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Morning adviser, BCE attesa volatilità

Pubblicato 07.03.2013, 08:37
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Dopo giornate di volatilità ristretta, ieri abbiamo assistito a diversi tentativi di rottura, che hanno mostrato caratteristiche differenti. Cerchiamo di inquadrarle, in attesa che la Banca Centrale Europea si riunisca oggi per decidere sui tassi di interesse.

Partiamo dal dollaro canadese questa volta, che dopo la decisione della BoC di mantenere i tassi all’1% è stato venduto in maniera importante, facendo salire il cambio fino ai massimi precedenti, senza tuttavia riuscire ad oltrepassarli.

Il fatto di essere molto legati agli Stati Uniti, che stanno vivendo un periodo di ripresa ma molto moderata, e di aver registrato una crescita difficoltosa, con un tasso di inflazione che nel breve termine dovrebbe rimanere comunque basso (in febbraio 0.5%) ha spinto il futuro governatore della BoE a mantenere il costo del denaro al livello precedente, pur lasciando trasparire la volontà di effettuare dei rialzi, ma nel futuro.

Questo è stato sufficiente a produrre una reazione di breve, che non è però andata ad intaccare gli equilibri sul cambio di medio periodo. Situazione diversa per la sterlina inglese, che ieri ha vissuto dei nuovi rally di vendita, segnalati bene dalla Speculative Sentiment Index, che hanno portato i prezzi a tentare lo sfondamento di 1.5000, fermandosi però sopra quell’1.4960 che rappresenta l’ultima speranza che si ha per non vedere il cable verso 1.4860 ed in estensione 1.4780.

Qui le vendite sono partite in corrispondenza di acquisti globali sul dollaro americano, che hanno interessato anche l’euro ed il dollaro australiano, e si sono intensificate durante la serata di ieri, dopo il Beige Book americano.

Si tratta di una debolezza intrinseca della valuta britannica, che ieri però non si è palesata in maniera solitaria, ma è stata spinta da flussi di capitali che, sulle lievi prese di profitto avvenute sulle borse americane, si sono riversati sul dollaro americano, partendo dalle commodity currencies, che avevano visto partire movimenti strutturali di breve periodo in reazione ai dati ed alle politiche monetarie annunciate (ci riferiamo ad Australia e Canada), fino ad allargarsi ad euro e sterlina, entrambi su livelli di medio periodo molto importanti, che non possono far escludere delle rotture a favore di dollaro, vista la gran quantità di stop presenti sotto i livelli chiave.

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Nel report che viene rilasciato 8 volte l’anno dalla Federal Reserve, apprendiamo che l’America si trova ancora all’interno di un quadro di debole ripresa, con soltanto due distretti (Boston e Chicago) che hanno visto un rallentamento.

La situazione occupazionale è lievemente migliorata, grazie alle politiche monetarie espansive, anche se cambiamenti sostanziali non se ne sono ancora visti anzi, potrebbero essere messi in pericolo dai tagli automatici alla spesa per 85 miliardi, che potrebbero pesare in maniera importante sui consumi privati.

Notizie dunque neutre per il dollaro americano, che continua a muoversi in base alle dinamiche di mercato. Veniamo ora all’euro e alla riunione della BCE che seguiremo in diretta nella nostra live trading room alle ore 14.25.

Le decisioni sono scontate visto lo stato dell’arte attuale, i tassi verranno lasciati all’attuale livello di 0.75% senza modifiche al corridoio. Sarà importante, come sempre, il tono della conferenza stampa.

Qualsiasi fattore che dovesse far pensare a potenziali tagli di tassi potrebbe impattare negativamente per l’euro, qualsiasi cosa che facesse pensare invece di poter escludere definitivamente un taglio o rimandare a dopo una data entro la quale sicuramente non avverrà, potrebbe ridare linfa alla moneta unica europea, e lì sarà interessante analizzare la reazione della valute citate qui sopra, per comprendere se potranno ricrearsi degli effetti correlativi da poter iniziare a curare per l’operatività.

