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Mornind adviser, Draghi e l'Euro

Pubblicato 08.02.2013, 08:40
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Chi avesse deciso di chiudere le posizioni prima di ieri pomeriggio e di staccare la spina per evitare la volatilità che avrebbe potuto scatenare la BCE con la sua conferenza stampa e avesse spento i monitor per riaccenderli questa mattina, probabilmente si starebbe domandando se l’istituto centrale europeo abbia proceduto con un taglio di tassi.

Già, perché a guardare un grafico dell’eurodollaro sembrerebbe proprio che un qualcosa di importante sia successo.

Questo non ha però a vedere con un taglio di tassi, che probabilmente avrebbe spinto le quotazioni ancora più giù, ma alla potenziale modifica delle aspettative da parte di molti investitori che, avendo ascoltato Draghi parlare del tasso di cambio, sono andati ad aggiustare parte dei portafogli prendendo profitto dopo le salite che hanno interessato l’euro e che l’avevano mantenuto saldamente sopra il livello di 1.3500 (si era tentata una rottura ribassista, probabilmente lo ricorderete, senza che si verificasse definitivamente).

I prezzI ora ci restituiscono un livello che gravita intorno a 1.3400, quasi due figure più in basso, per la gioia di Hollande, il presidente Francese, che si era espresso un paio di giorni fa proprio sulla forza della moneta unica, che potrebbe mettere a repentaglio ulteriormente la ripresa. Inutile spiegare gli effetti a catena che potrebbero derivare da un tasso di cambio più favorevole alle esportazioni dell’area euro, ma siamo ancora di fronte ad un potenziale giro di aspettative in grado di far intraprendere un trend ribassista strutturale, che non si è però ancora verificato.

Draghi è stato chiaro: la forza della moneta unica europea è un segnale di ripresa di fiducia sull’andamento dell’eurozona e la BCE, la cui indipendenza non deve essere messa in discussione, monitorerà attentamente il livello dell’exchange rate per evitare che si possano verificare problemi a causa della forza della valuta, valuta che però, rimane nei dintorni della sua media storica e che dunque, al momento, non rappresenta un problema (quest’ultimo pezzettino lo aggiungiamo noi).

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Perché dovrebbero girarsi le aspettative degli investitori? Per il fatto che Draghi si sia espresso in questo modo?

No, crediamo di no in quanto gli effetti di una dichiarazione di questo rango si vanno a manifestare nel breve periodo (questo il motivo per cui non siamo ancora pronti a valutare un trend ascendente del dollaro nei confronti dell’euro) in quanto sappiamo che una banca centrale, anche quando dovesse decidere di agire in maniera coordinata con qualche altro istituto a sostegno di una valuta – nel bene e nel male – non avrebbe potenza di fuoco sufficiente per spostare gli equilibri di medio-lungo periodo.

Il fatto che però l’inflazione, grande spauracchio per i tedeschi e per Francoforte, sia prevista in rallentamento, rappresenta un fattore strutturale che potrebbe portare a decidere di procedere con eventuali tagli di tassi nel momento in cui la valuta dovesse apprezzarsi troppo e mettere in pericolo la tanto agognata crescita che, con le misure di austerity messe in atto al momento, risulta essere ancora molto molto debole. Immaginate per un attimo di essere un grosso fondo con posizioni lunghe strutturali di euro.

Non pensereste, anche solo per un istante, che se l’euro, dopo gli aggiustamenti di breve visti ieri (prese di profitto parziali o su posizioni di breve periodo), dovesse salire molto (magari con l’aiuto di ulteriori acquisti da parte dei fondi che vanno a riaprire le posizioni chiuse), ci sarebbero buone possibilità per chiudere in bellezza un bel trend crescente per pensare, di fronte ad aspettative consolidate di interventismo da parte della BCE secondo i ragionamenti filati fino a qui, di girare eventualmente le posizioni?

Ma passiamo a vedere i livelli tecnici più importanti per chiudere questa settimana.

