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Greggio Brent sotto i 58 dollari, pesa il dollaro forte

Pubblicato 10.03.2015, 10:01
Futures del greggio Brent sotto i 58 dollari al minimo di 2 settimane
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Investing.com - I futures del greggio Brent scendono al minimo di oltre due settimane questo martedì, per via del dollaro forte che pesa sulle materie prime.

L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, ha toccato il massimo di undici anni di 98,18 questa mattina.

I contratti dei futures del greggio valutati in dollari tendono a scendere quando il biglietto verde si rafforza, dal momento che il greggio diventa più costoso per i titolari di altre valute.

La richiesta di dollaro continua ad essere supportata dall’ultimo report sull’occupazione statunitense che lascia sperare in un aumento dei tassi di interesse.

La Fed dovrebbe iniziare ad alzare i tassi intorno a metà anno ed i traders attendono la dichiarazione di politica monetaria, prevista per la prossima settimana, per cercare di capire se la banca sarà ancora paziente o meno in merito all’aumento dei tassi.

Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna ad aprile ha toccato il minimo intraday di 57,90 dollari al barile, un livello che non si registrava dal 19 febbraio, prima di attestarsi a 58,05 dollari negli scambi della mattinata europea, con un calo di 48 centesimi, o dello 0,83%.

Ieri, il prezzo del greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra è crollato di 1,20 dollari, o del 2,01%, a 58,53 dollari dal momento che i riflettori sono puntati sull’eccesso delle scorte globali.

Intanto, sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna ad aprile scende di 34 centesimi, o dello 0,67%, a 49,67 dollari al barile.

Ieri il greggio Nymex è salito di 39 centesimi, o dello 0,79%, ed ha chiuso a 50,00 dollari al barile dopo i dati del gruppo di ricerche di mercato Genscape che hanno mostrato un aumento minore del previsto al punto di consegna di Cushing, in Oklahoma, la scorsa settimana.

I traders attendono la pubblicazione dei dati settimanali sulle scorte statunitensi per valutare la forza della domanda da parte del principale consumatore mondiale di greggio.

L’American Petroleum Institute pubblicherà il report sulle scorte nel corso della giornata, mentre il report governativo di domani dovrebbe mostrare che le scorte di greggio sono aumentate di 4,2 milioni di barili nella settimana terminata il 6 marzo.

Le scorte di greggio statunitensi ammontano a 444,4 milioni di barili fino alla scorsa settimana, il massimo di quasi 80 anni, segnale che il calo dei prezzi non ha ancora influito sulla produzione.

L’agenzia di ricerche di settore Baker Hughes (NYSE:BHI) venerdì ha dichiarato che il numero degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti è diminuito di 63 unità la scorsa settimana, a 923, il minimo dal giugno 2011.

I traders hanno seguito da vicino la riduzione degli impianti di trivellazione negli ultimi mesi per cercare di capire se possa contribuire a ridurre l’eccesso di greggio sul mercato.

Negli ultimi mesi, il prezzo del greggio è crollato per via della decisione del’OPEC di non tagliare la produzione, mentre negli Stati Uniti si è registrata la produzione più alta degli ultimi tre decenni, causando un eccesso delle scorte globali.

Lo spread tra i contratti del greggio Brent e quelli WTI è di 8,38 dollari al barile, rispetto agli 8,53 dollari segnati alla chiusura di ieri.

Intanto, i dati ufficiali pubblicati questa mattina hanno mostrato che l’inflazione in Cina a febbraio è salita all’1,4%, al di sopra del previsto aumento dello 0,9% ed in salita rispetto allo 0,8% di gennaio.

Tuttavia, l’indice dei prezzi alla produzione è sceso più del previsto il mese scorso, segnando -4,8% e alimentando i timori per lo stato di salute della seconda economia mondiale.

La Cina è il secondo consumatore mondiale di greggio dopo gli Stati Uniti ed è stata il motore del rafforzamento della domanda.

I riflettori restano puntati sulle trattative tra i ministri delle finanze della Grecia e dell’Eurogruppo sulle proposte di riforme avanzate da Atene.

La Grecia avrebbe concesso agli esperti della Commissione Europea, della BCE e del Fondo Monetario Europeo di condurre ulteriori analisi sull’economia del paese già da domani.

Il mese scorso è stato raggiunto un accordo temporaneo tra Atene ed i suoi creditori, accordo che prevede l’estensione di quattro mesi del piano di salvataggio, ma la Grecia dovrà completare entro aprile la revisione del piano prima di poter avere ulteriori aiuti finanziari.

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