conti pubblici e stima di crescita continua. Qualora non si dovesse assistere ad un ammorbidimento delle rispettive posizioni, il mercato continuerebbe a prezzare un forte rischio politico a scapito dell’andamento dei BTP e degli indici locali. Non è un caso che questa mattina si notino già vendite sui BTP e acquisti sul Bund.

C’è poi la question petrolio, in preda alla Capitulation totale. In questa sede non vogliamo entrare nel merito dei motivi della debolezza del petrolio, quanto degli effetti che la sua discesa possa avere sulle altre asset class.

Dai massimi di sole poche settimane fa il petrolio ha perso il 30% portando la volatilità al 50%. Siamo di fronte non solo ad un bear market ma ad una situazione di vera e propria capitulation. Quando si verificano movimenti simili in un asset class cosi’ importante e presente in molti dei portafogli dei fondi macro, gli effetti non rimangono circoscritti al mercato delle commodities, ma si estendono all’intera industria del risparmio gestito mondiale. Tale discesa del petrolio mieterà moltissime vittime tra i fondi macro, in particolare tra quei fondi che vengono gestiti con l’uso di algoritmi legati a legami matematici e statistici tra le variabili macro.

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Questi fondi avevano scommesso su un forte rally del petrolio entro fine anno. In poche settimane questo trade si è rivelato un vero e proprio “suicidio di massa” e ha spinto gli operatori a chiudere le posizioni in perdita. Il movimento di ieri è chiaramente un movimento di capitulation guidato da vendite forzate da margin call.

Le perdite realizzate da questi fondi porteranno ad ulteriori riscatti nei prossimi giorni/settimane i quali obbligheranno i gestori dei fondi macro ad alleggerire in modo trasversale l’investito dei loro portafogli. Tale processo porterà inevitabilmente a vendite su tutte le altre asset class.

Vendite sono attese nella giornata odierna su tutto il comparto OIL in Europa, compresi i titoli degli Oil Services.

C’è poi il rischio corporate bond. Eccessivi deprezzamenti del petrolio potrebbero mettere nuovamente pressione sui bond emessi dalle società petrolifere americane che sappiamo essere molto presenti nei benchmark obbligazionari.

La discesa del petrolio porta con sè anche alcuni effetti positivi. In primo luogo sta riportando interesse sui bond Indiani e potrebbe riportare interesse anche sui bond della Turchia.
In secondo luogo potrebbe portare gli operatori a scontare uno scenario di minore inflazione futura e di maggiore propensione al consumo da parte dei consumatori USA (che beneficerebbero di maggiore potere di acquisto). In sintesi, se da un lato la discesa del petrolio è molto negativa sul breve, nel medio periodo potrebbe essere positiva per i mercati.

Oggi pomeriggio è atteso uno speach da parte di Jerome Powell proprio a Dallas, cuore della produzione petrolifera statunitense. Eventuali dichiarazioni dirette a rassicurare gli investitori potrebbero essere di supporto alle quotazioni azionarie.

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