EUR/USD
La moneta unica europea, dopo la discesa di ieri si è stabilizzata intorno al livello, come visto, di 1.3400 ed ora sta consolidando all’interno di un rettangolo passante tra 1.3425 e 1.3375. 50 punti di congestione che potrebbero portare ad aumenti di volatilità una volta rotto uno di questi due livelli. Attenzione al fatto che guardando al lato rialzista troviamo il passaggio della media mobile a 21 periodi oraria, che come sappiamo, dopo forti aumenti di volatilità spesso funziona da livello di resistenza dinamica, per cui pronti a posizionarsi in assetto difensivo una volta che dovesse partire un tentativo di rottura rialzista. Se superata la media, potenziali estensioni fino a 65. In caso di rottura ribassista andremmo ad avvicinarci a 1.3350, che se superato potrebbe portare a test dell’area bassa di 1.3300.

USD/JPY
Buona la tenuta dell’area di supporto indicata ieri tra 93.00 e 93.20. Inserisco un copia e incolla dell’analisi di ieri mattina in quanto, ad eccezione del livello intermedio passante a 93.55 (che potrebbe essere sfruttato come il 93.20 di ieri per il raggiungimento di 93 figura, però all’insù, verso 93.75), risulta fornire ancora gli stessi livelli. (Da ieri: “Usdjpy ha tenuto i livelli di supporto passanti per 93.20, fornendo una buona area di supporto tra 93.00 e 93.20 (punti precedenti e media a 100 oraria). La rottura dei primi supporti potrebbe portare a figura, mentre tentativi di superamento di 93.75 potrebbero riproporre nuovi massimi”.)

EUR/JPY
Buona discesa dell’euroyen, dopo la rottura rialzista di 127.00 vista ieri mattina, che però non ha portato agli aumenti di volatilità attesi, essendo intervenute le resistenze statiche date da punti precedenti individuabili su un grafico orario. Dopo la discesa però, il superamento di 125.90 ha dato il la a forti approfondimenti in grado di far recuperare eventuali stop loss (anche se la salita avrebbe potuto permettere il posizionamento di stop in pari, per chi fa l’intraday). Il livello raggiunto è stato di 124.50, ed ora ci troviamo sotto le due medie (a 21 e 100), che su un grafico orario hanno incrociato a ribasso. Possibile sfruttare l’area di congestione della notte per prendere rotture rialziste o ribassiste, tenendo conto che come sull’euro, oltre la parte alta del range individuato passano delle buone resistenze (date dalle medie e dai minimi dell’altro ieri a 126.00), che soltanto se superate di una ventina di punti potrebbero portare a movimenti di ripresa definitivi. Una rottura dei minimi potrebbe portare verso 123.85.

GBP/USD
Buona rottura rialzista del cable ieri mattina, che è andato a percorrere la strada pari all’altezza della congestione individuata, prima di effettuare un nuovo strappo rialzista che ha portato a consolidare sopra 1.5700. Difficile interpretare il quadro tecnico stamattina, buone soltanto delle vendite da poter valutare per un risk reward buono, tenendo conto che un ritorno sopra 1.5745, potrebbe portare a salite verso 1.5785, mentre una tenuta delle resistenze potrebbe riproporre i minimi di 1.5675, che se dovessero saltare potrebbero portare a 1.5640.

AUD/USD
Buona figura di congestione sotto l’area di resistenza passante tra 1.0350 e 1.0375, che ha formato un mix tra un rettangolo ed una bandiera ribassista che, una volta rotta a ribasso, ha portato ad estensioni fino a quasi 1.0250. Ci troviamo ora in corrispondenza della media a 21 periodi oraria, dove passano le resistenza statiche date dai minimi di ieri , che potrebbero fornire buone possibilità di acquisti di dollaro americano (per rivedere i massimi sull’australiano), tenendo conto che un ritorno sopra 1.0320 potrebbe girare lo scenario di breve fino a livelli di 1.0340/50.

Matteo Paganini
Senior DailyFX Analyst


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