E’ stato breve il periodo in cui Unicredit (MI:CRDI) ha cercato in tutti i modi di risalire la china (con qualche mossa strategica aziendale) ma è stata pura illusione; il titolo è tornato al centro delle vendite (nonostante i risultati degli stress test, anche se eravamo già a conoscenza che non sarebbero bastati per evitare nuovi affondi) ed in avvio di seduta Unicredit è già stato sospeso per eccesso di ribasso, nonostante la forte flessione fatta registrare ieri (-9.40%).
Si vocifera che il Ceo Mustier abbia avviato le trattative con le principali banche internazionali per organizzare un aumento di capitale da 7-8 miliardi di euro (in precedenza si parlava di 5 miliardi), ma che probabilmente ora non bastano per risollevare le sorti dell’istituto.
Dal 2007 ad oggi il titolo ha ceduto circa 96 punti percentuali (-92% dal 2000 ad oggi, un vero disastro; ci sarà un motivo? Non è storia recente, ma ciò sembra non bastare.
Se vogliamo prendere come riferimento gli aumenti di capitale di Banca Carige SpA (MI:CRGI) ed Banca Monte dei Paschi di Siena SpA (MI:BMPS)i, si spera che Unicredit non percorra gli stessi passi (performance%) altrimenti il successivo obiettivo sarà quello posizionato a 0.8000 euro.
Attenzione alle prossime speculazioni e fuochi di paglia; è probabile che assisteremo a nuove contromosse.
La violazione di 2.005 euro ha agevolato ulteriori affondi ed ora ci sono buone possibilità che i corsi possano andare a rivedere area 1.75 euro (1.70 euro prezzo min. storico) e successivamente, con chiusure di seduta sotto tale livello, fino in area 1.47 euro.
Primi segnali di ripresa giungeranno solo oltre quota 2,225 euro (in chiusura di seduta e con tenuta settimanale) preludio al test di 2,65 euro.
Ancora molto lontane le prime significative resistenze (area 3,62 euro) che, una volta abbattute, darebbero vita ad una reale inversione di tendenza.