Investing.com - Non si ferma la corsa del prezzo dell’oro che supera quota 1.433 dollari l’oncia, toccando i massimi da sei anni, rafforzando così la sua identità di ‘bene rifugio’.
Il nuovo salto del prezzo della materia prima gialla arriva con il deprezzamento del dollaro, a cui le materie prime sono collegate, influenzato dalle crescenti attese del taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve per il mese di luglio.
A questo, si aggiunge l’aumentare delle incertezze geopolitiche mondiali, con il Presidente USA Donald Trump al centro dell’attenzione per la guerra dei dazi e per le tensioni in medioriente con l’Iran.
Il 28 e il 29 giugno si svolgerà il G20 a Osaka e Trump dovrebbe incontrare il Presidente cinese, Xi Jinping, per definire la bozza di un possibile accordo, anche se le aspettative di una ‘fumata bianca’ sono molto basse.
Dopo l’inserimento di nuove aziende cinesi nella blacklist degli Stati Uniti, infatti, non ci sono segnali di un possibile raffreddamento delle tensioni tra i due giganti mondiali.
Un ultimo sostegno al prezzo dell’oro è arrivato dalle tensioni Usa-Iran, dopo che Trump ha firmato un decreto per inasprire le sanzioni contro il paese mediorientale.
Secondo Trump, le sanzioni sono state decise a seguito dell’abbattimento del drone statunitense in Iran, dopo che il presidente statunitense aveva bloccato all’ultimo momento un attacco militare mentre arei e navi erano già pronti a colpire.
Le tensioni nell’area hanno portato anche ad una impennata del prezzo del greggio, che dai 51 dollari è arrivato all’attuale quota 57 dollari al barile.