EUR/USD
Dal punto di vista tecnico, la moneta unica europea non ha tentato rotture rialziste ieri, e non avendo bucato 1.3085 non ha generato alcun segnale long. Il ritorno sotto 1.3000 è stato invece propedeutico a vedere discese che non hanno superato quell’1.2960, stimato come livello che avrebbe potuto far divenire la rottura definitiva. Ora ci troviamo in area 1.3000, sotto la media mobile a 21 periodi oraria che insieme ai punti precedenti potrebbe fare da resistenza dinamica, offrendo buone possibilità dal punto di vista del risk reward per entrate corte alla ricerca dei minimi di ieri sera. Se dovessero essere superati prima delle 14.30, si potrebbe pensare a tentativi di discesa verso 1.2900, se invece lo fossero sulle parole di Draghi, attenzione ai rientri di volatilità (li seguiremo insieme appositamente). Un ritorno sopra 1.3015 potrebbe far rivedere 1.3035, e 1.3040 diventerà una buona resistenza, che fino a quando terrà, non permetterà alla moneta unica europea di risalire in maniera importante, con primo target su 1.3085 ed in estensione 1.3110.

USD/JPY
Buona la price action del UsdJpy, che dopo aver rotto a rialzo il canale ribassista che consideravamo come una potenziale bandiera rialzista ha raggiunto il primo livello di attrazione a 91.80, che ha poi lasciato spazio a salite che hanno superato 94.00 ed ora stiamo consolidando sulla resistenza che ha determinato la rottura definitiva di ieri, divenuta ora supporto. Le media impostate a rialzo e parallele, hanno aiutato nel cogliere il setup rialzista di ieri ed ora i prezzi si stanno appoggiando alla media a 21 oraria, che insieme ai livelli statici potrebbe fare da supporto dinamico. Soltanto un massimo inferiore a quello di ieri ed un superamento a ribasso di 93.75 possono far scendere le quotazioni, che vedono in 93.40 un buon punto di supporto. Dovessimo superare 94.10/15 potremmo assistere a nuovi massimi, in area 94.50.

EUR/JPY
EurJpy ancora congestionato, attenzione alla giornata di oggi in quanto se dovesse prodursi molta volatilità sull’EurUsd e sul UsdJpy potremmo vederne delle belle, per gli effetti moltiplicativi sulla volatilità che si avrebbero su questo cross. La congestione di cui parliamo si sta sviluppando tra 121.15 e 122.30, con quest’ultimo livello molto importante per lavorare su rotture rialziste importanti, con target in area 123.50, una volta superato anche 122.60 (buon livello di attrazione in caso di prima rottura). Se dovessero scendere i prezzi, attendiamo un superamento di 120.35 prima di ipotizzare una rottura definitiva. Quest’ultimo però rappresenta un buon target in caso di rottura del livello di 120.95.

GBP/USD
La congestione analizzata ieri mattina sul cable ha portato a rottura ribassiste oltre 1.5100, che ha poi funto da resistenza insieme alla media a 21 oraria per spingere i prezzi fin’oltre quell’1.5040 impostato come potenziale target. Ci troviamo ora sotto la media a 21 periodi oraria che potrebbe funzionare da resistenza dinamica di breve, in grado di riportare le quotazioni verso i minimi. Attenzione all’eventuale rottura dei livelli indicati sopra. Per assistere a risalite, l’area di 1.5025 può essere sfruttata per arrivi verso 1.5040. Solo una rottura di 1.5055 può determinare risalite.

AUD/USD
Buona la discesa dell’australiano verso il primo target di 1.0250 una volta che 1.0300 ha tenuto, come visto ieri. Siamo addirittura scesi sotto la media a 100 oraria, alla ricerca dei minimi precedenti che hanno contenuto il movimento. Ora siamo in congestione con una situazione tecnica non chiarissima. Possibile ipotizzare rotture rialziste o ribassiste di 1.0215 o di 1.0260, con proiezioni di target nell’ordine dei 40 punti.

Matteo Paganini
Senior DailyFX Analyst


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